Wimbledon, si decide entro una settimana. Rinvio o cancellazione (Cocchi). Adriano Panatta: “Il tennis tuteli i grandi tornei. Non gli interessi di Federer” (Semeraro)
Wimbledon, si decide entro una settimana. Rinvio o cancellazione (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
Anche Wimbledon è appeso a un filo. Soprattutto dopo la sospensione dei Giochi Olimpici per la pandemia del coronavirus, anche lo Slam britannico è vicino alla cancellazione. L’All England Lawn Tennis and Croquet Club, il club organizzatore del torneo, terrà una riunione di emergenza la prossima settimana per capire se ci siano ancora i margini per organizzare l’edizione 2020, il cui inizio, da calendario, sarebbe il 29 giugno. Wimbledon, che aveva scartato dall’inizio la possibilità di giocare a porte chiuse, ha quindi una «deadline» per decidere cosa sarà del torneo. Dal punto di vista politico e sanitario, il Regno Unito sta vivendo una situazione di incertezza, se possibile, superiore a quella degli altri Paesi europei e per questo ogni decisione dipenderà dalla piega dell’emergenza in Inghilterra. In più, anche se la cancellazione di Tokyo 2020 ha teoricamente aperto degli spazi nel calendario, pare improbabile che Wimbledon prenda il posto che era dei Giochi. Tra le preoccupazioni degli organizzatori, il fatto che i livelli di luce solare non siano ideali per il prato: è un fattore che condiziona notevolmente la superficie che, molto più delle altre, ha bisogno di particolari cure. «Stiamo effettuando una valutazione dettagliata di tutti i possibili scenari per i Championships 2020 — scrive il comunicato dell’All England —, compreso il rinvio o la cancellazione dell’evento» […]
Intervista a Adriano Panatta: “Il tennis tuteli i grandi tornei. Non gli interessi di Federer” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Le Olimpiadi spostate al 2021, Parigi che si giocherà forse a ottobre, persino Wimbledon a rischio. Adriano Panatta questo momento terribile anche per lo sport lo sta trascorrendo a Treviso, dove vive e ha da poco aperto un nuovo centro tennis […] Viviamo in un mondo globalizzato… «La globalizzazione è una grandissima boiata: si può dire?». …E il tennis è il più globalizzato degli sport. «Infatti non mi piace per niente. Tutto quanto è pensato per i grandi gruppi, che ormai fanno il bello e cattivo tempo». Si gioca da gennaio a dicembre, toccando 64 paesi. «A me degli Australian Open non importava nulla. È vero che gli spostamenti erano più difficili, ma io volevo giocare bene Roma, Montecarlo – dove purtroppo non mi è mai riuscito -, Parigi, la Coppa Davis. Andavo a Wimbledon perché ci dovevo andare. Il segnale più brutto è stato proprio aver distrutto la Coppa Davis». Le esibizioni fanno più pubblico di un match normale: segno dei tempi? «Vogliono lo spettacolo. Ma lo sport è fatto anche di altre cose». Il Roland Garros ha deciso di spostarsi a settembre senza chiedere permesso a nessuno: giusto? «Sono d’accordo con il Roland Garros, che ha una storia centenaria. Fine settembre è una collocazione giusta, anche se per i giocatori passare dal cemento alla terra battuta è un piccolo problema. Io lo avrei spostato anche una settimana più tardi». Federer, che organizza nelle stesse date la Laver Cup, non l’ha presa bene. «Federer mi sta anche simpatico, ma si è fatto una società per conto suo, se ne farà una ragione. Non possiamo andare dietro a lui». Gli Internazionali d’Italia sono sospesi: meglio annullare o rinviare? «Vanno recuperati. Ottobre va benissimo, anche dopo Parigi. Ha presente le famose ottobrate romane? A Roma maggio come clima non è meglio di ottobre, anzi». Montecarlo ha deciso di fermarsi un anno. «Mi dispiace molto. È un crocevia romantico fra i tornei americani e la terra battuta». Gli appuntamenti da ricollocare stanno diventando tanti: che fare? «Faccio un appello ad Andrea Gaudenzi, il Presidente dell’Atp. Non gli chiedo, da italiano, di favorire l’Europa, ma le istituzioni del tennis hanno il dovere di salvaguardare i tornei che hanno più tradizione. Giocare a Phoenix, Arizona, non è più importante che giocare a Roma. Bisogna che tutti se lo mettano in testa». I tennisti di secondo piano soffrono economicamente per il blocco. «Mi dispiace. Ma sono più preoccupato dell’operaio della Finsider». Ha sempre detto che il suo tennis faceva “pof”, invece del “bang” di oggi. Come sarà il tennis dopo il silenzio? «Si ripartirà gradualmente, ma tutto tornerà come prima: ciascuno cercherà di fare il proprio interesse». I grandi vecchi come Federer patiranno di più la pausa? «Di solito, quando c’è uno stop forzato di qualche mese, alla ripresa è avvantaggiato chi ha più talento. I giocatori meccanici, costruiti, faticano di più» […[