Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
È scettico, alla vigilia, John McEnroe. Il campione in carica degli US Open ha appena perso ad Atlanta da John Austin e la caviglia infortunata gli impedisce di muoversi sul campo come vorrebbe. Bjorn Borg, invece, ha il terzo appuntamento consecutivo con il destino e stavolta non può fallire: deve portare a casa questo Slam e puntare dritto verso Melbourne, dove ad attenderlo c’è la leggenda. Ma se Atene piange, Sparta non ride e nemmeno il n.1 del mondo è in perfetta forma. Lo confermano le difficoltà che incontra sul suo cammino newyorchese, costretto com’è a cedere due set ancor prima dei quarti (a Sadri e McNamara) dove se la vedrà con uno di quelli che lo fanno soffrire, ovvero Tanner.
Stavolta si gioca di pomeriggio (e non con le luci artificiali come un anno addietro) ma l’esito sembra lo stesso; il bombardiere di Chattanooga si porta avanti due set a uno e 4-2 nel quarto però, come scriverà Barry Lorge sul Washington Post, lo svedese ha “il ghiaccio nello stomaco” e, anche lontano dal suo miglior tennis, recupera il parziale e vince 6-3 al quinto. La situazione si ripete in semifinale, dove Kriek va addirittura avanti con un doppio 6-4 ma da quel momento raccoglie appena tre giochi, uno per set. Dopo la prima semifinale maschile, il tradizionale Super Saturday prosegue con Chris Evert che conquista il suo quinto titolo a New York ma il piatto forte arriva in serata quando si affrontano McEnroe e Connors. Jimbo sembra incontenibile e sale 3-1 nel quarto parziale dopo aver dominato il terzo per 6-0 ma Mac reagisce, infila cinque giochi consecutivi e nel quinto serve per la finale. Connors non ci sta, gli strappa la battuta e rimanda il verdetto al tie-break, dove però crolla senza rimedio lasciando al giovane connazionale l’onore e l’onere di battersi contro Borg.
Anche se lo svedese rimarrà sul trono dell’ATP per altri dieci mesi, si può ben dire che l’atto conclusivo degli US Open 1980 ne abbia decretato l’inizio dell’inesorabile e repentino declino. Quando inizia il quinto set di un incontro teso ma meno spettacolare di quello andato in scena a Wimbledon, c’è un dato che balza agli occhi: su quella distanza, Borg ha perso l’ultima volta nel febbraio del 1976 (battuto da Nastase nella semifinale della Challenge Cup di Honolulu) e da allora ha vinto tredici incontri su tredici; più in generale, lo scandinavo ha un bilancio di 25-4 sulla lunga distanza. Se poi accade, come lì, che si trovi dietro 0-2 e riesca a rimontare, anche l’inerzia sembra sospingerlo verso il trionfo.
Invece una dubbia chiamata e due doppi falli nel settimo gioco spostano di nuovo l’equilibrio verso McEnroe che gli ruba la battuta e chiude 6-4. Si tratta della terza vittoria di John sul numero 1 ATP, la seconda nei confronti di Borg. Anche se non lo dà troppo a vedere, Bjorn accusa il colpo; dopo più di un mese di inattività torna in campo a Basilea e perde in finale con un cecoslovacco alto e magro di nome Ivan Lendl con le stesse modalità di Flushing Meadows, ovvero recuperando due set e perdendo il quinto. A Tokyo fa anche peggio e perde nei quarti per mano di Bill Scanlon, un texano amante delle Hawaii (a Maui ha vinto i suoi due titoli ATP) che più avanti riuscirà anche a entrare tra i top-10.
Prima che finisca l’anno, Borg e McEnroe si ritrovano avversari sia nella finale di Stoccolma che nel round-robin del Masters di New York: in entrambi i casi vince lo svedese ma il suo desiderio di continuare a praticare questo sport è sempre più flebile. Nel 1981, Borg riduce ulteriormente l’attività e gioca tre soli tornei prima del Roland Garros. A Bruxelles è la volta del tedesco Rolf Gehring di vivere la sua giornata di notorietà, al WCT di Milano perde in finale con McEnroe mentre a Monte Carlo – dove è imbattuto da 14 incontri e ha vinto gli ultimi tre tornei disputati – deve anche fare i conti con una spalla malandata e si arrende al debutto a Pecci in tre set. Il n°1 non sembra preoccupato e chiosa: “La stagione inizia a Parigi”.
Lì per lì sembra una boutade e invece, anche senza dominare come in passato, è la verità perché al Roland Garros si impone su Lendl in cinque set e incamera il sesto titolo parigino, quarto consecutivo. Siamo ai titoli di coda. A Wimbledon va in scena la ripetizione della finale del 1980 e stavolta in palio c’è anche il bastone del comando. A sentire Loredana Bertè nella sua autobiografia, quel giorno a Borg interessa ben poco dell’incontro e vuole solo uscire al più presto dal campo per dedicarsi ad altri piaceri ma io credo che lo svedese abbia perso già da tempo la determinazione necessaria per contrastare l’ascesa del rivale, che lo batte in quattro set e torna ad essere il n.1 per un paio di settimane perché la vittoria sulla terra di Stoccarda rimette Borg in vetta per gli ultimi quattordici giorni.
Il 2 agosto infatti si chiude definitivamente la sua epoca con questi numeri: 109 settimane, 152 incontri con un bilancio di 139 vinte e 13 perse che valgono una percentuale del 91,45%, la più alta in assoluto tra tutti i numeri 1 della storia. Nella sua esistenza da n.1, Borg ha giocato 32 tornei conquistando 23 finali e vincendone 18. Da numero 2 farà in tempo a perdere un’altra finale agli US Open e vincere, sulla terra di Ginevra, il 64° e ultimo titolo di una carriera che da lì in avanti si disperderà in mille rigagnoli fatti di altrettanti improbabili e improponibili rientri, che serviranno solo ad offuscarne (ma solo in minimissima parte) lo splendore.
Dunque, il 3 agosto John McEnroe riconquista la vetta del ranking ma questa volta avrà modo e tempo per abituarsi. Nelle tre precedenti esperienze, infatti, si è trattato di sporadiche settimane (sei in tutto) all’interno del regno di Borg; adesso invece non ci sono dubbi che il n.1 sia lui. Tuttavia, i risultati di SuperMac non sono straordinari e arrivano alcune sconfitte di troppo. In Canada lo batte Amritraj, a San Francisco Scanlon e a Tokyo addirittura Vincent Van Patten, che però nell’occasione completa la sua miglior settimana conquistando l’unico titolo della carriera e battendo, oltre a McEnroe, altri due campioni slam come Gerulaitis e Edmondson. Entrato con il n.83 ATP, Vincent esce dall’indoor giapponese con il best-ranking di n.26 e, una volta appesa la racchetta al chiodo, intraprenderà la carriera di attore partecipando, tra l’altro, a Baywatch e Love Boat. Altro ko doloroso, per il mancino di Wiesbaden, è quello rimediato a Wembley, dove Connors gli recupera due set anche grazie a una sua sceneggiata che inverte l’inerzia della sfida.
Consueta coda della stagione precedente, il Masters del Madison Square Garden apre di fatto il 1982 e per il n.1 arrivano altre due battute d’arresto, di cui la più dolorosa è quella rimediata in semifinale contro Ivan Lendl, ovvero colui che in futuro ne erediterà la leadership mondiale. Il cecoslovacco e il ritornante Connors saranno i rivali diretti di McEnroe per quattro stagioni ma il primo a strappargli la corona è proprio Jimbo, che mette fieno in cascina battendolo nelle finali del Queen’s e di Wimbledon e lo spodesta del tutto a Flushing Meadows, in cui torna a far valere la legge degli anni pari. Dopo il 1974, il 1976 e il 1978, Connors centra il poker ai danni di un Lendl che pure partiva con i favori del pronostico. Certo, i precedenti dicevano 8-1 Connors ma quell’1 era avvenuto poche settimane prima a Cincinnati e Ivan aveva vinto 6-1 6-1! Però gli Slam sono altra cosa e, come avrà modo di rimarcare il vincitore a fine incontro, “Wimbledon è sempre Wimbledon ma qui è diverso, sono a casa mia, nel mio territorio.”.
Il 13 settembre Jimbo si riprende il n.1 e inaugura un periodo di estremo equilibrio, confermato dai dati: in meno di due anni ci saranno ben venti cambi al vertice tra McEnroe, Connors e Lendl. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – QUINTA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1980 | BORG, BJORN | McENROE, JOHN | 67 16 76 75 46 | US OPEN | H |
1980 | BORG, BJORN | LENDL, IVAN | 36 26 75 60 46 | BASILEA | H |
1980 | BORG, BJORN | SCANLON, BILL | 57 63 57 | TOKYO INDOOR | S |
1981 | BORG, BJORN | MAYER, GENE | 06 36 | MASTERS | S |
1981 | BORG, BJORN | GEHRING, ROLF | 67 57 | BRUXELLES WCT | S |
1981 | BORG, BJORN | McENROE, JOHN | 67 46 | MILANO WCT | S |
1981 | BORG, BJORN | PECCI, VICTOR | 06 64 57 | MONTE CARLO | C |
1981 | BORG, BJORN | McENROE, JOHN | 64 67 67 46 | WIMBLEDON | G |
1981 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 46 1214 57 | DAVIS CUP | H |
1981 | McENROE, JOHN | AMRITRAJ, VIJAY | 75 67 16 | CANADA OPEN | H |
1981 | McENROE, JOHN | SCANLON, BILL | 63 67 26 | SAN FRANCISCO | S |
1981 | McENROE, JOHN | VAN PATTEN, VINCE | 36 57 | TOKYO INDOOR | S |
1981 | McENROE, JOHN | CONNORS, JIMMY | 63 62 36 46 26 | WEMBLEY | S |
1982 | McENROE, JOHN | TELTSCHER, ELIOT | 46 16 | MASTERS | S |
1982 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 46 26 | MASTERS | S |
1982 | McENROE, JOHN | KRIEK, JOHAN | 36 63 46 | MEMPHIS | S |
1982 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 26 63 36 36 | DALLAS WCT | S |
1982 | McENROE, JOHN | DIBBS, EDDIE | 67 36 | FOREST HILLS WCT | C |
1982 | McENROE, JOHN | CONNORS, JIMMY | 57 36 | QUEEN’S | G |
1982 | McENROE, JOHN | CONNORS, JIMMY | 63 36 76 67 46 | WIMBLEDON | G |
1982 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 46 46 | CANADA OPEN | H |
1982 | McENROE, JOHN | DENTON, STEVE | 67 46 | CINCINNATI | H |
1982 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 46 46 67 | US OPEN | H |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg