Il distanziamento sociale secondo Lucas Pouille
Antropofobici, socialmente ansiosi, hikikomori… Da anni si stavano allenando per questa situazione e ci sono arrivati preparatissimi, come un maratoneta a cui venisse chiesto di fare cinque chilometri di corsa leggera. Correre. Perché sono tempi complicati, di riflusso, di restaurazioni. Coloro che vorrebbero continuare a fare sport e si arrangiano come possono vengono scherniti, denigrati e tacciati di comportamento irresponsabile con il plauso di quei sedentari che, quando finirà l’emergenza (perlomeno questa emergenza), torneranno a essere semplicemente il solito potenziale peso per il Servizio sanitario nazionale. In spregio a chi #nontimuoveredaldivano, c’è chi resiste e scende solitario in cortile per saltare una corda o fare qualche scatto da un garage all’altro. Si organizza come può per gestire un impossibile equilibrio. Alcuni, e questa rimane una certezza nonostante tutto, possono più di altri.
Con le misure che si fanno viepiù restrittive o, per citare le parole del ministro dell’interno francese, che “saranno applicate più rigidamente”, spicca la lungimiranza di Lucas Pouille. L’ex top ten si è infatti detto che, “se dobbiamo restare confinati, che sia nelle migliori condizioni”. Rapido come un coguaro, prima che il presidente Macron decretasse l’isolamento, si è messo alla ricerca di una casa da affittare con campo da tennis annesso. Sembrerà incredibile, ma ce n’era una ancora disponibile e “voilà, sono al sud da martedì scorso” esulta l’uomo del nord.
Chissà quanti si staranno mangiando le mani per non averci provato, traditi dalla loro distorta convinzione che le ville con campo da tennis fossero ormai esaurite da un pezzo o di poter continuare a frequentare il circolo. “Ho avuto fiuto” racconta Lucas a FranceInfo. Assistito dalla fortuna in questa occasione, non lo è stato invece per quanto riguarda la sua carriera recente. Interrotta l’attività a metà ottobre per un problema al gomito destro e rientrato in torneo solo a Indian Wells (il Challenger), è stato subito sconfitto da Noah Rubin, l’uomo Behind The Racquet che non se la cava poi malissimo neanche impugnandola.
Tra i pochi amici invitati a stare con lui e la moglie in questa casa a Valbonne, c’è il n. 95 ATP Gregoire Barrere con cui si allena regolarmente sul campo in terra battuta. Forse non è la superficie più adatta se la speranza è il ritorno del Tour sui prati di giugno. Però, c’è sempre la possibilità che la stagione sul rosso sbocci inaspettata con mesi di ritardo, dopo che il presidente della FFT Giudicelli si è tuffato su un doppio slot settembrino accaparrandoselo come se fosse l’ultimo rotolo di carta igienica al supermercato. Solo che non era sullo scaffale ma nel carrello di un altro cliente. Dettagli.
Continuando a scherzare, così da dimenticarci giusto per un po’ che non c’è da scherzare, torniamo al nostro Pouille all’opera su quel polveroso campo in Costa Azzurra. “È soprattutto mantenimento” spiega. “Colpiamo la palla, stiamo attenti alle sensazioni, facciamo atletica. L’obiettivo è di non perdere tutto ed essere pronti quando dovremo riprendere l’allenamento intensivo, perché questo isolamento rischia di durare parecchio”. Le giornate restano comunque lunghe da far passare, nonostante le chiacchierate, i giochi da tavolo, la TV, la Playstation e le faccende domestiche. Le temperature non permettono ancora di usufruire della piscina che, invero, non viene menzionata nell’intervista, ma quella affittata dal tennista congelato al n. 58 ATP non può essere l’unica villa della regione a non averne una.
Gregoire Barrere, che abita a due passi dal Philippe Chatrier, ha colto al volo l’invito del più giovane connazionale (più giovane di una settimana). Conferma che lavorano per “mantenersi in forma in modo da non infortunarsi quando ricominceranno e non avere peso da perdere”. È anche conscio del colpo di fortuna e lo ammette chiaramente (“Sappiamo di essere privilegiati, non tutti gli sportivi di alto livello hanno questa possibilità”), per quanto sembri implicare che, viceversa, tutti gli sportivi di livello medio e basso ce l’abbiano. Non sappiamo se anche coach Courteau faccia parte della combriccola, ma c’è Clemence, dallo scorso settembre la signora Pouille.
Ella dice che “abbiamo imparato di nuovo a stare in gruppo, è molto piacevole” e assicura che prestano anche molta attenzione alle regole igieniche e del distanziamento interpersonale: “Ci facciamo consegnare la spesa. Puliamo tutti i pacchetti, disinfettiamo le maniglie, forse anche troppo” se la ride, “cento percento”. Come partono avvantaggiati quelli che praticavano già da anni il distanziamento sociale, così la necessità di pulire al limite del disturbo ossessivo-compulsivo può tornare utile in questi tempi.