Djokovic: “Sono felice per lo US Open, non vedo l’ora di giocare il Roland Garros”
L’annuncio ufficiale dello svolgimento dello US Open ha trovato più o meno tutti i tennisti favorevoli, e l’entusiasmo collettivo sembra aver coinvolto anche Novak Djokovic. Il campione serbo all’inizio si era detto titubante sulla possibilità di giocare lo Slam statunitense a causa della rigidità delle regole previste, dal numero massimo di accompagnatori (regola che sembra essersi attenuata) ai protocolli sanitari, ma nell’ultima uscita è sembrato meno negativo a proposito della sua partecipazione.
In esclusiva per il podcast di Eurosport “Tennis Legends“, curato da Mats Wilander e Alex Corretja, il campione serbo ha detto la sua sulla ripresa della stagione e sull’Adria Tour. “Sono molto contento che tutti i tornei, specialmente gli Slam, si svolgeranno regolarmente. […] Molti erano scettici, me incluso, sullo svolgimento dello US Open vista la situazione della pandemia negli Stati Uniti“. Non si tratta di un ‘sì, giocherò certamente’ come molti si sono affrettati a concludere, ma è una posizione certo più vicina alla decisione di recarsi a New York rispetto a quanto inizialmente dichiarato, che aveva lasciato supporre l’intenzione di ricominciare il 2020 direttamente sulla terra battuta.
Da presidente dell’ATP Players Council non è potuto mancare un commento alla situazione di quei giocatori che vivono laddove l’epidemia è ancora al suo apice, come in Sudamerica. “Sicuramente ci saranno misure piuttosto strette per combattere il coronavirus, con giocatori come quelli sudamericani che avranno problemi a venire qui. […] Spero si riesca a risolvere questo problema e so che USTA e ATP ci stanno lavorando, in modo che chiunque ne abbia diritto per classifica possa avere la possibilità di giocare“.
Chiosa finale sul Roland Garros, il terzo Slam in programma per questa stagione (dovrebbe giocarsi a partire dal 27 settembre) e sulla sua novità, il tetto sul Philippe Chatrier. “Sono felice che siano riusciti ad organizzare il tutto, pur spostando le date, perché mi rendo conto quanto sia complicato. […] Il tetto sul Philippe Chatrier è una grande cosa, è uno dei tornei più belli e importanti del mondo. Adoro giocare lì e non vedo l’ora di tornare“. Su Parigi, insomma, nessun dubbio: a quanto pare le cose non cambiano, e val (sempre) bene un messa.