Uno contro tutti: la seconda parte del regno di Sampras, Rios unico re senza corona
Nel lungo regno di Pete Sampras, caratterizzato dal record di sei stagioni consecutive chiuse in vetta al ranking, si alterneranno sul trono altri tennisti, diversi dei quali non faranno quasi in tempo a rendersi conto dei loro privilegi che già saranno stati scalzati. Nella puntata precedente abbiamo raccontato dell’avvento (il primo, a cui ne seguiranno altri) di Andre Agassi e del blitz di Thomas Muster. È proprio con la vittoria dell’austriaco a Estoril e la successiva abidcazione che avevamo chiuso ed è da lì che riprendiamo il filo del racconto.
Pete apprende di essere tornato re nel viaggio tutto orientale tra Hong Kong e Tokyo. In Giappone Sampras festeggia conquistando il titolo ma la prima parte dell’estate porta solo tempesta. Le due sconfitte con Ulihrach e Kafelnikov a Dusseldorf vengono archiviate come rodaggio mentre la scalata alla montagna del Roland Garros passa attraverso vittorie sofferte ma significative contro due ex-campioni del torneo (Bruguera al secondo turno e Courier nei quarti, quest’ultimo battuto recuperando da 0-2) nonché l’amico Todd Martin (di nuovo al quinto). La semifinale è il suo miglior piazzamento in carriera nello Slam rosso e il sogno di mettere a segno il Career Slam si fa ogni giorno più concreto ma è di nuovo Yevgeny Kafelnikov a fermarlo, peraltro senza attenuanti (7-6 6-0 6-2).
Se Parigi rappresenta sempre una sfida, Wimbledon è da tre anni una certezza che viene però incrinata dalle due magiche settimane di Richard Krajicek. Talento e potenza in egual misura, l’olandese gioca una grande partita nei quarti e interrompe a quota 25 la striscia di vittorie consecutive ai Championships. Con un best-ranking in carriera di n.4 e un numero di infortuni da record, Krajicek avrà il privilegio di essere quello (tra i 33 che hanno chiuso la carriera in vantaggio negli head-to-head) che ha battuto Sampras più volte: ben 6 in 10 confronti.
Smaltite le delusioni europee, per il n.1 del mondo è il momento di tornare a salire. Sconfitto dallo svedese Enqvist nei quarti a Cincinnati, Sampras prepara al meglio gli US Open conquistando a Indianapolis il 41° titolo. A New York c’è spazio per un altro incontro che resterà nell’epica della carriera di Pete, quello che lo vede opposto nei quarti di finale allo spagnolo Alex Corretja. Fino a quel momento, fatta eccezione per i cinque set disputati contro Jiri Novak, il suo torneo è stato abbastanza tranquillo. Quel giorno, però, Corretja, pur lontano dall’amata terra, ha due marce in più. Sampras non sta benissimo ma a “peggiorare” il suo stato contribuisce l’iberico, che lo tiene sul campo per ore e gli strappa secondo e terzo set per 7-5 dopo aver perso il primo al tie-break. La solita afa newyorchese non aiuta Pete, che pure fa suo il quarto parziale per 6-4 prima di affidarsi al servizio per restare aggrappato alla partita e trascinarla al tie-break.
Nelle fasi iniziali del gioco decisivo, Sampras è costretto a fermarsi e vomita sul campo ma non vuole arrendersi e continua, arrivando a match-point sul 6-5. Qui Corretja lo costringe all’errore e con un dritto vincente si porta a sua volta a un solo punto dal match. Pete si piega sulle ginocchia ad ogni scambio e la disperazione gli consiglia di attaccare appena possibile; Corretja gli mette un insidioso rovescio in back che Sampras si toglie dalle stringhe e sul passante successivo dello spagnolo si allunga nella volee di dritto del pareggio (7-7). È evidente che l’americano non ce la fa più ma ha già preso un warning per perdita di tempo e tira la prima senza caricare il movimento; la palla esce e sulla seconda, aspettandosela debole, Corretja fa due passi dentro il campo per aggredire.
Tutto può aspettarsi, Alex, tranne un servizio che scheggia la linea laterale per schizzare lontano imprendibile; il pubblico non sta più nella pelle e adesso lo spagnolo, angosciato, vuole a tutti dare profondità alla sua battuta, per far colpire l’avversario senza dargli la possibilità di spingersi a rete. Ma la profondità è troppa e il doppio fallo lo mette in ginocchio, regalando la semifinale a Sampras. Mentre in campo Sampras non ha nemmeno la forza di esultare, lo fanno per lui in tribuna la fidanzata Delaina Mulcahy e Paul Annacone, che all’angolo del numero 1 ha preso il posto del povero Tim Gullikson. Passata la paura, Sampras si riprende e vince il torneo battendo in finale Chang in tre set.
Fatta eccezione per l’eliminazione al primo turno a Bercy, il finale di stagione di Pete è esaltante. Dopo il titolo a Basilea, Pete trova nel “vecchio” Boris Becker un avversario di grande spessore che lo batte in cinque set nella finale di Stoccarda e in due tie-break nel round-robin del Masters di Hannover. Qui però, proprio come accadde nel 1994, Sampras lo ritrova in finale e mette in bacheca la terza laurea da maestro imponendosi per 6-4 al quinto set in una delle più belle partite giocate nella storia della manifestazione.
Anno nuovo (il 1997), vita vecchia per il re Sampras che apre le ostilità mettendo a referto il nono titolo slam in quel di Melbourne. Nelle fasi centrali del torneo sono Dominik Hrbaty e Albert Costa a spingerlo fino al quinto set ma in realtà lo statunitense è in controllo per l’intera durata della manifestazione e l’atto conclusivo con il sorprendente Carlos Moya (l’altro spagnolo, insieme a Berasategui, ad aver giocato una finale Slam nell’Era Open senza essere testa di serie) è giusto una formalità. La fiducia del numero uno si esprime con altre due vittorie (a San Josè e Philadelphia) ma all’improvviso si smarrisce nel Double Sunshine: a Indian Wells si fa estromettere dal ceco Bohdan Ulihrach mentre a Miami incappa in un Bruguera eccellente anche lontano dalla terra rossa. Già numero 3 del mondo (in agosto 1994) e due volte campione al Roland Garros, il miglior risultato di Sergi sul duro rimane la finale persa contro Agassi ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 ma in Florida lo spagnolo è in gran spolvero e si impone in tre set molto tirati per poi cedere in finale a Muster.
Sul rosso europeo, per Sampras le cose vanno ancora peggio: tre sconfitte consecutive (Monte Carlo, Roma e Dusseldorf) accompagnano l’americano al Roland Garros dove uno dei tanti svedesi che sembrano tutti uguali, Magnus Norman, lo elimina al terzo turno. Il passaggio all’erba prevede una tappa al Queen’s ma il rodaggio pre-Wimbledon non è di quelli sperati dal leader del ranking, che batte Frana al debutto, salta il secondo turno per il forfait di Brett Steven e nei quarti cade vittima di uno dei pochi svedesi che amano l’erba, Jonas Bjorkman. A Wimbledon, dove per la prima volta in quattro anni Pete non difende il titolo, Sampras non incontra nessun avversario tra i primi 15 del mondo e i due a impensierirlo maggiormente sono Korda negli ottavi e Becker nei quarti, contro i quali perde gli unici tre set del suo torneo (tutti al tie-break, due il ceco e uno il tedesco) prima di dominare sia Woodbridge che Pioline.
Il decimo Slam restituisce il sorriso al campione statunitense che a Cincinnati, alla ripresa, spazza via la concorrenza mentre a Indianapolis conferma di soffrire il gioco di Larsson; lo svedese piazza diciotto ace e nel tie-break del terzo set si porta sul 6-0 prima di vedersi annullare cinque match-point e prevalere solo al sesto, quando la paura sembrava averlo attanagliato. I primi tre turni agli US Open scivolano via senza patemi ma agli ottavi sbatte contro un giocatore in grado di creargli più di un grattacapo: Petr Korda. Pur essendo in svantaggio negli H2H per 11-4, il ceco si è già reso protagonista di tre grandi partite contro Sampras terminate al quinto set: la vittoriosa semifinale della Grand Slam Cup ’93, la finale di Indian Wells dell’anno dopo e il già menzionato ottavo a Wimbledon qualche settimana addietro. A Flushing Meadows la storia si ripete e la conclusione non può che essere al tie-break decisivo, dopo che Sampras è stato avanti di un break (3-0) all’inizio del quinto set. Qui il mancino ceco si dimostra più freddo e il numero uno mondiale vede sfumare così la possibilità di centrare il tris consecutivo nello Slam di casa, dopo esserci riuscito invece a Wimbledon.
Prima di chiudere la stagione giocando sotto un tetto, Pete è protagonista nella vittoriosa semifinale di Davis Cup; a Washington, contro l’Australia di Rafter, Philippoussis e dei “Woodies”, gli Stati Uniti chiudono in vantaggio 2-0 la prima giornata e, dopo aver perso il doppio, è proprio Sampras a dare il punto decisivo al suo team imponendosi in quattro set al neo-campione degli US Open Patrick Rafter. Approdato in Europa, il n.1 del mondo fa (quasi) un sol boccone dei tornei indoor a cui partecipa: oltre alla prestigiosa, nonché unica nella storia, doppietta dei due Masters (a Monaco la Grand Slam Cup battendo di nuovo Rafter in finale e ad Hannover l’ATP World Tour Championship, conquistato nonostante il passo falso iniziale contro Moya e imponendosi in finale a Kafelnikov) Sampras vince anche a Parigi-Bercy e l’unico a causargli un dispiacere è la bestia nera Krajicek, che gli rifila un doppio 6-4 al terzo turno di Stoccarda.
Soddisfatto ma logorato nel fisico, il campione americano vola a Goteborg dove la Svezia attende gli USA per la finale di Coppa Davis. Allo Scandinavium si gioca sul taraflex e la mossa dei padroni di casa si rivela azzeccata: Jonas Bjorkman, che sta attraversando il momento migliore della sua carriera da singolarista, porta in dote il punto iniziale battendo Chang e nel secondo singolare un infortunio al polpaccio costringe Sampras al ritiro all’inizio del terzo set contro Larsson. Il giorno dopo la Svezia si aggiudica il doppio e festeggia anzitempo la conquista della sua sesta insalatiera d’argento.
Nell’Era Open, due mancini in finale agli Australian Open c’erano stati solo ventun anni prima, quando Vilas aveva sconfitto Tanner nella prima delle due edizioni disputate nel 1977. Il 1998 del grande tennis inizia dunque con il sorprendente successo di Petr Korda su Marcelo Rios a Melbourne. Mentre il ceco avrà quell’anno grossi problemi con la giustizia sportiva e verrà squalificato per un anno dopo essere risultato positivo a un controllo antidoping a Wimbledon, il bizzoso ed eclettico cileno meriterà i titoli in prima pagina per il suo redditizio blitz “coast-to-coast” tra la California e la Florida.
Ma, prima di incensare Rios, facciamo un passo indietro e torniamo a Sampras, sconfitto a Melbourne nei quarti da Karol Kucera e in finale a San Josè dal n.71 del mondo, un connazionale che sta faticosamente riemergendo dalle tenebre: Andre Agassi. A Philadelphia, finalmente, Pete torna al successo ma nel Sunshine Double rimedia due brutte battute d’arresto contro Muster e Wayne Ferreira. Quest’ultima, in particolare, brucia perché Sampras non capitalizza due match-point nel tie-break del secondo set (il secondo con un doppio fallo) e finisce per cedere al sudafricano 0-6 7-6 6-3 sul centrale di Crandon Park a Miami.
Di per sé, le sconfitte dello statunitense non avrebbero effetti collaterali se nel frattempo Marcelo Rios non mettesse a segno l’impresa di alzare il trofeo sia a Indian Wells (battendo Rusedski in finale) che a Key Biscayne (contro Agassi). Il cileno è il quarto nella storia ad alzare i due trofei nello stesso anno (ci sono già riusciti Courier nel ’91, Chang l’anno dopo e Sampras nel 1994) e i punti guadagnati lo fanno diventare, il 30 marzo 1998, il 14° numero 1 della storia. Nelle sue prime quattro settimane da leader, Rios giocherà un solo incontro (in Davis, battendo l’argentino Hernan Gumy) perché le storture del sistema che determina il ranking riconsegnano il trono a Sampras, nonostante Pete abbia subìto una batosta tremenda al secondo turno di Monte Carlo per mano del magico Fabrice Santoro (doppio 6-1).
L’americano rimedia alla figuraccia volando ad Atlanta per conquistare il suo terzo – e ultimo – titolo in carriera sulla terra rossa ma al ritorno in Europa lo attendono nuovi contrattempi: giustificabile quello di Roma, dove perde con Chang nei quarti, assai meno quello del Roland Garros, dove a eliminarlo al secondo turno è il paraguaiano Ramon Delgado. Il sudamericano, n.97 del ranking, chiuderà la carriera con una sola finale ATP (persa a Bogoità) e un record di 2-21 nei confronti dei Top-10 (l’altro successo lo otterrà al primo turno degli US Open 2003 contro Grosjean) ma il suo mercoledì da leone a Parigi resterà per sempre: 7-6 6-3 6-4 e per Pete è l’ennesima bocciatura nell’unico Slam che manca al suo palmares.
Nemmeno l’erba del Queen’s è amica di Sampras, vittima dell’australiano Woodforde, ma a Wimbledon il giardiniere vuole affiancarsi a Borg nel numero dei titoli e la quinta coppa arriva dopo una sofferta finale contro Goran Ivanisevic. Mentre Pete torna negli States per preparare l’estate sul duro, Rios resta in Europa e i punti ottenuti sulla terra lo riportano in vetta al ranking il 10 agosto, data di inizio del torneo di Cincinnati. In Ohio il cileno perde subito con Vacek mentre a Indianapolis le cose vanno appena meglio ma la vittoria all’esordio su Bob Bryan non basta: nel turno seguente Rios perde con Byron Black e la sua breve esperienza sul trono si chiude lì. Sei settimane e appena quattro incontri fanno di Marcelo una meteora in questa rassegna, così come non depone a suo favore il primato di essere – ancora oggi – l’unico tra i 26 numeri 1 a non aver mai vinto un titolo dello Slam in carriera.
Nella prossima puntata chiuderemo il
discorso relativo a Pete Sampras e ci spingeremo fino alle soglie del nuovo
millennio.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – QUINDICESIMA PARTE
1997 | SAMPRAS, PETE | ULIHRACH, BOHDAN |
67 57 | INDIAN WELLS | H |
1997 | SAMPRAS, PETE | BRUGUERA, SERGI | 75 67 46 | MIAMI | H |
1997 | SAMPRAS, PETE | LARSSON, MAGNUS | 63 26 36 | MONTE CARLO | C |
1997 | SAMPRAS, PETE | COURIER, JIM | 67 46 | ROMA | C |
1997 | SAMPRAS, PETE | PHILIPPOUSSIS, MARK | 64 46 10 RIT. | WORLD TEAM CUP | C |
1997 | SAMPRAS, PETE | NORMAN, MAGNUS | 26 46 62 46 | ROLAND GARROS | C |
1997 | SAMPRAS, PETE | BJORKMAN, JONAS | 63 36 46 | QUEEN’S | G |
1997 | SAMPRAS, PETE | LARSSON, MAGNUS | 67 64 67 | INDIANAPOLIS | H |
1997 | SAMPRAS, PETE | KORDA, PETR | 76 57 67 63 67 | US OPEN | H |
1997 | SAMPRAS, PETE | KRAJICEK, RICHARD | 46 46 | STOCCARDA INDOOR | S |
1997 | SAMPRAS, PETE | MOYA, CARLOS | 36 76 26 | MASTERS | H |
1997 | SAMPRAS, PETE | LARSSON, MAGNUS | 63 67 12 RIT. | DAVIS CUP | S |
1998 | SAMPRAS, PETE | KUCERA, KAROL | 46 26 76 36 | AUSTRALIAN OPEN | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | AGASSI, ANDRE | 26 46 | SAN JOSE | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | MUSTER, THOMAS | 57 36 | INDIAN WELLS | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | FERREIRA, WAYNE | 60 67 36 | MIAMI | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | CHANG, MICHAEL | 26 67 | ROMA | C |
1998 | SAMPRAS, PETE | DELGADO, RAMON | 67 36 46 | ROLAND GARROS | C |
1998 | SAMPRAS, PETE | WOODFORDE, MARK | 36 26 | QUEEN’S | G |
1998 | SAMPRAS, PETE | AGASSI, ANDRE | 76 16 26 | CANADA OPEN | H |
1998 | RIOS, MARCELO | VACEK, DANIEL | 36 26 | CINCINNATI | H |
1998 | RIOS, MARCELO | BLACK, BYRON | 75 16 57 | INDIANAPOLIS | H |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
Uno contro tutti: Lendl
Uno contro tutti: McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
Uno contro tutti: le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
Uno contro tutti: Mats Wilander
Uno contro tutti: Lendl al tramonto e l’ultima semifinale a Wimbledon
Uno contro tutti: la prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
Uno contro tutti: sale sul trono Jim Courier
Uno contro tutti: il biennio 1993-1994, da Jim Courier a Pete Sampras
Uno contro tutti: Agassi e Muster interrompono il dominio di Sampras