Era ‘lo Strano’, oggi è in top 100 ed è ‘quello famoso’ di Avola: auguri a Salvatore Caruso
Abbiamo contattato telefonicamente Salvatore Caruso, che con Marco Cecchinato forma la miglior coppia di tennisti siciliani dai tempi di Alessio di Mauro (ex n.68 ATP). In questo periodo ‘Sabbo’ sta svolgendo la preparazione invernale a Siracusa e oggi compie 28 anni. Abbiamo deciso di fargli un piccolo regalo, lo stesso fatto a Giulio Zeppieri per il compimento dei 19 anni: un’intervista da pubblicare il giorno del suo compleanno.
Oltre a Caruso, oggi c’è anche il redivivo Paolo Lorenzi a festeggiare i suoi 39 anni. A lui abbiamo consegnato il regalo con qualche giorno d’anticipo, e lo ringraziamo ancora per la disponibilità. Caruso è stato protagonista di un’ottima seconda parte di 2020: qualificazioni superate a Cincinnati/New York, terzo turno allo US Open, finale raggiunta al challenger di Parma (battuto solo da Tiafoe) e quarti a Sofia, il torneo vinto da Sinner, nel quale – con un pizzico di rammarico – Caruso è stato sconfitto da Gasquet.
Questo è quello che ci ha raccontato.
Buongiorno Salvo, innanzitutto grazie del tuo tempo.
Figurati, è sempre un piacere parlare con Ubitennis.
Lo spostamento dell’Australian Open a febbraio ti ha creato problemi?
Un po’ sì, ma non posso fare altro che adeguarmi. Intanto continuo ad allenarmi qui a Siracusa, con un clima che ricorda un po’ l’Australia (ride, ndr).
Non dirmi che siete ancora in maniche corte?
Effettivamente sì, anche se questa settimana la temperatura si è un po’ abbassata ed è scesa sotto i 20 gradi.
Va bene, lo dici per farci invidia. In gennaio cercherai di riprogrammare il tuo calendario?
Potrei anche, ma sinceramente non credo che riescano ad organizzare qualcosa nel periodo che era stato riservato all’Australian Open. (sembra invece che un paio di tornei a gennaio si giocheranno, ndr).
Il 15 dicembre è il tuo compleanno, lo stesso giorno in cui lo festeggia anche Paolo Lorenzi. Un’incredibile coincidenza visto che molti pensano tu sia il suo erede naturale.
Io sarei felice anche solo di avvicinarmi a quello che ha fatto Paolo che, prima di tutto, è una persona splendida. Poi come non prenderlo ad esempio? È l’atleta che ha dimostrato che alla lunga il lavoro paga sempre e che il talento da solo non basta.
Siete nati lo stesso giorno, avete avuto carriere simili, ma siete in realtà molto diversi. Lui così giramondo, tu profondamente legato alle tue radici.
Sì, hai ragione, io sono molto (e lo ripete tre volte, ndr) attaccato alla mia terra. Sono stato anche fortunato perché il mio allenatore (Paolo Cannova) e il mio preparatore atletico (Pino Maiori) sono di qui. Se si fossero trasferiti altrove, magari all’estero, li avrei seguiti a occhi chiusi. Per fortuna non è successo.
All’estero ti sarebbe toccato cercare un ristorante siciliano, immagino.
O avrei aperto una pasticceria in cui avrei preparato personalmente i cannoli siciliani (ride, ndr).
Ti piace cucinare?
Adesso non esageriamo. Mia madre cucina troppo bene e non voglio entrare in una competizione senza speranza. Questo ovviamente mi complica la vita quando sono in viaggio (ride, ndr).
A proposito dell’attaccamento al territorio so del tuo nuovo sponsor, lo Zafran Hotel di Donnalucata.
Vero, ci ha messo in contatto un amico comune. L’hotel è un hotel boutique, un piccolo gioiello affacciato sul mare con appena 11 camere, una vista unica, un ottimo ristorante e il direttore Santo Gambuzza, guarda caso originario di Avola, è un grande appassionato di tennis. Così si sono create le condizioni perché io possa dare un piccolo contributo a promuovere la mia terra.
Quando eri ragazzino ti chiamavano ‘Salvo lo strano’. I tuoi amici non si capacitavano del fatto che tu non giocassi a pallone come tutti.
Lo dicevano con affetto e comunque a me piaceva essere quello un po’ diverso.
E adesso sei anche ‘quello famoso’.
Avola è un paese di 32.000 abitanti per cui ci conosciamo tutti e la gente partecipa di cuore alle mie vicende. Anzi, visto che io sono spesso via, più che altro fermano mio padre per fargli i complimenti, chiedergli notizie.
Tuo padre non era convintissimo della tua carriera tennistica.
Sai, mio padre gestisce un negozio di biancheria per la casa da ormai tre generazioni e forse avrebbe avuto piacere che io e i miei fratelli continuassimo nella tradizione. Ma lui e mia madre non ci hanno mai forzati in questo senso.
Cosa fanno i tuoi fratelli?
Mio fratello Antonio gioca a tennis, ha 21 anni e sta muovendo i primi passi nel professionismo. Mia sorella insegna italiano e latino a Milano, dopo aver lavorato diversi anni alla Scala come aiuto regista.
La tua carriera è cresciuta in maniera molto graduale, senza il grafico altalenante che ha contraddistinto molti tuoi colleghi. Ogni anno hai aggiunto un mattoncino con la pazienza della formichina (chiuderà il 2020 da numero 76 del mondo, ndr).
Verissimo, cerco di migliorare un po’ ogni anno e soprattutto di non disperdere nel tempo i progressi fatti. Questo si riflette direttamente sulla classifica. Quest’anno sarà la decima preparazione invernale che affronto e ogni volta sono più motivato della precedente.
Paolo Cannova nel corso degli anni ha insistito molto perché tu cominciassi a giocare sul cemento e, di conseguenza, a lavorare sul servizio.
Nel 2013 quando ho affrontato i primi Challenger americani mi sono completamente affidato a lui. Fu una grande intuizione: migliorando nel servizio sarei migliorato anche in tutti gli altri aspetti del gioco. Era un investimento a lungo termine di cui adesso stiamo raccogliendo i frutti. In fin dei conti la maggior parte della stagione si gioca sul cemento o comunque sul veloce e non ha molto senso limitarsi alla terra battuta.
Quando non giochi cosa ti piace fare?
Quando sono a casa mi piace godermi la famiglia e ovviamente vedo gli amici. Siamo cresciuti assieme e per loro non sono il Salvatore Caruso che si vede in TV, ma solo Salvo.
Musica, Netflix?
La musica non la seguo particolarmente, Netflix invece mi è utilissimo quando sono in giro per tornei. Mi piacciono soprattutto le serie TV, in questo momento sto guardando ‘Le regole del delitto perfetto’. Il sistema legale americano mi intriga molto.
Allora avrai visto ‘Suits’.
Ovviamente sì, anche se per me il capolavoro è senz’altro ‘Prison Break’, la prima serie TV che ho visto. Per me quella è ‘LA SERIE’.
Con l’inglese come te la cavi?
Molto bene, lo parlo tranquillamente. Anzi, diverse cose le guardo in lingua originale.
Che rapporto hai con i social?
Di mio non sarei molto attivo ma mi rendo conto che le persone sono molto interessate a sapere di più della mia vita e allora cerco di accontentarle.
Prima degli incontri hai dei riti particolari?
Se in un torneo mi accorgo di un gesto che mi ha portato bene, cerco di ripeterlo. Ma questa piccola superstizione scade alla fine del torneo stesso, dura al massimo una settimana.
Hai amici nel circuito?
Chiaramente con gli italiani ho un rapporto più immediato, in particolare con Alessandro Giannessi e Federico Gaio, anche se ultimamente non riesco a vederli troppo spesso. Di recente si è creata una bella amicizia anche con Alejandro Davidovich Fokina, ottima persona.
Quando sei in viaggio riesci a fare del turismo?
Partiamo dal presupposto che sono uno molto pigro per cui mi capita che nei giorni off me ne stia a riposare in hotel. Se però mi trovo in una grande città cerco di sforzarmi.
La mia opinione è che per te sia quasi più facile giocare in top 100 che affrontare la giungla dei Challenger.
Hai ragione, contro un giocatore forte la mia motivazione è più alta e tra i top 100 può anche capitare di incontrare un avversario in quel momento poco motivato. A livello Challenger questo non succede mai, sono tutti perennemente affamati. Certo quando giochi con un avversario di prima fascia devi avere il giusto livello per competere. Se no, motivato o meno, ti rulla.
A proposito di gente forte, nel 2013 ti sei allenato tre giorni a Zurigo con Federer.
Con Roger sono stati tre giorni incredibili. Oggi forse avrei un approccio diverso ma allora ero davvero molto emozionato. Lui comunque è un signore dentro e fuori dal campo. Appena mi vede mi dice: ‘Grazie di essere venuto’. Ma davvero? Il più grande che mi ringrazia? Da non credere.
Però ti ha fregato una racchetta.
L’ultimo giorno, quando ormai eravamo entrati un po’ più in confidenza, io me ne vado al bar del Circolo e quando torno non trovo più la mia racchetta. Roger rideva sotto i baffi.
Com’è finita?
È finita che adesso Federer ha un souvenir in più a casa sua (ride, ndr).
Poi hai giocato due volte contro Djokovic.
Nel 2019 sul centrale del Roland Garros incontrai Nole al terzo turno (dopo aver battuto Jaume Munar e Gilles Simon, ndr). Purtroppo vissi quella partita come una specie di premio per il bel torneo fatto, senza credere davvero di poter competere. Quest’anno a Roma sono invece entrato in campo per vincere. Forse è stata la miglior partita da me mai giocata e il punteggio 6-3 6-2 è stato fin troppo severo, come lo stesso Nole ha ammesso.
Cosa mi dici di Sinner e Musetti?
Con Sinner quest’anno ho vinto nelle qualificazioni di Cincinnati (partita giocata a New York, ndr). Lui ha un modo molto freddo di affrontare le partite mentre Musetti è probabilmente più emotivo. Poi è ovvio che Lorenzo ha una mano incredibile, ma il talento di Sinner nel gestire le proprie emozioni è unico. Alla sua età, su determinati palcoscenici a me sarebbero tremate le gambe.
E Alcaraz? Ha vinto tre Challenger in rapida sequenza ma personalmente non mi convince tanto.
Lui ha un altro tipo di talento. È molto rapido, ti prende il tempo. Sono però convinto anch’io che i nostri due ragazzi abbiano più margini di crescita.
Il tuo rapporto con i soldi?
I soldi vanno rispettati perché i miei genitori mi hanno insegnato questo, soprattutto quando ti sono costati tanti sacrifici. Ritengo però che siano un mezzo e non un fine. Per cui non è che, arrivato al n.70 del mondo, smetto di investire sulla mia persona. Anzi, adesso non solo posso portare nei tornei Paolo Cannova e Pino Maiori, ma anche permettermi un fisioterapista (Niccolò), un osteopata (Matteo), un biologo dello sport (Michele) e una psicologa (la dott.ssa Monica Bazzano).
Segui altri sport?
Sono malato di Moto GP!
Il tuo pilota preferito?
Valentino, non ci sono dubbi. E ti confesso che sono preoccupato pensando al suo imminente ritiro. In realtà sto già iniziando a diminuire le dosi di Moto GP e a dedicarmi più intensamente alla Formula 1.
E il ciclismo? Dalla Sicilia viene il tuo quasi omonimo Damiano Caruso, ottimo atleta professionista e vincitore di tappe al Tour e alla Vuelta.
Lo conosco bene, abbiamo lo stesso nutrizionista. E non mi dispiace guardare un po’ di ciclismo in TV, anche se dovrei chiedere a Damiano di spiegarmi alcune cose. Talvolta le tattiche di gara mi risultano un po’ oscure.
Grazie Salvo, ti ringrazio del tuo tempo e ti faccio tanti auguri di buon compleanno e di Buone Feste.
Ricambio di cuore gli auguri e vi ringrazio per l’attenzione.