Più macchine o umani sul campo? Djokovic è per le chiamate elettroniche e i giudici di linea a casa

È stato un sabato triste, per il tennis azzurro. L’inattesa sconfitta di Matteo Berrettini, cui ho dedicato un video per descrivere le sensazioni che mi ha provocato nonché la mia reazione alle critiche troppo pesanti che ha ricevuto sui social, ha rovinato un po’ la festa che ci apprestavamo a fare a questo Roland Garros che ci ha riservato discrete soddisfazioni, insieme con il sogno di battere un record che pareva vicinissimo a essere raggiunto: quello dei tre italiani in ottavi a Parigi.

Non vorrei far adesso come la volpe e l’uva, ma questi record intermedi alla fin fine non mi eccitano troppo. Preferirei nove eliminati al primo turno e il decimo che vince il torneo, insomma. Fossi il presidente della federazione magari la vedrei diversamente e privilegerei (forse eh) un’affermazione di gruppo, a dimostrazione di un allargamento della base (soprattutto se ne fossi stato corresponsabile… anche se da “politico” troverei modo di salire sul carro dei vincitori anche se a trainarlo fossero stati i team privati. È sempre successo così).

Nell’attesa che questa domenica sia invece magari felice e ci ricompensi almeno in parte della delusione patita questo sabato – basterebbe forse a restituirci il sorriso anche un solo successo sui tre duelli programmati sul Suzanne Lenglen, venisse esso da Martina, da Lorenzo come da Jannik, visto che giocano tutti e tre contro pronostico… – constato che ci sono 10 outsider fra le 16 superstiti del torneo femminile e con un tabellone con 32 teste di serie mi sembrano e sono tantissime: dall’alto in basso Collins, Ferro, Zhang, Siegemund, Badosa, Swiatek, Trevisan, Garcia, Podoroska e Krejcikova. Due duelli, Siegemund-Badosa e Podoroska Krejcikova, garantiscono che almeno due posti nei quarti saranno occupati da due outsider. Non succede di regola. Una magari sì, due no.

Sono invece quattro di meno, cioè sei, gli outsider in quello maschile, compresi i nostri due “eroi” Sinner e Sonego. Più Altmaier, Fucsovic, Korda e Gaston. Ma non essendo previsto alcun duello in ottavi fra i sei outsider, nei quarti potrebbe anche non arrivarci nessuno. Anche sei outsider comunque non sono pochi, ad ogni modo, quando le teste di serie sono 32. Ma che ci fosse da attendersi un torneo speciale, per via delle condizioni particolari di questo Roland Garros autunnale, lo si era facilmente previsto. Ciò non toglie che i grandissimi favoriti del torneo maschile sono ancora tutti lì, con Djokovic che ha perso in tutto 15 game in nove set, quindi meno di due di media a set, Nadal che ne ha concessi 19, Thiem che ne ha persi 28, ma si era detto fin dall’inizio che l’austriaco aveva avuto in sorte il percorso più irto di ostacoli (Cilic, Sock e Ruud, mica Ymer, Berankis e Galan, o Gerasimov, McDonald e Travaglia… che era comunque il più forte dei sei).

IL PERCHÉ DI TANTE SORPRESE

Secondo Garbine Muguruza che aveva perso con Collins ed era quindi particolarmente sensibile al problema – lei che un Roland Garros “normale” lo aveva vinto – il motivo per cui ci sono ancora in gara tutti questi outsider, ben 16 nei due tabelloni, è che le condizioni particolari di questo Roland Garros sarebbero tali da favorire un maggior equilibrio e quindi un numero più alto di sorprese. Mi pare però che il discorso non valga per chi è davvero di un’altra categoria. I casi di Djokovic, Nadal e Thiem sono eclatanti, anche se fra coloro che non hanno ancora perso un set, con Schwartzman e Dimitrov che non sono tennisti di primo pelo e hanno un certo background, ci sono anche Altmaier e Sinner.

CHI HA PERSO MENO SET E MENO GAME (fra gli uomini)

Ricapitolando questi sono i sette tennisti che non hanno perso un set. Fra questi sette Djokovic è quello che ha perso meno game (15) nelle tre partite disputate, seguito da Nadal con 19, Dimitrov e Schwartzman con 22 (ma il bulgaro ha fruito di un ritiro), poi c’è Thiem con 28 e Sinner con 31. Chiude la fila Altmaier con 38 game persi. Hanno perso un solo set Carreno Busta (34 game persi) e Fucsovics (31). Hanno perso due set Tsitsipas (32), Korda (40), Zverev (46), Khachanov (46) e Sonego (51). Ha perso tre set Rublev (48) e ne ha persi quattro, più di tutti, Gaston (49).

Dall’alto in basso il tabellone vede: Djokovic-Khachanov, Carreno Busta-Altmaier, Fucsovics-Rublev, Dimitrov-Tsitsipas che giocano domani e i miei favoriti sono Djokovic, Carreno Busta, Rublev e Dimitrov.

Nella metà bassa, e giocano oggi: Sonego-Schwartzman, Gaston-Thiem, Zverev-Sinner, Korda-Nadal. E i qui i favoriti sono Schwartzman, Thiem, Zverev e Nadal, ma io spero di sbagliare in due pronostici su quattro.

IL CONTO DELLE NAZIONI RAPPRESENTATE

Dei 16 superstiti 14 sono europei (con due rappresentanti Italia, Spagna, Russia, Germania, con uno Serbia, Austria, Francia, Grecia, Ungheria e Bulgaria) uno è statunitense, un altro argentino.

CHI HA PERSO MENO SET E MENO GAME (fra le donne)

Fra le donne non hanno ceduto un set solo quattro tenniste: Halep (12 game persi in 3 partite) e Swiatek (13) che si affronteranno oggi, Kvitova (22) e Zhang (30) che lo faranno domani. Ad avere perso un solo set sono solo in due: Svitolina (21 games lasciati per strada) e Podoroska (19). Tutte le altre dieci ne hanno persi due, nessuna ne ha persi tre. Segno fra parentesi i game persi per Garcia (37), Krejcikova (35), Jabeur (35), Ferro (33), Badosa (30) Collins (29), Trevisan (28), Siegemund (28) Bertens (27), Kenin (26). Dall’alto in basso il tabellone vede: Halep-Swiatek, Trevisan-Bertens, Svitolina-Garcia, Podoroska-Krejcikova che giocano oggi. Nella metà bassa che giocano domani: Jabeur-Collins, Ferro-Kenin, Kvitova-Zhang, Siegemund-Badosa.

IL CONTO DELLE NAZIONI RAPPRESENTATE

Qui le Europee sono 11 (con due rappresentanti Francia e Cechia, con una Italia, Germania, Spagna, Romania, Polonia, Ucraina, Olanda). Per il Resto del mondo due USA, una Argentina, una Cina, una Tunisia (con Jabeur che è la prima tennista araba a raggiungere gli ottavi al Roland Garros). Nessun Paese ha quattro atleti, fra uomini e donne, ancora in lizza. Ad averne tre sono solo nazioni europee: Italia, Francia, Spagna e Germania.

HAWK-EYE, OCCHIO DI FALCO E LINEE ELETTRONICHE

Dopo una settimana di torneo quasi tutti i giocatori hanno invocato l’Occhio di Falco anche sulla terra battuta. Gli errori dei giudici di linea sono stati diversi e alcuni anche piuttosto gravi, come quelli di cui sono rimaste vittime Mladenovic, Trevisan, Sonego, Fritz e altri. Djokovic è stato ancora più drastico: vorrebbe chiamate elettroniche (Così non rischio di prendere alcun giudice di linea ha aggiunto con una notevole dose di sense of humour), “perché anche se capisco che rappresenti un costo per chi organizza un torneo, però con i progressi della moderna tecnologia si dovrebbe poterci arrivare”. In effetti quando sono in ballo milioni di euro, anche un solo errore in un momento cruciale, può costare carissimo a chi lo subisce.

Garbine Muguruza si è dichiarata a favore dell’Hawk Eye, ma non della cancellazione di arbitri e giudici di linea. “Sono tradizionalista, mi piace vedere attorno a me essere umani e non solo macchine in campi privi di atmosfera”. Per quanto mi riguarda sono più dalla parte di Garbine che di Novak. Anche perché penso alle decine di migliaia di arbitri e giudici di linea nel mondo che fanno appassionata gavetta volontaria in tutti i tornei junior, futures, challenger (mica tutti i tornei del mondo potrebbero permettersi linee elettroniche): i migliori o anche semplicemente i più ambiziosi di quelli aspirano ad arbitrare o a fare il giudice di linea in tornei sempre più importanti e di maggior prestigio. Magari in un torneo del circuito maggiore.

Una volta che i circuiti maggiori decidessero di sposare le chiamate elettroniche si perderebbero una enorme quantità di volontari prima e di professionisti poi. Cui si sopprimerebbe in partenza ogni stimolo. E si cancellerebbero anche diversi posti di lavoro, Paese per Paese. Anche la qualità, e non solo la quantità, di quelli che resterebbero attivi probabilmente peggiorerebbe sensibilmente, anche per via di una minor competitività.

Mi sa, insomma, che il copresidente della PTPA non abbia approfondito le conseguenze pratiche di quella scelta di cui auspica l’attuazione. Personalmente mi sento di bocciare la sua idea e alla prima occasione cercherò di farglielo presente. Così come mi permetterei di dire ai responsabili del Roland Garros (magari in un anno in cui non dovessero affrontare più il Covid e limitarsi a 1000 spettatori al giorno) che… i soldi per implementare l’Occhio di Falco sui suoi campi ce li dovrebbero avere in tempi normali. Mentre, ma succede anche per i tornei che si giocano sul cemento, è più che comprensibile che non tutti i tornei sulla terra battuta (come quelli che non restituiscono i biglietti a chi glieli ha pagati per un evento che non hanno potuto vedere) potranno oggettivamente permetterselo.