Il buon comportamento nel tennis

Sin dai secoli passati è rigorosa regola – ma non scritta – presentarsi agli avversari prima di iniziare a giocare. Il sorteggio per la scelta della chiamata è dato da ben quattro opzioni, che sono:

  • servire per primo
  • ricevere
  • scegliere il lato del campo
  • declinare la scelta all’avversario
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È bene ricordare che, ogni qual volta un giocatore più forte di voi vi invita a giocare, siate voi a disporre delle palle da gioco come atto di cortesia. Queste diapositive sono la prova che tali regole comportamentali erano già in uso sin dal 1850 circa. Ruotare la racchetta facendola cadere sul campo da gioco è il metodo più antico di cui si conosca l’esistenza per l’assegnazione della chiamata, ovvero, il sorteggio.

Molte aziende, negli anni addietro, recavano sui telai scritte come “My Serve” da un lato e “Your Serve” dall’altro, questo per facilitarne l’interpretazione; oppure vi recavano scritte come “Rough” e “Smooth”, ma il senso era sempre quello, “Dritto o Rovescio” e “Servo io o Servi tu”.

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Un’altra opzione era quella della lettura del tacco della racchetta, che quasi sempre riportava la lettera iniziale del marchio di fabbrica. La disputa era per “Sotto o Sopra”, e cioè: una volta fatta “trottolare” la racchetta sulla superficie del campo, caduta a terra, si assegnava il vantaggio in base al fatto che il marchio di fabbrica di quest’ultima apparisse normale o capovolto. Forse per la disputa della chiamata vi erano tanti altri metodi, ma il più originale rimane quello che la Maestra Wally San Donnino insegnò ai suoi allievi.

Aldo Galassi, pupillo della San Donnino, ci mostra con una foto come attraverso l’incordatura fosse possibile tirare a sorte con la formula della chiamata “Liscio o Marca”, secondo il metodo di sfiorare con il polpastrello del dito indice il filo di colore rosso o anche di altri colori posto sulle corde; nel caso che al tatto si sentisse il nodo dell’intreccio, si aggiudicava la chiamata chi aveva scelto il lato ruvido, cioè “Marca”.

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Oggi il sorteggio della chiamata nei tornei ATP viene fatto con una medaglia coniata per l’occasione.

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Iniziato il gioco, fate silenzio in campo; non lamentatevi né borbottate finché si gioca il punto; non gridate e non disturbate nessuno. A volte vi potrà capitare di sentire, mentre si sta per giocare un punto importante, “Ehi! La Palla, grazie!”. Certamente, la persona non ha avuto nessun riguardo del fatto che eravate impegnati nella disputa del punto. Così pure, succede quando dopo aver servito la prima di servizio senza successo, la palla finisce per rotolare sempre nel campo vicino e questi vi restituiscono la palla senza preavviso, facendovi rovinosamente sbagliare anche la seconda di servizio. Si tratta di esempi di cattivo comportamento tennistico, che esplicitano la necessità di impartire ai giocatori lezioni di galateo e di buon comportamento nel tennis. Come si legge in queste ‘massime per il giocatore di tennis’.

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Al galateo non si sottraggono gli spettatori. Infatti, quel silenzio che ad ogni punto si palesa sugli spalti tra il pubblico non è casuale ma parte integrante del gioco del tennis, a differenza di quanto succede nel gioco del calcio. Seppure anche nel calcio, pochi istanti prima di un’azione che porta al goal, si crea sugli spalti un istante di suspense, un silenzio pari a quello espresso dal pubblico del tennis durante la disputa del punto, quasi che la tensione tolga il fiato a tutti gli astanti. Nel tennis, invece, tutto può succedere in pochi secondi, in ogni istante, questo il pubblico lo sa e aspetta rispettoso la fine della contesa del punto

La concentrazione del giocatore è elevata. Non appena il battitore colpisce la palla, il punto potrebbe arrivare per sé o per l’avversario anche senza che il ricevente abbia il tempo di ribattere, e sono tante le cause: la palla che finisce a rete restando nella propria metà campo, la palla fuori dall’area di gioco delineata dalle righe bianche valide dalla parte dell’avversario, la palla colpita male non più giocabile, eccetera. Tutto questo può verificarsi in un tempo limite di pochi secondi sotto gli occhi di un pubblico rispettoso e attento, consapevole che a breve potrà incitare al gioco l’uno o l’altro giocatore, applaudire o lasciarsi andare a commenti di disapprovazione. Quindi, rinnovando l’attenzione con rispettoso silenzio tra giocatori e pubblico, s’inizia a giocare un nuovo punto, ripetendo la regola appena descritta del buon comportamento fino a che non si giunge alla fine dell’incontro. 

Ancora altre sono le regole del galateo: se non si elegge un arbitro, ognuno governa e decide la sua parte del campo. Nessuno dovrà interferire. Se si ritiene che la palla sia dentro, la palla è dentro; se fuori, è fuori. Imbrogliare non è il modo migliore di risolvere un palla dubbia, quindi, mai dire di non aver visto la palla. Se non si è visto o potuto vedere il punto di impatto della palla bisognerà chiamarla buona, a meno che la stessa non abbia lasciato un evidente segno sul campo, tale da consentirne la verifica e giudicarla con certezza. Un comportamento apprezzabile in campo procurerà rispetto e stima sia da parte del pubblico che dell’avversario in campo.

A partita conclusa, bisognerà poi assumere un atteggiamento assolutamente composto nei confronti del perdente, una stretta di mano e i complimenti per il buon incontro disputato.

Roger Federer e Rafael Nadal – Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Queste sono le regole non scritte del tennis le quali, accanto alle norme di gioco, fanno di questo sport non solo un’espressione di agonismo, ma, altresì, una occasione di buona educazione!

Salvatore Sodano