Uno contro tutti: altri due anni di duopolio Federer-Nadal
Chiuso con una certa mestizia il 2008, il n°1 del mondo Rafael Nadal sceglie Doha per verificare la sua condizione in vista del primo Slam stagionale ma le indicazioni non sono delle migliori. Dopo due successi piuttosto agevoli, nei quarti lo spagnolo cede con un doppio 6-4 al francese Gael Monfils. Con l’obiettivo di andarsi a prendere il primo Slam in carriera sul duro, il maiorchino arriva a Melbourne da primo favorito e, fino alle semifinali, fa percorso netto: quindici set a zero. Qui, però, sembra che il connazionale Fernando Verdasco possa interromperne il cammino e lo trascina al quinto set, dove ha l’opportunità di brekkarlo; fallita quella, dopo oltre cinque ore di gioco “Nando” si consegna al rivale e perde quella che sarà la sua più grossa occasione in carriera di battere il primo giocatore del mondo.
Nella sua corsa verso la finale, anche Federer ha avuto un turno terribile (contro Berdych, negli ottavi) ma è risalito da 0-2 e successivamente ha travolto sia Del Potro che Roddick; per questo – e per la stanchezza accumulata da Rafa – allo svizzero vengono accreditate possibilità di successo che gli ultimi H2H parrebbero smentire. In effetti, dopo aver perso primo e terzo set sul filo di lana e aver dominato il secondo e il quarto, all’inizio dell’ultimo parziale il match sembra indirizzato verso la Svizzera. Invece Federer cala vistosamente e Nadal passeggia, chiudendo 6-2.
Una sola settimana di pausa e il numero 1 è di nuovo in campo a Rotterdam dove soffre con Bolelli, Dimitrov e Tsonga e deve arrendersi nell’ultimo atto al britannico Murray, che gli rifila addirittura un 6-0 nel terzo set. Archiviato in scioltezza il primo turno di Coppa Davis sulla terra amica di Benidorm (con due nettissimi successi su Tipsarevic e Djokovic), sono due argentini a mettere i bastoni tra le ruote a Nadal nel “Double-Sunshine”: a Indian Wells il leader del ranking deve annullare ben cinque match-points a Nalbandian negli ottavi prima di proseguire la sua marcia vittoriosa che terminerà con la facile vittoria su Murray in finale mentre a Miami si ferma nei quarti al cospetto di Juan Martin del Potro.
Con le pile opportunamente ricaricate, Nadal intraprende la sua solita campagna “rossa” e in tre tappe (Monte Carlo, Barcellona e Roma) perde la miseria di un set. Sulla terra, lo spagnolo sembra imbattibile e così anche nella nuovissima Caja Magica (dove il Mutua Madrid Open si è spostato rilevando Amburgo) Nadal gode dei favori del pronostico. L’altura della capitale, però, velocizza il gioco e attenua in parte il dominio dello spagnolo, che infatti in semifinale deve lottare per oltre quattro ore e annullare tre palle-match prima di battere il serbo Djokovic. Il giorno dopo, contro un Federer perfettamente a suo agio sul centrale intitolato a Manolo Santana, Nadal si arrende in due partite. Di per sé, il ko non sembra avere particolari risvolti ma all’orizzonte, in lontananza, nubi cariche di cattivi presagi e di umidità stanno avanzando verso il Roland Garros.
Quando scende in campo, il 31 maggio, per affrontare Robin Soderling (tanto per avere un’idea, da lui battuto poche settimane prima a Roma per 6-1 6-0) negli ottavi, Nadal ha un record immacolato nello Slam parigino: 31 incontri e 31 vittorie, con appena 7 sets ceduti in tutto, mai più di uno a partita. Il mancino di Manacor è campione in carica del torneo da quattro anni e punta alla cinquina consecutiva, primato che lo distinguerebbe anche da Borg. Forse è una coincidenza – o forse no – che sia proprio uno svedese a compiere l’impresa ma quel pomeriggio Soderling mulina il suo dritto devastante e chiude in suo favore in quattro set quella che, per molti, è la più grande sorpresa tennistica dell’Era Open.
Con Nadal fuori dai giochi, Federer ha la grande occasione di completare il Career Grand Slam conquistando finalmente lo Slam nel quale, nelle ultime quattro stagioni, è sempre stato bocciato dallo spagnolo ma il peso della responsabilità rischia di schiacciarlo sia con Haas che con Del Potro; superati entrambi gli ostacoli al quinto set, lo svizzero batte proprio Soderling in finale e il 6 luglio, dopo essersi reimpossessato del trono di Wimbledon regolando Roddick in finale, torna in vetta al ranking mondiale.
La prima settimana da re ritornante non è delle più fortunate per Federer, sconfitto a Montreal da Tsonga nei quarti, ma l’elvetico si rifà immediatamente incamerando il Masters 1000 di Cincinnati e volando a New York per allungare a sei la striscia di titoli consecutivi agli US Open. Sono i cosiddetti “Fab Four” a dividersi l’intero pronostico nell’ultimo major stagionale ma tra i quattro litiganti spunta Juan Martin del Potro, che annienta in semifinale Nadal e recupera una situazione di svantaggio a Federer in finale prima di chiudere 6-2 al quinto set. Il n°1 del mondo si consola dichiarando che è stata comunque una stagione memorabile, arricchita dal matrimonio con Mirka e dalla nascita delle due gemelle, ma a posteriori si renderà conto di aver sprecato una grande occasione.
Il finale di stagione dello svizzero non è dei più confortanti. Dopo aver battuto agevolmente Starace e Bolelli nello spareggio di Coppa Davis, Federer perde la finale di Basilea contro Djokovic e viene eliminato al debutto nel 1000 di Bercy da Julien Benneteau, un francese che chiuderà la carriera con un best-ranking di n°25 e – soprattutto – con il tutt’altro che invidiabile record di dieci finali perse su dieci nel circuito ATP. Dal canto suo, Federer vorrebbe chiudere al meglio la stagione della rinascita ben figurando nelle ATP Finals che si disputano per la prima volta nell’avveniristica O2 Arena di Londra ma, dopo aver superato il round-robin perdendo da Del Potro a qualificazione avvenuta, in semifinale si fa superare per la prima volta in carriera da Nikolay Davydenko, contro il quale aveva prevalso nei dodici confronti diretti precedenti. Il russo legittimerà l’impresa andando a conquistare il titolo mentre il n°1 del mondo si riposerà in vista di un 2010 in cui dovrà difendere la leadership dall’attacco dei tre che lo seguono in classifica, ovvero Nadal, Djokovic e Murray.
Se il buongiorno si vede dal mattino, l’anno nuovo promette carbone per il leader della classifica ATP. A Doha, Federer perde nuovamente con Davydenko (in semifinale) e la sconfitta lo proietta a Melbourne con qualche ombra. La percezione, peraltro, è piuttosto falsa in quanto il russo sta giocando forse il miglior tennis della sua carriera e l’etichetta di “miglior tennista di sempre tra quelli che non hanno mai giocato una finale Slam” è probabilmente più che meritata. Infatti, agli Australian Open Federer arriva con ben altra intensità e saranno due russi – Andreev al debutto e lo stesso Nikolay nei quarti – i soli a strappargli un set e metterlo in difficoltà. In finale – la diciottesima negli ultimi diciannove Slam, primato probabilmente ineguagliabile – Roger regola Murray in tre set e regala la sensazione che il suo trono sia inattaccabile. Niente di più falso.
L’accoppiata americana di 1000 tra la California e la Florida ha in serbo due bocconi amari per Federer. Sia a Indian Wells (Baghdatis) che a Miami (Berdych) perde di misura dopo aver sprecato match-points e nei tre tornei di preparazione al Roland Garros incappa in altrettante dolorose sconfitte. A Roma esce subito per mano di Gulbis e in Portogallo, a Estoril, a sbarrargli la strada in semifinale è Albert Montanes. A dispetto del pessimo record nei confronti dei Top-10 (a fine carriera avrà un bilancio negativo di 6 vinte e 37 perse), l’iberico ha fondato la sua carriera sulla terra rossa giocandovi il 73% dei suoi incontri nel circuito maggiore e collezionando ben 11 finali, di cui 6 vinte.
A Madrid, dove difende il titolo conquistato l’anno precedente, Federer ritrova in finale Nadal ma questa volta è lo spagnolo ad imporsi in due set. Come spesso gli è accaduto, Nadal ha ritrovato sulla terra le sue migliri sensazioni e ha infilato i tre Masters 1000 (Monte Carlo e Roma, prima di Madrid) perdendo in tutto un paio di set. Per chiudere lo “Slam rosso” gli basta, si fa per dire, tornare campione al Roland Garros e lo fa nel modo meno equivocabile, ovvero chiudendo le due settimane parigine senza cedere set ai malcapitati avversari che stanno dall’altra parte della barricata. Scusate, della rete. Come l’anno prima – ma invertendo l’ordine dei risultati – il trade-union tra i primi due tennisti del mondo è lo svedese Soderling; questa volta Robin elimina Federer nei quarti e perde con Rafa in finale. Il giorno dopo, 7 giugno, Nadal è nuovamente il padrone delle ferriere; da quando è stato istituito il ranking mondiale, è l’ottantottesimo avvicendamento al vertice dell’ATP.
Tanto per cambiare, l’investitura a “migliore della classe” predispone alla sconfitta e Nadal non si sottrae ad una regola che è già successa 45 volte (ovvero di perdere nel primo torneo disputato dopo essere diventati numeri uno) dal 1973. Al Queen’s il connazionale Feliciano Lopez sfrutta la velocità dell’erba e lo batte in due set ma Rafa non si demoralizza e a Wimbledon – nonostante due incontri molto complicati nella prima settimana e risolti al quinto set contro Haase e Petzschner – si riscatta bissando la vittoria del 2008 battendo in finale il ceco Berdych. L’estate sul duro americano è ostica nei confronti del leader, sconfitto sia a Toronto (da Murray) che a Cincinnati, vittima del cipriota Baghdatis. Tuttavia, quando torna a respirare aria di major, Nadal si veste di nero e mette a segno il terzo sigillo consecutivo dominando gli US Open, nei quali perde un solo set in finale contro Djokovic e chiude finalmente il cerchio del Career Grand Slam.
Nelle tre tappe orientali di avvicinamento alle ATP Finals, il numero 1 del mondo perde inaspettatamente a Bangkok (sconfitto dal connazionale Garcia-Lopez) e a Shanghai, dove ha la peggio con il mancino austriaco Jurgen Melzer, ma fa suo il torneo di Tokyo salvando due match-points in semifinale contro Troicki prima di regolare Monfils nell’atto conclusivo. Adesso, per mettere il sigillo a una stagione memorabile, manca solo l’ultima perla, quelle ATP Finals (o Masters, che dir si voglia) che Rafa non ha mai vinto. Alla O2 Arena di Londra gli avversari sono sempre i soliti e Nadal conquista le semifinali vincendo il suo gruppo; qui, contro Murray, si fa annullare un match-points e nel tie-break decisivo è sotto 1-4 ma reagisce e si guadagna la finale contro Federer.
Lo svizzero ha passeggiato nel girone e ha lasciato appena cinque giochi a Djokovic in semifinale ma con Nadal è sotto 7-14 negli head-to-head; in questo torneo, però, lo svizzero si è imposto all’iberico nelle due occasioni in cui si sono affrontati. E questa è la terza, in cui Nadal riesce a far suo il set centrale ma crolla nel terzo, perso 6-1. In fondo è una sconfitta che ci può stare, viste le condizioni favorevoli a Federer, e il duello viene rimandato alla stagione successiva. Il 2011 partirà con Nadal che ha quasi 3.500 punti in più di Federer (12.450 contro 9.145) e tutti gli altri staccatissimi. Da queste cifre, non si può pensare ad altro che quella che ci attende è una stagione in cui il loro duello monopolizzerà l’interesse e la classifica. Niente di più sbagliato. Nella prossima puntata vedremo il perché.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – VENTIDUESIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
2009 | NADAL, RAFAEL | MONFILS, GAEL | 46 46 | DOHA | H |
2009 | NADAL, RAFAEL | MURRAY, ANDY | 36 64 06 | ROTTERDAM | H |
2009 | NADAL, RAFAEL | DEL POTRO, JUAN MARTIN |
46 63 67 | MIAMI | H |
2009 | NADAL, RAFAEL | FEDERER, ROGER | 46 46 | MADRID | C |
2009 | NADAL, RAFAEL | SODERLING, ROBIN | 26 76 46 67 | ROLAND GARROS | C |
2009 | FEDERER, ROGER | TSONGA, JO-WILFRIED | 67 61 67 | CANADA OPEN | H |
2009 | FEDERER, ROGER | DEL POTRO, JUAN MARTIN |
63 67 64 67 26 | US OPEN | H |
2009 | FEDERER, ROGER | DJOKOVIC, NOVAK | 46 64 26 | BASILEA | H |
2009 | FEDERER, ROGER | BENNETEAU, JULIEN | 63 67 46 | PARIGI BERCY | H |
2009 | FEDERER, ROGER | DEL POTRO, JUAN MARTIN |
26 76 36 | MASTERS | H |
2009 | FEDERER, ROGER | DAVYDENKO, NIKOLAY | 26 64 57 | MASTERS | H |
2010 | FEDERER, ROGER | DAVYDENKO, NIKOLAY | 46 46 | DOHA | H |
2010 | FEDERER, ROGER | BAGHDATIS, MARCOS | 75 57 67 | INDIAN WELLS | H |
2010 | FEDERER, ROGER | BERDYCH, TOMAS | 46 76 67 | MIAMI | H |
2010 | FEDERER, ROGER | GULBIS, ERNESTS | 62 16 57 | ROMA | C |
2010 | FEDERER, ROGER | MONTANES, ALBERT | 26 67 | ESTORIL | C |
2010 | FEDERER, ROGER | NADAL, RAFAEL | 46 67 | MADRID | C |
2010 | FEDERER, ROGER | SODERLING, ROBIN | 63 36 57 46 | ROLAND GARROS | C |
2010 | NADAL, RAFAEL | LOPEZ, FELICIANO | 67 46 | QUEEN’S | G |
2010 | NADAL, RAFAEL | MURRAY, ANDY | 36 46 | CANADA OPEN | H |
2010 | NADAL, RAFAEL | BAGHDATIS, MARCOS | 46 64 46 | CINCINNATI | H |
2010 | NADAL, RAFAEL | GARCIA-LOPEZ, GUILLERMO |
62 67 36 | BANGKOK | H |
2010 | NADAL, RAFAEL | MELZER, JURGEN | 16 63 36 | SHANGHAI | H |
2010 | NADAL, RAFAEL | FEDERER, ROGER | 36 63 16 | MASTERS | H |
- Nastase e Newcombe
- Connors
- Borg e ancora Connors
- Bjorn Borg
- Da Borg a McEnroe
- Ivan Lendl
- McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
- Le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
- Mats Wilander
- Lendl al tramonto e l’ultima semifinale a Wimbledon
- La prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
- Sale sul trono Jim Courier
- Il biennio 1993-1994, da Jim Courier a Pete Sampras
- Agassi e Muster interrompono il dominio di Sampras
- La seconda parte del regno di Sampras, Rios re senza corona
- Moya, Rafter, Kafelnikov e Agassi nell’ultima fase del regno di Sampras
- Le 9 settimane di Marat Safin, le 43 di Guga Kuerten
- L’esplosione precoce di Lleyton Hewitt, gli ultimi fuochi di Agassi
- E alla fine arriva Federer
- 2006-07, il dominio di Federer con il ‘tarlo’ Nadal
- Lo storico sorpasso di Nadal su Federer nel 2008