Tennis e mental coaching: penso, dunque gioco

Cosa posso fare, in questi giorni di stop forzato in casa, per il mio tennis? Una domanda, questa, che probabilmente avrà attraversato la mente della maggior parte dei tennisti, di qualsiasi livello, quando è diventato chiaro che ci vorrà un po’ di tempo prima di poter tornare ad impugnare una racchetta su un campo da tennis.

Data la situazione che stiamo vivendo a qualcuno potrà forse sembrare una domanda un po’ superficiale da porsi (molto meno, ovviamente, se a farsela è chi di tennis vive, come i giocatori professionisti, i maestri di tennis e le altre figure professionali legate al nostro sport). Ma dall’altro canto poter spostare in questo momento il focus della nostra attenzione su una nostra passione – o sul nostro lavoro, come appunto nel caso dei “pro” –  può invece rappresentare un modo per distrarsi un po’ dalla difficile situazione che stiamo vivendo e guardare, con ottimismo, al futuro, quando tutto questo non sarà che un brutto ricordo. In questo articolo forniremo alcune indicazioni su quali tecniche di mental coaching possono tornare utili ad un tennista per lavorare sul proprio tennis anche in questo periodo, in cui si trova a dover rimanere in casa e non può allenarsi in maniera tradizionale sul campo.

Modelliamo i nostri colpi

La prima tecnica che possiamo utilizzare è indubbiamente la visualizzazione, o imagery. Nello specifico, utilizzandola per mantenere o migliorare la qualità dei nostri colpi. Partendo dalla scelta del modello, ovvero del giocatore (o giocatrice) che prendiamo come riferimento nell’esecuzione dei singoli gesti tecnici. Questa particolare tecnica di visualizzazione si chiama infatti modeling (ad essere precisi, other-modeling, dato che usiamo come modello un altro giocatore e non noi stessi). Ne avevamo parlato nel dettaglio in un altro articolo, che vi invitiamo a rileggere per capire come utilizzarla. Questa tecnica può anche essere impiegata per il modellamento di schemi tattici, prendendo quindi come riferimento non un solo gesto tecnico ma una sequenza di due o più colpi (ad esempio, il classico schema servizio– dritto) utilizzata da un determinato giocatore.

Teniamo attive (o creiamo) le nostre routine

Per chi già le utilizza, un altro ambito di lavoro sono le routine, o meglio la tecnica dell’ancoraggio sulle quali sono basate. Anche a routine e ancoraggi avevamo dedicato un articolo specifico, e anche in questo caso vi invitiamo a rileggerlo per gli approfondimenti del caso. Qui ricorderemo solo che l’ancoraggio si basa sulla capacità del nostro cervello di creare una relazione tra uno stato d’animo o un’emozione (come, ad esempio, la fiducia in se stessi, la determinazione, il coraggio, la gioia) e uno stimolo ben preciso (un gesto, una parola, una immagine visualizzata mentalmente o anche una combinazione di questi). E che viene mantenuto efficace se adeguatamente allenato. Quindi più attiviamo quello stimolo (l’ancora), più diventa efficace il richiamo di quel determinato stato emotivo di cui vogliamo disporre in quel momento. E di conseguenza le routine diventano – concedeteci il gioco di parole – routinarie.

In un periodo di cui non possiamo calcare i campi da gioco può perciò essere utile ripetere l’esercizio con il quale inizialmente abbiamo creato l’ancora, quello nel quale abbiamo associato lo stato allo stimolo, in genere attraverso il ricordo di un evento del passato in cui avevamo sperimentato in maniera veramente significativa lo stato emotivo in questione. Altro modo per mantenere adeguatamente allenata l’ancora è fare nuovamente ricorso alla visualizzazione, immaginando di essere in campo, in una determinata situazione di gioco in cui abbiamo bisogno di trovarci in quello stato, e visualizzando l’attivazione dello stimolo ed il conseguente richiamo dello stato. Si tratta in questo caso di esercitazioni che sono consigliate a chi ha già una certa dimestichezza con queste tecniche.

Una delle routine più famose del tennis, quella di Nadal al servizio (foto: usatoday.com)

Per chi invece non avesse ancora delle routine, questo può essere il momento giusto per iniziare a pensarci. Si può cominciare mettendosi innanzitutto seduti al tavolo, per riflettere e poi scrivere su un foglio quale stato d’animo avremmo bisogno di richiamare in determinate situazioni. Maggior attivazione all’inizio del match? Più coraggio nelle palle break? Maggior determinazione quando si arriva ai game decisivi del set? Possono essere diverse le situazioni in cui potremmo aver bisogno di essere più efficaci dal punto di vista mentale in campo. Una volta messa giù la lista, possiamo magari fare il passo successivo: sperimentare e creare un’ancora. Internet ci viene ovviamente in aiuto, tra video, articoli ed estratti da libri sull’argomento. E se poi decidiamo – chiaramente in considerazione del nostro livello di gioco –  che vogliamo fare anche un altro passo e avere il supporto di un professionista in questo passaggio, beh, i mental coach lavorano via Skype anche in questo periodo.

Controlliamo (o definiamo) i nostri obiettivi

Last but non least, un altro aspetto su cui poter lavorare in questo periodo sono sicuramente gli obiettivi, argomento di cui data l’importanza – l’inciso iniziale non era casuale – abbiamo parlato approfonditamente in un paio di articoli (Tu chiamali se vuoi, obiettivi e Il goal setting minuto per minuto), ed il conseguente piano d’azione (abbiamo parlato anche di questo). Se per questa stagione ci siamo fissati degli obiettivi ben precisi, durante questa pausa forzata può essere opportuno andare a riprenderli e analizzarli, valutando se sia il caso o meno ridefinirli. Una cosa che periodicamente è sempre bene fare, per verificare se siano ancora in linea con la nostra situazione attuale: a maggior ragione quando la nostra situazione attuale ha un impatto così rilevante su tutti gli ambiti della nostra esistenza. Ci sarà chi obietterà che in questo momento non sappiamo esattamente quando ripartiremo, variabile importante nel ridefinire gli obiettivi e soprattutto il relativo piano d’azione. Vero, ma nessuno ci vieta di rimodularli adesso, ipotizzando di riprendere ad inizio aprile – come detto all’inizio, una ventata di ottimismo per il futuro aiuta – e poi eventualmente ritararli nuovamente tra un paio di settimane, se ce ne sarà la necessità.

Opportuno però lavorarci, sennò in una situazione in cui ci troviamo a non giocare e a non avere certezze su quando riprenderemo, se ci frullano in testa anche gli obiettivi che ci siamo dati all’inizio dell’anno – specie se sono un giocatore di un certo livello – e che ogni giorno che passa ci rendiamo conto diventano sempre meno raggiungibili, la frustrazione aumenta. E in questo momento non ne abbiamo proprio bisogno.
Se invece degli obiettivi ben chiari non ce li siamo (ancora) dati, anche in questo caso il suggerimento è quello di valutare se non sia giunto il momento di farlo. L’invito è quindi di leggere gli articoli sopra citati e poi di sedersi – eh, sì, nuovamente – al tavolo per iniziare a mettere giù i proprio obiettivi (ben formati, ovviamente) e definire conseguentemente il piano d’azione. Perché, come diceva Antoine De Saint-Exupéry, l’autore de Il piccolo principe, un obiettivo senza un piano è solo un desiderio. E anche in questo caso il web ci può fornire ulteriore supporto per muovere i primi passi nel goal setting e nell’action planning. Per poi valutare anche in questo caso – dipende ovviamente sempre dal livello e dalle ambizioni del giocatore – se contattare un professionista.

Insomma, anche se non possiamo scendere in campo, se vogliamo di lavoro da fare sul nostro tennis ne abbiamo. Magari – qui ci rivolgiamo soprattutto a chi non ha mai usato queste tecniche – si tratta di cose a cui abbiamo già pensato, ma per le quali non abbiamo mai trovato il tempo, immersi nei ritmi della nostra quotidianità. In questo momento quel tempo c’è. E se, come dice un certo Novak Djokovic, uno che di come si gestisce mentalmente un match di tennis ne capisce, “Ti sembra che l’incontro si svolga in campo, in realtà si svolge fra le tue orecchie”, allora anche in un periodo come questo abbiamo la possibilità di fare qualcosa per prepararci a quell’incontro. E non poco. Così, quando torneremo in campo (perché ci torneremo, e presto) scopriremo che, una volta tolta la polvere dalla nostra racchetta e la ruggine dai nostri colpi, questo stop ci avrà dato degli strumenti per diventare dei giocatori migliori. Sarà un motivo in più per sorridere e godersi il tanto atteso ritorno alla normalità.


Mental coach sportivo e giornalista pubblicista, Ilvio Vidovich dal 2014 è collaboratore di Ubitennis, per cui ha seguito da inviato le ultime due edizioni del Roland Garros, tornei ATP e Coppa Davis. Personal coach certificato, ha conseguito un Master in Coaching, una specializzazione in Sport Coaching e tre livelli di specializzazione internazionale in NLP (Programmazione Neuro Linguistica), tra i quali quello di NLP Coach, ed è membro del Comitato Scientifico della ISMCA. È anche istruttore FIT e PTR.