Lo Us Open resiste, ma a porte chiuse (Cocchi). Federtennis sotto accusa: «Pagata con soldi pubblici mette i dipendenti in cassa» (Il Secolo XIX)

Lo Us Open resiste, ma a porte chiuse (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

In questi giorni i campi di Flushing Meadow sono diventati un ospedale da campo per il Covid-19 che vede un numero altissimo di contagi a New York. A vedere il Louis Armstrong, secondo stadio più grande dell’impianto, trasformato in una mensa che produce piatti per 25.000 persone sembra improbabile che il 30 agosto si possa giocare lo Us Open. E invece pare che la federazione Usa abbia tutta l’intenzione di mantenere l’appuntamento con quello che da sempre è l’ultimo Slam stagionale. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Telegraph, infatti, lo Slam americano non avrebbe nessun tipo di copertura assicurativa e una eventuale cancellazione sarebbe un disastro economico per le casse della Usta che subirebbero una perdita stimata in 400 milioni di dollari (circa 360 milioni di euro). Per questo motivo gli organizzatori stanno valutando di giocare il torneo a porte chiuse. Ultimamente si parlava di un possibile trasloco dello Us Open a Indian Wells, nel deserto Californiano, in modo da spostarne più avanti la data (novembre o dicembre) e non avere problemi climatici, ma l’ipotesi è sfumata perché JP Morgan, la banca di Manhattan che sponsorizza il torneo, non avrebbe gradito un trasferimento sulla costa del Pacifico. Oltre al fattore campo c’è anche di mezzo il calendario: se lo Us Open si spostasse tra novembre e dicembre, andrebbe a cozzare con la stagione della Nfl, lo sport televisivamente più seguito negli Usa, e quindi con la programmazione e gli ascolti di Espn, titolare dei diritti dello Slam statunitense. Insomma, non c’è spazio di manovra per la Usta che si sta organizzando per le porte chiuse a New York nelle date prestabilite. […]

Federtennis sotto accusa: «Pagata con soldi pubblici mette i dipendenti in cassa» (Il Secolo XIX)

L’annullamento dei grandi tornei di tennis non significa solo che Roger Federer potrebbe non avere un’altra chance a Wimbledon. Migliaia di lavoratori sono in seria difficoltà, a cominciare dai giocatori oltre il numero 200 del mondo. Ma peggio ancora stanno i 110 dipendenti della Federazione Italiana Tennis, posti in cassa integrazione tra le proteste dei sindacati, che si chiedono come mai la Fit incassi fior di contributi pubblici tramite Sport e Salute, «compresi quelli per sostenere il costo del personale dipendente», e poi ricorra alla cassa integrazione. E chiedono l’intervento del ministro dello Sport, Spadafora. La Fit replica che la contestazione non tiene conto del «quadro all’interno del quale ha preso le sue difficili decisioni». «L’obiettivo primario della Federtennis – aggiunge – deve essere quello di tutelare le 3.200 società affiliate, le centinaia di migliaia di praticanti e le migliaia di insegnanti che ne rappresentano il tessuto connettivo e senza i quali non ci sarebbe più nessuna attività sportiva. Una tutela che richiede risorse reperibili, in una situazione come l’attuale, solo attraverso una riduzione dei costi e, dunque, sacrifici da parte di tutti». La Fit sottolinea di autofinanziarsi all’87%, grazie agli introiti degli Internazionali che sono stati rinviati. E aggiunge di avere tagliato gli stipendi dei collaboratori, compreso Pietrangeli e gli allenatori delle Nazionali, Corrado Barazzutti e Tathiana Garbin. Lo stesso Barazzutti ieri lo ha confermato: «E’ un momento in cui tutti quanti dobbiamo rinunciare a qualcosa, un sacrificio che faccio dettato dalla mia coscienza». Per poi aggiungere che a suo parere non si potrà riprendere a giocare prima di avere scoperto il vaccino antiCovid. Pietrangeli, 86 anni, non nasconde la preoccupazione: «Mi è stato levato tutto lo stipendio e non ho altri introiti». L’ad di Sport e Salute Vito Cozzoli non sembra apprezzare la decisione del presidente Fit Binaghi: «C’è un accordo sindacale che va rispettato e che prevede una serie di strumenti, dallo smart working a tutta una serie di istituti sociali. Sport e Salute eroga risorse alle federazioni che servono per coprire anche le spese per il personale».