Fognini: “Per me nel 2020 non si gioca più. Perderò soldi? Pazienza. Nel calcio sono matti!”
Trecentosessantacinque giorni fa era impegnato a rimontare Borna Coric sul centrale del Country Club, lo stesso campo sul quale avrebbe battuto Nadal il giorno successivo e Lajovic due giorni dopo, per sollevare il trofeo più importante della sua carriera. “Imbattuto a Montecarlo per due anni! Potevo riuscirci solo io“, dice Fabio Fognini in chiusura dell’intervista rilasciata a Gaia Piccardi per il Corriere della Sera.
Un’intervista nella quale il 33enne ligure si dimostra parecchio scettico sulle possibilità di rientrare in campo quest’anno. “In questo momento faccio fatica a immaginare la ripresa. Non so se in Asia tornerò più, non sarei andato neanche a Tokyo quest’anno. La mia paura più grande non è prendere il virus, ma trasmetterlo. Non sono più solo, sono papà e marito“. Fabio racconta di aver parlato con diversi giocatori, tra cui Dimitrov, Lopez, Djokovic e Federer (‘è in Svizzera bello tranquillo!‘) e prospetta uno scenario piuttosto pessimistico. “Ho una mia idea, per me nel 2020 non si gioca più. Come fa il direttore di un torneo a prendersi la responsabilità della salute di giocatori, staff, media, spettatori? Finché non sono sicuro al 110%, io non mi muovo. Perderò punti e soldi? Pazienza“.
Fognini non è dello stesso avviso di Nadal, che ha fatto capire di gradire anche la ripresa a porte chiuse – purché si riprenda, quando sarà possibile. “Che senso ha riaprire senza spettatori?” dice riferendosi al mondo del calcio, ma lasciando chiaramente intendere che sul tennis la sua opinione è la stessa. “Per me sono matti, sono morte migliaia di persone e pensano al pallone… scherzano con la salute delle persone e inseguono solo il business. Che senso ha San Siro vuoto? Non esiste, dai“.
Questa fermezza sull’argomento della ripresa agonistica sembra diretta espansione della serenità generata dall’ambiente familiare. Fabio è ad Arma di Taggia con Flavia e i due figli, dove ha deciso di tornare subito dopo il rientro dalla trasferta di Davis a Cagliari: era a Barcellona, quando la situazione era ancora relativamente tranquilla in Spagna e Italia, e ha scelto di non andare a Indian Wells (prima che il torneo fosse cancellato) per volare in Liguria, dove la famiglia Fognini ha una casa con giardino (e stendino!). “Non avevo mai trascorso così tanto tempo in famiglia. I primi giorni io e Flavia eravamo preoccupati, poi sono entrato nel meccanismo: lei allatta la bimba, io gioco con Federico e ogni tanto passo l’aspirapolvere“.
Fabio non mente sull’aiuto nelle faccende di casa. Lo ha confermato la stessa Flavia durante la seconda puntata di ‘Tennis United‘, il social-show condotto da Mattek-Sands e Pospisil che due giorni fa ha ospitato la coppia d’oro del tennis italiano: potete ascoltare l’intervento di Fabio e Flavia a partire dal minuto 4:09.
“All’inizio ero un po’ shockata, ho pensato: devo stare con lui un mese intero… come sarà?” scherza Flavia, che poi ammette di aver cambiato idea – ‘adesso è perfetto, mi aiuto molto anche a pulire la casa‘ – esponendo suo marito ai complimenti di Vasek e Bethanie. Sia Fabio che Flavia ammettono di aver rubacchiato qualcosa dai tornei, e tra i due il solo Fabio di aver saltato più di qualche warm-up pre-partita. Non era impossibile da immaginare.
Ma sull’asse marito-moglie scorre qualche vibe ancora più interessante. Se da un lato Fabio dice di volere un terzo figlio, dall’altro è sempre più convinto di voler convincere Flavia a tornare in campo. “Nel 2021, come Kim Clijsters. Ho parlato con Schiavone e Barazzutti, loro la allenano e io le faccio da manager: ho già pronto il programma dei tornei“. Ci riuscirà? Flavia sembra lasciare qualche piccolo spiraglio.
Ad ogni modo, prima o poi si tornerà in campo. E Fognini qualche obiettivo ce l’ha ancora. “Smetterò di giocare alle mie condizioni, quando sarò ancora competitivo. Non mi vedo da numero 90 del mondo a remare nei challenger. Vorrei togliermi qualche altro sfizio: un altro Masters 1000, magari Roma (gli Internazionali sono solo al Foro Italico, se si fanno altrove gli devi cambiare nome, aggiunge). Se poi è uno Slam meglio“. E nel futuro? “Ad allenare non ci penso proprio. Mi vedo più titolare di una società di scouting, come Totti nel calcio. L’occhio per il talento ce l’ho“. Come quello di Sinner? “Non gli tiro frecciatine, dico quello che penso: se ne parla tanto ma ha vinto tre partite in croce. Tipico dell’Italia. Sarà top 10 ma lasciatelo giocare, poi ne parlerete“.