Fantini Oro nel lancio del martello

Prima vittoria di sempre agli Europei all’aperto per una lanciatrice azzurra con 74,18 battendo la polacca primatista mondiale Wlodarczyk: è l’ottavo oro dell’Italia a Roma. Argento Tortu (20.41) nei 200 metri

Ancora due medaglie per l’Italia nella quarta serata degli Europei di Roma: sempre più ricco il bilancio con un totale di 17 volte sul podio (8-6-3) quando mancano due giornate alla fine. Nel martello festeggia l’oro Sara Fantini con 74,18 e oltre un metro di vantaggio sulla polacca primatista mondiale Anita Wlodarczyk, argento a 72,92, mentre il bronzo è della francese Rose Loga (72,68). Un successo storico, il primo di un’azzurra nei lanci femminili in una rassegna continentale all’aperto. Per la 26enne emiliana dei Carabinieri, dopo il bronzo di due anni fa a Monaco di Baviera, è il punto più alto di una carriera che l’ha già vista piazzarsi quarta e sesta negli ultimi  due Mondiali. La misura vincente arriva con il primato stagionale ottenuto nell’occasione più importante, tornando ad avvicinare il suo record italiano di 75,77 stabilito nel 2022, e al quarto turno della gara sorpassando le due avversarie che l’avevano provvisoriamente superata. Si conferma sul podio nei 200 metri Filippo Tortu, argento in 20.41 (+0.8) per salire un gradino rispetto al bronzo della scorsa edizione, anche se con il rammarico per non aver ripetuto il 20.14 della semifinale. Oro per lo svizzero Timothé Mumenthaler in 20.28 e bronzo all’altro elvetico William Reais (20.47), quinto Fausto Desalu con 20.59.

C’è il quinto posto nella finale dei 400 metri per Luca Sito con un’altra prova di grande spessore. Alla quarta gara in quattro giorni, il 21enne milanese corre in un eccellente 45.04 all’indomani del magnifico record italiano in 44.75 ma anche dopo il 45.12 della batteria e l’argento nella 4×400 mista. L’azzurro parte forte e prova a giocarsi le proprie carte, poi paga lo sforzo negli ultimi metri, ma è tra i migliori d’Europa. Strepitoso il belga Alexander Doom, già oro mondiale indoor in questa stagione, che trionfa in 44.15 ad appena otto centesimi dal record europeo davanti al britannico Charles Dobson sceso a 44.38, terzo l’olandese Liemarvin Bonevacia (44.88). Crono da favola anche tra le donne con la polacca Natalia Kaczmarek in 48.98, sesta di sempre a livello continentale (era da 28 anni che un’europea non correva in meno di 49 secondi) nel duello con l’irlandese Rhasidat Adeleke (49.07) e anche qui bronzo Olanda con Lieke Klaver (50.08). Nell’asta Elisa Molinarolo finisce sesta con 4,58 alla seconda prova, stessa misura superata al terzo tentativo da Roberta Bruni che è settima. Titolo alla svizzera Angelica Moser che salta 4,78 davanti all’argento della greca Katerina Stefanidi e al bronzo della britannica Molly Caudery, entrambe a 4,73. Gara coraggiosa per Osama Zoghlami nei 3000 siepi, in fuga all’inizio prima di chiudere ottavo con 8:21.09 mentre Yassin Bouih arriva 14esimo (8:27.29), doppietta francese con Alexis Miellet (8:14.01) e Djilali Bedrani (8:14.36) a precedere il tedesco Karl Bebendorf (8:14.41).

Nell’attesissima serata di martedì, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tocca al campione in carica Gianmarco Tamberi in finale dell’alto con gli altri azzurri Stefano Sottile e Manuel Lando, ma anche agli ostacolisti Alessandro Sibilio e Ayomide Folorunso (400 ostacoli), ai triplisti Emmanuel Ihemeje, Andrea Dallavalle e Tobia Bocchi, ai 10.000 con la regina dei 5000 Nadia Battocletti insieme a Anna Arnaudo, Federica Del Buono, Elisa Palmero e Valentina Gemetto, oltre alle ultime prove dei decatleti Dario Dester e Lorenzo Naidon. Definite le formazioni di tre delle quattro staffette azzurre per le batterie di martedì: 4×100 donne con Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni, Arianna De Masi; 4×400 donne con Ilaria Accame, Giancarla Trevisan, Rebecca Borga, Anna Polinari; 4×400 uomini con Brayan Lopez, Vladimir Aceti, Riccardo Meli, Edoardo Scotti. Per la 4×100 uomini la decisione sarà presa martedì mattina.

Martello donne (finale) – Sara Fantini è campionessa d’Europa e scrive la storia dell’atletica italiana. Nessun martellista italiano, uomo o donna, aveva mai vinto un oro tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei. Nessuna lanciatrice azzurra si era mai laureata campionessa continentale all’aperto. Un trionfo meritatissimo per la regolarità mostrata negli ultimi anni, non solo sul piano prestativo ma anche a livello di piazzamenti: quarta ai Mondiali 2022, bronzo agli Europei 2022, sesta ai Mondiali 2023. Una continuità mostrata anche all’Olimpico, con sei lanci oltre i 70 metri. A dare il titolo alla portacolori dei Carabinieri è il 74,18 del primato stagionale al quarto turno, per rispondere alle due avversarie che l’avevano appena fatta scendere dal primo posto. L’emiliana allenata da Marinella Vaccari era in testa grazie al 72,61 del terzo lancio fino al sorpasso provvisorio nel giro di pochi minuti della francese Rose Loga, poi bronzo con 72,68, e della polacca primatista del mondo Anita Wlodarczyk che si deve accontentare dell’argento con 72,92. L’oro di Sara, parmigiana che compirà 27 anni a settembre, è anche la felicità di una famiglia che ha i lanci nel dna: papà Corrado (“Cocco”) pesista azzurro, mamma Paola Iemmi giavellottista dopo aver praticato le prove multiple. “Una serata che non dimenticherò mai”, esordisce la campionessa europea nel commento all’ottavo oro azzurro di Roma 2024. “Sono veramente felice, i ‘grazie’ da dire sono tanti, a partire dal mio gruppo sportivo e dalla mia allenatrice, con cui abbiamo superato alcuni momenti difficili. È stata una gara bellissima perché in progressione: mi accade di rado, di solito lancio bene all’inizio poi non riesco a crescere durante la gara. Servirà tempo per realizzare cosa ho fatto: sono al settimo cielo”.

200 uomini (finale) – Ombre rosse su una gara attesissima dagli azzurri. Non si parla di film western, bensì dell’epilogo difficile da pronosticare della finale dei 200 metri: dopo 140 metri Filippo Tortu e Fausto Desalu (entrambi portacolori delle Fiamme Gialle) sono in lizza entrambi per medaglie pregiate, ma gli ultimi 30 metri vedono uscire a sorpresa dalla corsia nove l’outsider svizzero Timothé Mumenthaler, un bronzo europeo under 23 l’anno scorso e un personale da 20.35. L’elvetico supera Tortu portando il personale a 20.28 (+0.8), per il brianzolo c’è un argento che migliora il bronzo del 2022 e un crono da 20.41 che peggiora di 27 centesimi il riscontro della semifinale. Anche la terza posizione è rossocrociata con William Reais a 20.47, invece Fausto Desalu si indurisce nel finale e chiude in 20.59, superato anche da Erik Erlandsson (Svezia, 20.57). È il primo argento azzurro sui 200 metri maschili dopo due ori (entrambi di Pietro Mennea: proprio a Roma 1974 e a Praga 1978) e due bronzi (di Sergio Ottolina a Belgrado 1962 e dello stesso Filippo due anni fa in Baviera). Gli occhi al cielo di Tortu, vedendo alla propria destra una maglia rossa prima di lui sul traguardo, danno immediatamente la cifra emotiva di una medaglia che non lo esalta ma lo delude: “Mi sono contratto dopo 50 metri, poi mi sono un po’ incassato pagando quell’avvio tecnicamente imperfetto: il dispiacere è tantissimo, era una vittoria alla mia portata. La 4×100? È un obiettivo cui tengo tantissimo, ma prima di parlarne dovrò digerire questa finale”. “Ci ho messo tutto me stesso, se fossi stato sciolto nel finale mi sarei giocato il bronzo”, l’analisi di Desalu, che comunque migliora di una posizione la sesta piazza ottenuta a Berlino 2018 quando (nella finale continentale più veloce di sempre a livello di valori medi espressi) siglò il personale a 20.13.

400 uomini (finale) – “Luca, Luca, Luca”: lo stadio Olimpico acclama Luca Sito dopo la finale. Il neorecordman italiano è protagonista di una sfida per le medaglie, per la prima volta in carriera a livello individuale, affrontata con grande personalità e con un passaggio notevole a metà gara in 21.26. Dopo 300 metri il ventunenne del Cus Pro Patria Milano è ancora in testa, ma il rettilineo finale è terreno di caccia del belga Alexander Doom, campione del mondo in sala, oro in un 44.15 formidabile (record nazionale a otto centesimi dal primato d’Europa), e del britannico Charles Dobson, argento con il personale a 44.38. L’esperienza di Liemarvin Bonevacia porta l’olandese al bronzo a 44.88, l’altro belga Jonathan Sacoor è quarto (44.98), Sito quinto in un 45.04 comunque ancora vicinissimo a un “muro” che in Italia hanno abbattuto solo in due. “Gambe a pezzi, fatico a salire le scale – commenta Sito – forse sono passato un po’ forte, ma grazie al tifo sono arrivato fino in fondo. È un quinto posto che porterò con onore nella memoria. Era difficile dopo quattro 400 in quattro giorni correre forte, sono soddisfatto. Vedo molto bene la 4×400 maschile, puntiamo in alto. Questa per me è una grandissima stagione, grazie a tutto il mio team perché il record e la finale sono frutto di un lavoro di squadra”.

400 donne (finale) – Non ci sono azzurre, ma Roma celebra la più bella gara europea di questo secolo sul giro di pista. È un duello titanico sul rettilineo finale tra Natalia Kaczmarek e Rhasidat Adeleke: è la polacca a prevalere in uno strepitoso 48.98, sesto crono europeo di sempre, il migliore dal 1996 (dal 48.25 di Marie-José Pérec ad Atlanta) a oggi, ma è formidabile anche il 49.07 dell’irlandese. Finiscono lontane Lieke Klaver (Olanda) e la junior Lurdes Manuel (Repubblica Ceca), ma 50.08 e 50.52 sono due crono di valore. Applausi.

Asta donne (finale) – Due azzurre tra le prime otto nella finale europea. Elisa Molinarolo (Fiamme Oro) e Roberta Bruni (Carabinieri), dopo aver valicato 4,28 (con un errore iniziale per la reatina) e 4,43, superano 4,58 al secondo assalto (la veneta Elisa) e al terzo (Roberta) per il sesto e settimo posto. Si sale a 4,68, quota destinata a fare selezione: va a segno per prima l’esperta Katerina Stefanidi (Grecia), oro olimpico nel 2016, unica a riuscirci al primo tentativo; alla seconda prova ci riescono l’iridata indoor Molly Caudery (Gran Bretagna) e Angelica Moser (Svizzera). Roberta Bruni commette tre errori e chiude settima, mentre Elisa Molinarolo dopo due nulli si riserva un ultimo assalto a 4,73, misura che pareggerebbe il record italiano della compagna di squadra, ma senza successo. “Non sono lontana dalla medaglia, un po’ di rammarico c’è”, racconta Molinarolo, mentre Bruni esce soddisfatta per la combattività mostrata. Proprio 4,73 serve per salire sul podio: a vincere la partita a poker è la svizzera Moser che dopo un primo nullo a 4,73 si tiene due tentativi a 4,78 e con il primo piazza la misura che vale titolo d’Europa e record nazionale pareggiato; Stefanidi fa 4,73 alla prima ed è argento, Caudery ottiene la stessa quota alla seconda chance ed è bronzo.

3000 siepi uomini (finale) – Il coraggio di Osama Zoghlami infiamma l’Olimpico ma non paga. Il siciliano dell’Aeronautica, bronzo due anni fa, va in fuga dopo 600 metri: il suo ritmo è regolare, con passaggi da 2:47.7 ai 1000 e da 5:34.0 ai 2000, però l’azione non va in porto e l’ultimo giro vede lottare per le medaglie i francesi Alexis Miellet (personale a 8:14.01) e Djilali Bedrani (8:14.36), oro e argento, con i tedeschi Karl Bebendorf (8:14.41) e Frederik Ruppert (8:15.08) subito dietro. Zoghlami scivola in ottava posizione (8:21.09), Yassin Bouih (Fiamme Gialle) è 14esimo in 8:27.29.  “Sapevo che in volata non avrei avuto chance, Miellet ha 3:34.23 nei 1500 ed è molto più veloce di me allo sprint – analizza Osama – non vengo da un periodo facile, credo di aver fatto una bella gara”.

Decathlon (400) – Dario Dester tutto cuore nella prima serie: ne esce un 48.43 di ottima qualità che sarà l’ottavo complessivo del turno e che resta a sei decimi dal personale. Per Lorenzo Naidon arriva un discreto 50.70. Fioccano personali: Johannes Erm domina con 46.81, Sander Skotheim scende a 47.50 e Makenson Gletty si migliora ancora una volta (terzo personale su cinque gare) con 47.60. Il decathlon chiude il day 1 con Skotheim davanti con 4566 punti, 25 in più di Erm e 27 in più di Gletty, mentre Rooth è quarto a -110. Dario Dester passa al giro di boa dodicesimo a quota 4149 punti, dieci in più di Niklas Kaul che domani sarà chiamato a una formidabile rimonta per provare a difendere il titolo. “Sono molto stanco ma anche molto contento di essere tornato a questi livelli: dopo gli infortuni degli ultimi due anni ho pianto di gioia dopo i 100 metri”, l’emozionato racconto del cremonese. Naidon è 21esimo (3887).

200 donne (semifinali) – Dalia Kaddari (Fiamme Oro) nella prima semifinale (+0.5) corre una buona curva ma la sua azione perde efficacia nei 60 metri finali e chiude quinta in 22.98. Alle spalle di Daryll Neita (Gran Bretagna, 22,51), la 23enne sarda è superata anche dall’olandese Tasa Jiya (22.70), dalla francese Hélène Parisot (al personale di 22.73) e dalla greca Polyniki Emmanouilidou (22.84). “Sono un po’ arrabbiata, era una finale alla mia portata”, racconta l’azzurra. Irene Siragusa (Esercito) come in batteria trova in sorte la corsia due: al traguardo è sesta con 23.17 (+0.2) “distribuendo meglio lo sforzo ma pagando il turno del mattino” per dirla con le sue parole, nella volata vinta dalla norvegese Henriette Jaeger con 22.71. La terza semifinale va alla campionessa europea in carica Mujinga Kambundji (Svizzera) con 22.52 (+0.1) davanti al record svedese pareggiato da Julia Henriksson (22.82). Ultimo crono di ripescaggio 22.84, Kaddari undicesima, Siragusa quindicesima: domani la finale (ore 22.53).

Decathlon (alto) – La condizione dei due azzurri non è al massimo, per gli infortuni più o meno recenti, ma sulla pedana dell’alto arrivano buone misure per il loro curriculum: 1,99 per Lorenzo Naidon, un bel 2,02 acciuffato alla prima prova per Dario Dester. Il migliore è il norvegese Sander Skotheim che infila 2,11, 2,14 e poi (al terzo assalto) un eccellente 2,17 mentre il vincitore del Multistars Jente Hauttekeete (Belgio) supera 2,08, Makinson Gletty tiene botta con lo stagionale a 2,02, Markus Rooth e Johannes Erm saltano 1,99, Kaul e Mayer non vanno oltre 1,96. In classifica dopo due quinti di decathlon c’è Skotheim in vetta a +23 (3633 a 3610) su Gletty, con Dester 16esimo (3261) e Naidon 21esimo (3104).

Ufficio Stampa FIDAL