Riecco Murray ma al risparmio (Zanni). Maledizione Sandgren. Anche Sonego ci casca (Azzolini). Djokovic, primi malumori (Tuttosport)
Riecco Murray ma al risparmio (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)
Andy Murray è scozzese, quindi nessuno si è meravigliato quando ha detto che stare in albergo, nella bolla creata a Staten Island per i due tornei, Western e Southern e US Open, gli andava benissimo. «Mi sono informato, ma i cost erano astronomici – ha spiegato – Cosi ho scelto la “bubble” ed è bello». Non ci sono dubbi.. Perché, anche se in carriera ha guadagnato solo di premi una cifra che arriva a quasi 62 milioni di dollari, da autentico scozzese, è nato a Glasgow, i soldi non li butta via. La bolla privata, concessa tra l’altro a poche superstar come ad esempio Serena Williams e Novak Djokovic, ha un costo minimo che parte dai 40.000 dollari per arrivare fino a 70/80.000, in quanto si deve assicurare, ovviamente a proprie spese, anche il servizio di sicurezza 24 ore su 24 al fine di garantire il protocollo sanitario previsto. NOME MESI DOPO. Così senza intaccare il conto in banca, Murray (attualmente numero 129 del mondo) sabato è tornato a giocare in un torneo Atp dopo una assenza dai campi di nove mesi e l’ha fatto sconfiggendo lo statunitense Frances Tiafoe (81 nel ranking) 7-6 (6) 3-6 6-1. Ora dovrà affrontare il tedesco Alexander Zverev (7° al mondo). Murray nel gennaio 2018 si era sottoposto a un intervento all’anca, ripetuto l’anno seguente e dopo il rientro culminato con il successo di Anversa il 20 ottobre 2019, aveva giocato l’ultimo incontro in novembre (vittoria in Davis contro l’olandese Griekspoor) per poi fermarsi nuovamente questa volta a causa di problemi pelvici
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Ora l’esame Zverev: «È al vertice da diversi anni – ha continuato parlando del prossimo avversario – sicuramente per me sarà un bel test Zverev si muove bene per il suo fisico, solido a terra, a volte fatica con il servizio, ma quando lo esegue bene è ovviamente uno dei migliori al mondo». Murray poi si è sofferrnato anche sull’ambiente surreale che si crea per l’assenza del pubblico sugli spalti. «Non c’è atmosfera – ha concluso – devi crearti la tua.
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SONEGO KO. Dopo Salvatore Caruso, sconfitto sabato, il tennis italiano al primo turno del Western e Southtem Open ha perso anche Lorenzo Sonego (46 al mondo), messo ko ieri in due set dallo statunitense Tennys Sandgren (55) al termine di 1h44′ di gioco: 6-3 7-6 (6). Sandgren, il cui nome di battesimo Tennys non è un tributo allo sport, ma al nonno svedese che si chiamava cosí
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Maledizione Sandgren. Anche Sonego ci casca (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Una bestia nera, ma non una delle tante. Tennys Sandgren esercita la sua mefitica influenza su un intero gruppo di tennisti. Tutti di una nazione. La nostra.
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Forse il primo caso che sia dato studiare, approfondire, anche in uno sport nel quale di bestie nere se ne aggirano un’infinità, e quando vengono meno c’e sempre qualcuno disposto a inventarsele. Difficile stabilire che cosa sia successo fra noi e lui. Forse niente. Ma è indubbio che vi sia qualcosa, nei suoi modi, negli sguardi, nel portamento che ha sul campo, che metta a disagio. Rappresenta, Tennys, il lato oscuro del nostro sport. È l’estremista. Il grande cattivo. Quanto meno, lo rappresentano così, e lui qualcosa da farsi perdonare ce l’ha, seppure da tempo – da quando è entrato nella Top 100, oggi al numero 55, ma numero 41 solo pochi mesi fa – abbia applicato il silenziatore alle sue sortite politiche. Contro i neri. Contro i gay. Contro le donne. Gli hanno consigliato di tenersi alla larga dallo spogliatoio femminile, dove in parecchie gli hanno promesso repliche sotto forma di ceffoni. Del resto, è stato lui a scrivere sui social che le donne non sono nate per tenere una racchetta in mano, piuttosto una padella. Ma in campo Tennys ci sa stare, si fa sentire, incombe, sa come recapitare agli avversari messaggi non scritti, ma ugualmente intimidatori. E con gli italiani i suoi teatrini funzionano maledettamente bene. Da gennaio 2019 ha sconfitto subito Cecchinato, poi Fognini a Wimbledon (mandandolo letteralmente fuori di testa), mentre agli ultimi Australian Open prima Berrettini, poi di nuovo Fognini. E ieri Lorenzo Sonego, primo turno del Masters 1000 fuori sede di Cincinnati.
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Intendiamoci, la prova del piemontese non è stata da buttare via. Spunti per guardare con ottimismo al futuro, anche immediato (Us Open) ve ne sono. Lorenzo ha giocato a tutto campo, senza soggezione, affondando il diritto tutte le volte che ha potuto, e tenendo bene il servizio, tranne un unico passaggio a vuota Nel secondo set ha innalzato il livello portandolo quanto meno alla pari con quello di Sandgren, e forse più su. È stato l’unico ad avere una palla break, e nel tie break decisivo ha quasi dominato, portandosi sul 6-3, con tre set point a disposizione, sebbene uno soltanto sul proprio servizio. Ecco, è in quei frangenti che Tennys diventa pericoloso. Indubbiamente, sa cogliere il momento, riesce a concentrarsi sull’obiettivo, mette da parte remore e paure di sbagliare. E tira forte. Tecnicamente il match si è risolto su queste annotazioni tecniche e tattiche, eppure Sonego ha sbandato oltre misura, quasi il vantaggio accumulato gli avesse abbassato le controdifese.
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Un game condizionato da due ottime sortite di Sonego finite fuori di mezzo centimetro. Ne è seguita una sensazione di smarrimento quasi esagerata, sulla quale il piemontese ha perso ogni sicurezza fino a sentirsi incapace di reagire. Vi è riuscito dopo, per fortuna. Fino a riportare il match in bilico. Non se ne dispiaccia più che tanto, insomma. Tipi del genere occorre imparare a batterli, con la testa ancor prima che con i colpi. Sandgren va ora a sfidare Felix Auger-Aliassime.
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Djokovic, primi malumori (Tuttosport)
Il terzo giorno è quello dei campioni. Djokovic è atteso da Berankis, ma ieri si è cancellato dal doppio, per un fastidio al collo, che fra le tante problematiche fisiche di cui si sente dire nel circuito, è quella che più di tutte sa di scusa. Fosse così, gli organizzatori ne sarebbero ancor più preoccupati. Non è piaciuto a Djokovic l’allontanamento di Pella e Dellien, per via di un contagiato da Coronavirus presente nel loro team. I due tennisti hanno fatto e ripetuto il tampone, risultando negativi, ma gli organizzatori non hanno voluto sentire ragioni.
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Attenzione – è sembrato dire – se le cose vanno così, il mio problema al collo potrebbe perdurare. Accoppiamenti da batticuore per Tsitsipas e Zverev. Il greco è finito contro Kevin Anderson, lungo degente da poco tornato a misurarsi sul campo (molto bene, peraltro, vista la consistente vittoria in primo turno contro Kyle Edmund, in tre set).
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A Zverev è toccato in sorte Andy Murray, anch’esso ben corroborato dalla vittoria su Tiafoe in tre set. L’antico Fab Four non ha ancora rinunciato all’idea di tornare nel giro che conta. Sa bene che le condizioni della sua anca non gli pennettono più che tanto, ma la sfida è quella di riuscire a capire quanto valga nei momenti di relativa tranquillità concessi dalle sue condizioni fisiche. Con Tiafoe colpi e grinta non sono mancati, e nemmeno le rincorse. Ma Zverev, sotto questi aspetti, potrebbe mostrarsi di un livello oggi troppo alto per lo scozzese.
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