Verso la ripresa? Lo US Open sarà l’ago della bilancia
I “segnali di fumo” che si ricevono dalle associazioni professionistiche
e dalle federazioni che controllano i tornei dello Slam ancora in ballo in
questo disastrato 2020, ovvero la Federazione Francese e la USTA statunitense,
sembrano suggerire che si stanno togliendo i teloni per preparare i campi ad una
ripartenza della stagione che verosimilmente dovrebbe arrivare a fine
estate-inizio autunno.
Il prestigioso quotidiano francese “l’Équipe” ha presentato alcuni possibili scenari, tra cui una cancellazione totale della stagione 2020 (che secondo gli esperti del giornale ha il 33% di chance di verificarsi), una ripresa al 1° agosto come attualmente progettato (1%, ovvero quasi impossibile), ed una ripresa autunnale con la cancellazione o lo spostamento di qualche mese dello US Open e una mini-stagione sulla terra che introduce il Roland Garros (secondo i transalpini quest0 è lo scenario più probabile cn il 66% di possibilità).
Prima dello Slam parigino, che potrebbe essere spostato avanti di una settimana rispetto alla data attuale, secondo le fonti de l’Équipe ci sarebbe il tempo per uno dei due tradizionali Masters 1000 combined. Madrid sarebbe in vantaggio rispetto a Roma, grazie alla categoria superiore del torneo femminile (Premier Mandatory invece di Premier 5). Gli Internazionali d’Italia potrebbero eventualmente essere scambiati con le NextGen Finals di Milano, al penultimo anno di contratto, che ora come non mai appaiono come un vaso di coccio tra i vasi di ferro in quella che potrebbe essere una folle lotta per accaparrarsi un posto nel calendario autunnale.
Al momento l’ATP ha formato un “comitato virus” che sta preparando un protocollo sanitario per i tornei che hanno ancora intenzione di mettere in scena l’edizione 2020. Un fascicolo di 30 pagine è stato inviato agli organizzatori la settimana scorsa, dice una fonte del giornale francese, specificando che il costo delle misure sanitarie supplementari richieste dall’ATP può essere stimato in circa 150.000 dollari a torneo, una cifra che poche manifestazioni possono permettersi di sborsare senza far sprofondare i conti nel rosso più profondo.
A questo punto l’ago della bilancia sembra essere lo US Open: se la USTA dovesse riuscire a trovare il modo di far disputare il torneo, tutto il circuito potrebbe seguire la scia dello Slam americano e far ripartire il circo tennistico, a patto naturalmente che la Federazione Americana riesca nella straordinaria impresa di creare una situazione di relativa sicurezza per giocatori e staff nella quale si possa gareggiare senza sostanziali problemi.
Spostando l’orizzonte un po’ più avanti, ci sono due nodi cruciali da affrontare per ATP e WTA. Il tour femminile è tenuto in pugno dalla Cina, che organizza ben nove tornei, ed è imperativo che si riesca a salvare il Premier 5 di Wuhan e il Premier Mandatory di Pechino, oltre al WTA Championships di Shenzhen. L’ATP del nostro Andrea Gaudenzi, dal canto suo, deve preoccuparsi oltre che di non bruciare i ponti con la Cina anche di salvaguardare le ATP Finals di Londra, che contribuiscono per più del 60% (qualcuno dice fino all’80%) agli introiti annuali dell’associazione del tennis maschile. Tuttavia, la crisi provocata dal COVID-19 potrebbe dare una mano al tennis da questo punto di vista: “Ci sono state parecchie cancellazioni di concerti alla O2 Arena – ha dichiarato il direttore del torneo di Marsiglia Jean-Francois Caujolle – per cui è possibile che si aprano delle possibilità per disputare le Finals più tardi del previsto a Londra, lasciando qualche settimana in più per disputare altri tornei”.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Kosmos di Piqué di questa idea dell’ATP, visto che la Coppa Davis è programmata subito dopo le ATP Finals… Le prossime settimane saranno cruciali.