Ora bisogna fare i conti anche con Lorenzo Sonego

Fognini? Completamente matto ma quando ispirato è meraviglioso vederlo giocare. Berrettini? Con il servizio e il dritto fa i buchi per terra, una forza della natura. Sinner e Musetti? Predestinati, non hanno nemmeno vent’anni e già battono quelli più forti. Sonego? Già perché anche Lorenzo Sonego, torinese classe 1995, è un protagonista di questo periodo di rinascita del tennis maschile in Italia. Ma in un ruolo minore. E non solo in termini di risultati ma anche di appeal. Perché in fondo non ha nulla che salta subito agli occhi dell’appassionato medio di tennis italiano. Nulla che potrebbe rimanere impresso.

Eppure quella marcia ce la devi avere se a 25 anni sei nei primi 50 del mondo (n.46 per la precisione) e se arrivi per la prima volta negli ottavi di finale di uno Slam al Roland Garros. La sua marcia in più è la testa. Una qualità che, per saper riconoscere, qualche partita in più delle finali Slam e della Coppa Davis bisognerebbe guardarla durante l’anno. Lorenzo gioca ogni punto, per non dire ogni colpo, con estrema attenzione. Mai una scelta dissennata. Mai un gioco di gambe carente. Mai una mancanza di cattiveria. Tutto giusto, tutto impeccabile. E punto dopo punto, in questa maniera, si vincono tante partite. Soprattutto sulla terra rossa dove i conigli dal cilindro hanno i numeri contati e i passaggi a vuoto si pagano a caro prezzo. Ma il piemontese, trionfatore ai campionati assoluti di quest’anno a Perugia, se la cava bene un po’ dappertutto, tanto che ha vinto il suo primo titolo ATP l’anno scorso ad Antalya, in Turchia, sull’erba

Nel suo successo al terzo turno contro l’americano Taylor Fritz, che lo aveva battuto nei due precedenti scontri diretti, Sonego ha dimostrato ancora una volta tutte la sua perfetta attitudine alla partita. Il match era equilibrato. Proprio per questo non bisognava mai mollare e riuscire a portare a casa i punti decisivi. “Era fondamentale vincere i punti più importanti”, ha detto Lorenzo in conferenza stampa. “Mi sentivo benissimo in campo. Mi sentivo tranquillo. Sapevo che se anche andavo sotto non sarebbe stato grave. Dovevo solo continuare ad andare avanti per la mia strada. Mi sono preoccupato poco del risultato e più di come stavo giocando”. 

A chiudere la partita nel terzo set è stato un tie-break infinito, il più lungo nella storia del Roland Garros, terminato col punteggio di 19 a 17 in favore dell’azzurro. Sonego ha avuto sette match point. E Fritz sei occasioni di riaprire l’incontro. “Nel tie-break sono sempre stato positivo. Partivo con molta fiducia, molta carica agonistica. E alla fine sono riuscito a vincerlo”. In quel tie-break c’è stato tutto Lorenzo e la sua capacità di giocare bene i punti decisivi. Che nel tennis conta di più di un dropshot millimetrico o di un servizio ai 230 chilometri orari. 

E ora a Parigi, in quello che è già di gran lunga il suo miglior Major in carriera, contenderà un posto nei quarti di finale all’argentino Diego Schwartzman, recente finalista agli Internazionali d’Italia, e dunque carico di fiducia. Un altro che deve sopperire a un fisico non proprio ideale per un tennista moderno con il carattere e l’astuzia. Un altro che come Lorenzo non molla mai. “Io sono pronto ad affrontare qualunque avversario”, ha affermato l’Italiano in conferenza stampa non sapendo ancora se El Peque sarebbe poi riuscito ad avere la meglio dello slovacco Norbert Gombos. E non abbiamo dubbio che pronto lo sarà davvero Lorenzo. Pronto a dimostrare ancora che la qualità che serve di più su un campo da tennis è la testa.