RETROCESSIONE PER ASSENZE

Vorrei segnalare l’incongruità della norma che prevede la retrocessione di un livello per gli atleti che nel corso della stagione accumulino 5 o più assenze da partite ufficiali indipendentemente dalla ragione del loro mancato show up.
Porto il mio caso personale e chiudo con alcune considerazioni. Sono un 4/2 54enne siciliano con intensa attività professionale (sono un primario ospedaliero) che, ovviamente, gioca per il puro piacere di riuscire ancora a competere nonostante vari acciacchi che, purtroppo, insistono nell’accumularsi ogni anno di più.
Nel 2011 ho partecipato a 4 campionati a squadre e 25 tornei individuali tra Veterani e 3a o 4a categoria per un totale di 62 partite (27 vittorie e 35 sconfitte) riuscendo (faticosamente…) a “difendere” la classifica accumulando 270 punti. Nell’ambito del periodo di attività agonistica (8 mesi da marzo ad ottobre) ho raggiunto in auto sedi su 6/9 provincie siciliane (Agrigento, Palermo, Messina, Enna, Catania e Siracusa) distanti dalla mia sede di residenza anche 250Km (= 500Km per ogni accesso giornaliero, visto il mio lavoro che giustamente m’impone di tornare ogni giorno in ospedale) con un minimo di 30Km (=60Km A/R) ed una media superiore agli 80Km (=160Km A/R). Di sole iscrizioni per tale attività ho speso circa €500 e, pena divorzio e ritiro patente a vita, non provo neanche a calcolare il gasolio consumato andando quasi sempre ben oltre i limiti autostradali per raggiungere la sede delle varie partite (ma siamo nell’ordine delle migliaia di euro). Ebbene, in tutta la stagione ho perso per assenza 6 incontri di cui 2 (da effettuare nello stesso giorno: 2 tabelloni veterani contemporanei presso lo stesso circolo) per OVVI motivi di precedenza di un paziente di difficile gestione ricoverato presso il mio reparto; alle rimanenti 4 partite ho dovuto rinunciare dopo aver già giocato nel Torneo alcune partite per infortuni accumulati nella giornata precedente al mio ritiro (quasi sempre una fascite plantare che mi impediva perfino di camminare dopo una partita sul duro ma che non mi riusciva a demotivare al punto da non provare a giocare comunque!). Per tali ritiri ho presentato certificato medico o ho fatto constatare al GA il mio problema prima di allontanarmi dalla sede del Torneo. Scopro con sorpresa che le motivazioni del ritiro non sono previste e che al di sopra delle suddette 5 partite il declassamento è automatico comunque si accumulino le assenze. Nell’elenco delle classifiche appena pubblicato sono infatti classificato come 4/3 a fronte dei 270 punti ottenuti. Ritengo tale regola ingiusta per numerosi motivi, tra cui scelgo di commentare i seguenti:
1. tale regola non protegge l’andamento dei tornei perché gli infortunati comunque non potrebbero (dovrebbero!) giocare per loro tutela e per regolarità della sana competizione sportiva;
2. nessuno dovrebbe essere penalizzato perché sta male, specialmente nel contesto di uno sport amatoriale: tale regola è incostituzionale (ad es. nessun lavoratore può essere licenziato perché malato a meno che non abbia perso definitivamente l’idoneità al lavoro) e tra i tennisti professionisti non solo non si penalizza il ritiro per infortunio ma esistono addirittura regole per proteggere le classifiche degli infortunati (attualmente ne usufruiscono la Clijster e Soderling ed in passato Serena Williams e la Henin). La filosofia di base, quindi, è una considerazione favorevole, una protezione della condizione di infortunato, non quella della sua penalizzazione;
3. i soggetti più anziani come i Veterani sono necessariamente più a rischio infortuni, specie se praticano (come me) un’intensa attività sportiva ed è controintuitivo che perdano classifica per evenienze ahimè fisiologiche quando, invece, cercano ancora di competere con i più giovani. Nel mio caso, con 6 ritiri su 62 incontri (<10%) non si può pensare che ci si trovi di fronte ad un atleta poco affidabile, che prende il tennis competitivo (anche se amatoriale) in modo superficiale o che accampi scuse velleitarie per non fare partite scomode;
4. In altri sport come il Tennistavolo, sono stati addirittura fatti competere negli stessi tabelloni atleti paralimpici con atleti normodotati, creando perfino delle regole diverse per consentire loro di confrontarsi pariteticamente (es. la battuta non poteva essere troppo corta ma doveva uscire dal tavolo entro la prosecuzione delle linee laterali per consentire all’atleta con handicap di poter ribattere). Senza arrivare a tale garantismo (che nel contesto accennato aveva creato degli imbarazzi agli atleti meno forti e più giovani), anche il Tennis potrebbe per lo meno non penalizzare chi ha dei problemi fisici comprovati;
5. in uno sport amatoriale in cui le partite sono giocate quasi sempre nel corso della settimana lavorativa, è impensabile che la maggioranza dei giocatori (adulti che debbono sbarcare il lunario o con impegni familiari compositi ed a volte imprevedibili) non abbiano mai delle incombenze più importanti della partita di Torneo (che probabilmente preferirebbero comunque giocare ma non possono). Tale molto ovvia evenienza fa si che molti GA (specie quelli fatti in casa…) attribuiscano comunque un punteggio all’incontro, contribuendo così a falsare le classifiche di fine anno. Nel mio piccolo, ho assistito a classifiche di fine anno improvvisamente esplose in alto per giocatori che non risultava avessero vinto alcunché e mi è capitato di avvertire il fastidio profondo di un organizzatore di Torneo che mi chiedeva di dare comunque un punteggio ad un mio giovane avversario cui avevo dovuto lasciare una partita per infortunio alla mia ingenua risposta che non potevo dare una partita ad uno che non se l’era meritata sul campo;
6. al di fuori della logica penalizzante i singoli gli assenti, tale regola consente ai famosi “falsi 4a categoria”, quei bassi 3a che preferiscono mantenersi 4a perché vincono facile con i “veri” 4a (gli ex N.C.!) e godono nel vincere tornei con relativi piccoli premi e mini-fama locale, di avere un facile strumento di evitamento promozione, con ciò falsando lo spirito della 4a categoria che dovrebbe, almeno credo…, favorire l’avviamento allo sport dei giovani e consentire un sano agonismo senza esasperazioni ai vari “scarsi”, “ex-giovani”, “neofiti dell’ultima ora”, etc. cercando di farne “dei veri tennisti” (almeno nel loro immaginario!).

Concludo il lungo sproloquio con una considerazione: le motivazioni che portano un uomo nella sua sesta decade di vita a farsi battere da tosti tredicenni, forzuti falsi 4a categoria, sfacciati chiamatori-fuori di palle 1m-dentro et similia, spesso sono infantili (come tutti gli sportivi in fondo sono): puntare a mantenere una classifica assolutamente surreale nella sua relatività (sia essa 4/6 o 3/1, per noi che ce la siamo sudata è sempre motivo di orgoglio) forse come modo di sublimare le amarezze ineluttabili che la vita vera ci propone quotidianamente (ed il mio lavoro certo non me ne risparmia su base quotidiana…) o forse solamente sentirsi ancora vivi ed apprezzati per un valore “fisico” quando la nostra fisicità evapora ogni giorno senza ritorno. Pur sapendo che si sopravvive esattamente come prima anche da 4/3, la tentazione di cogliere l’occasione per uscire per sempre dall’agone del rettangolo rosso con una buona scusa sono alte. Spero che qualcuno anche della Commissione Classifiche voglia riflettere su questo mio tema.
Cordialità.
Luigi Grimaldi (CT Brolo)

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