Moutet e l’isolamento da compositore: “Per me la musica è come la psicanalisi”
Che fosse amante della poesia e della musica si sapeva. Ma Corentin Moutet, ventenne parigino, sta dimostrando di avere un vero e proprio talento artistico. Originario di Boulogne Billiancourt (il quartiere in cui viene disputato il Roland Garros), da quando anche la Francia ha adottato le misure del confinamento a causa del coronavirus, si dedica quotidianamente alla scrittura di pezzi musicali, pubblicando quasi ogni giorno sul suo account Instagram le nuove composizioni. Moutet ha spiegato al giornalista Quentin Moynet de L’Equipe come la creazione musicale sia per lui una “sorta di psicanalisi”.
L’ultimo pezzo pubblicato su Instagram, “Ieri sera”. È già l’ottavo da quando c’è il confinamento, da dove viene tutta questa voglia di comporre?
“Lo faccio già da un bel po’. Ognuno ha trovato un modo per passare il tempo: per me è un modo di far conoscere un po’ quello che facevo oltre al tennis. In questo periodo di isolamento non c’è un granché da fare e ho avuto il tempo di creare nuovi pezzi. Di scriverli e realizzarli per poi presentarli, è il momento giusto per farlo”.
Ha scritto un pezzo al giorno per una settimana. Qual è il suo progetto? “All’inizio non avevo cominciato nell’ottica di farne uno al giorno. Al mio ritorno da Los Angeles (dopo la cancellazione di Indian Wells), ne ho scritto uno in aereo e ho voluto condividerlo. Ho trovato una musica, quella a cui mi sono ispirato per il primo pezzo e ho avuto voglia di farla conoscere perché mi piaceva, così come lo stile, il testo, mi rappresenta abbastanza ma non avevo pensato a farne altri. Poi mi sono detto che siamo confinati, non c’è niente da fare, è una bella sfida scrivere un pezzo al giorno per una settimana“.
Perché ha avuto voglia di scrivere in aereo ?
“Innanzitutto perché il viaggio è lungo! Avevo scaricato una playlist prima del viaggio di ritorno, tutti i pezzi di Diam’s (una cantante rap francese). Li conoscevo ma senza mai averli ascoltarli davvero, tranne i più famosi. Ho ascoltato per caso “Ecorchée vive” (“straziata” e, alla lettera, “scorticata viva”). La melodia mi è piaciuta molto. E siccome ora negli aerei c’è il wifi ho potuto scaricarla. Mi ha ispirato per scriverci qualcosa, non volevo copiare quello che ha fatto lei, ma ho utilizzato il pezzo precisando che mi sono ispirato da lei”.
Ha dovuto acquistare del materiale al suo ritorno in Francia?
“Ho fatto tutto da casa mia. Quando voglio fare qualcosa di più professionale, vado in uno studio di registrazione. A casa mia ho un microfono, uno stereo, casse acustiche e un programma informatico per mixare, lo stretto necessario per preparare la bozza. Abbiamo sempre un po’ paura del giudizio degli altri; essendo un tennista, avevo un po’ di timore nel fare qualcosa che non avesse a che fare col tennis. Il tennis resta il mio mestiere e ha la precedenza. La musica è qualcosa che faccio nel tempo libero, un passatempo. Con la musica parlo di me, senza bugie o cose inventate. L’importante è fare ciò che amiamo ed essere onesti ed è quello che faccio. Ci sono molte reazioni positive, ho ricevuto molti messaggi e ne sono molto contento e penso che continuerò a farne altri. Non appena ho un po’ di tempo libero, scrivo qualcosa e ascolto musica”.
Cosa le piace tanto nella musica?
“Per me è un po’ come la psicanalisi, è una cosa molto introspettiva. Ci facciamo delle domande, osserviamo i nostri sentimenti, le nostre emozioni e le trascriviamo su carta, la musica la considero così. Mi capita di parlare in prima persona, la prendo come un modo per dire cose che non sono sempre facili da esprimere. Mi piace osservare ciò che succede intorno a me e parlarne o raccontare, in musica, la storia di certe persone”.