Il tennis tira la cinghia in tempi di Covid, ma forse il challenger di Marbella ha esagerato

Il 2020 continua a essere un anno non facile per giocare a tennis. Certo, va anche peggio per cose molto più importanti, ma, almeno qui, possiamo limitarci a parlare dello sport che amiamo. Se chi gioca per divertirsi deve fare i conti con un altro mese di stop (sempre che il clima non consenta di giocare all’aperto), la stagione con il buco in mezzo non è stata affatto clemente con i professionisti della racchetta, oltre che, naturalmente, con tutti quelli che traggono dai tour una fonte di reddito più o meno diretta.

Solo per fare un esempio, il 40% del personale di Tennis Canada ha perso il lavoro perché non è stato possibile organizzare la Rogers Cup. Senza contare le ricadute su un sistema che stava sfornando tennisti anche di altissimo livello, da Bianca Andreescu a Denis Shapovalov. Ecco quindi spiegati gli enormi sforzi per riuscire a organizzare eventi le cui probabilità di disputa sembravano quasi risibili, primo fra tutti lo US Open, con annesso il Masters 1000 di “Cincinnati” in una perfetta applicazione del concetto di economia di scopo, ma anche l’autunno europeo su terra battuta.

Anche dove si è riusciti a giocare, il pubblico si è rivelato un fattore determinante. O, più precisamente, l’assenza di pubblico o il numero estremamente ridotto di appassionati sugli spalti. Il Roland Garros ne è uscito complessivamente bene (24 milionilordi di utili) nonostante i mille spettatori al giorno rispetto agli oltre 34.000 giornalieri della passata edizione, sempre ricordando che si tratta di uno Slam, quindi con cifre relative ai diritti televisivi nemmeno paragonabili con quelle dei tornei minori. Un effetto diretto del minore introito generato dalla vendita dei biglietti e di tutte le attività collegate alla presenza degli appassionati si è senza dubbio registrato sui montepremi, nonostante si sia riusciti a non penalizzare i giocatori di fascia più bassa.

Il Western&Southern Open di passaggio a New York ha offerto in totale 4,2 milioni di dollari contro i 6 del 2019, aumentando però di circa il 10% l’assegno per gli sconfitti al primo turno che hanno pertanto incassato 24.560 dollari (lordi). Ciò a spese dei primi della classe, primo fra tutti il vincitore, Novak Djokovic, che si è accontentato di 285.000 dollari invece del milione abbondante dell’anno scorso.

Scendendo rapidamente di livello, l’ATP 250 di Anversa ha offerto un montepremi del 38% inferiore a quello del 2019 quando ad Andy Murray erano toccati 110.000 euro contro i 30.000 e spicci del freschissimo vincitore Ugo Humbert. Sempre a beneficio di chi ha più difficoltà a far quadrare i conti perché più spesso non arriva molto avanti nei tabelloni del Tour. A proposito di “sfortunati” vincitori, andando sulla pagina ATP di Sascha Zverev, constatiamo che i due titoli consecutivi a Colonia gli sono complessivamente valsi meno di 28.000 euro. Per fortuna ha giocato anche tre match di doppio insieme al fratello Mischa che gli hanno fruttato altri 3.000 euro. In definitiva, chi vince si accontenta, ma almeno tutti stanno facendo qualcosa perché qualche centinaio di professionisti o aspiranti tali non rischino di dover smettere di giocare. Forse non proprio tutti.

Zverev con il primo trofeo vinto a Colonia

SCARAMUCCE A MARBELLA

Più che altro, c’è qualcuno che la rende anche più complicata del solito, come sta succedendo al Challenger 80 di Marbella, almeno secondo quando denuncia Pedro Martinez, ventitreenne della provincia di Valencia che questo mese ha sfondato il muro della top 100 dopo il terzo turno al Roland Garros raggiunto partendo dalle qualificazioni. Affidandosi (malvolentieri) ai canali social, Martinez, iscritto appunto al Marbella, spiega che i Challenger offrono sempre l’ospitalità (pernottamento e colazione) ai giocatori, i quali devono però prenotare l’albergo con almeno due settimane di anticipo, cosa peraltro non semplice soprattutto quando sei impegnato in altri tornei.

Insomma, Pedro ha prenotato solo mercoledì scorso, non rispettando la disposizione del Rulebook ATP, come del resto non hanno rispettato i tempi Carballes Baena, Munar, Taberner e altri perché non sapevano quando sarebbero potuti arrivare. “In tutto il circuito Challenger si giocano più di 150 tornei all’anno in oltre 40 Paesi ed è la prima volta che un torneo adotta questa posizione” scrive Martinez riferendosi al fatto che le spese dell’albergo saranno a carico suo e dei suoi colleghi. Una decisione presa dal direttore del torneo Ronnie Leitgeb (sì, l’ex coach di Muster, Gaudenzi, Quinzi, ex presidente della federtennis austriaca, eccetera). E, forse, dover pagare non è nemmeno la parte peggiore.

Pedro continua il suo racconto: “È arrivato a dirmi che la persona che si occupa delle mie prenotazioni è stupida e che è disposto a darmi mille euro di tasca propria perché me ne torni a casa e non mi faccia più vedere ai suoi tornei, perché non ha alcun interesse che Carballes, Munar e io (i tre spagnoli con ranking più alto iscritti al torneo) siamo in tabellone e che nessuno verrà a vederci giocare. Hai appena finito di festeggiare l’ingresso nei top 100 e due settimane dopo ti senti dire questo. Mai nella mia carriera tennistica mi sono sentito tanto disprezzato da qualcuno dell’organizzazione e dubito che siano in molti ad avere avuto un’esperienza simile nel circuito”. Conclude con apprezzamenti per il sito del torneo, per tutti gli altri che ci lavorano e per il personale dell’ATP che tuttavia non ha voce in capitolo sull’argomento.

Il tweet di Carlos Taberner

Sullo stesso tono il tweet di Carlos Taberner, che indica Leitgeb come responsabile della decisione “unica, di negare l’ospitalità ai suoi giocatori”, oltre a non essersi degnato di rispondere ai miei messaggi o alle chiamate. Non manca la comprensibile amarezza: “È molto difficile accettare che queste cose accadano in uno dei pochi tornei che quest’anno si disputano nel tuo Paese e sentire un tale disprezzo quando credevi di giocare in casa. Si è aggiunto anche Carballes Baena, che aveva prenotato nove giorni prima del lunedì di inizio del torneo perché non sapeva se avrebbe giocato. “Credo un tempo sufficiente per informare l’hotel” scrive su Instagram, “e non penso che fosse pieno in questi tempi complicati per il Covid”. Proprio in virtù di questi tempi complicati, non sembra così folle aspettarsi quella elasticità che, a quanto dicono i tennisti, è sempre stata la norma dovunque abbiano giocato. Anche Carballes sottolinea come Leitgeb abbia trattato lui e Pedro in maniera “inappropriata”.

Da parte del torneo, non c’è stata ancora risposta. Nel frattempo, Martinez, secondo del seeding, ha giocato il suo incontro di primo turno e vinto. Il suo assegno passa così da 450 a 730 euro. Se arriverà ad alzare il trofeo, diventeranno 6.190. Meno le imposte e, a quanto pare, il costo dell’hotel.