Coppa Davis e coronavirus: giusto giocare a porte aperte Italia-Corea del Sud o no?
Non c’è solo il calcio, in ambito sportivo, a creare problemi di comportamento nei confronti di un evento che debba disputarsi di fronte a una buona affluenza di pubblico. C’è anche il tennis che non sembra capace di seguire una unica linea di condotta coerente, ma varia a seconda dei Paesi in cui si disputa un evento. Cagliari, che deve ospitare un primo turno di Coppa Davis – che per l’appunto vede di fronte 2 nazioni, Italia e Corea del Sud, che sembrano occupare due dei primi tre posti fra quelle “segnate” dal coronavirus -, non è Bergamo dove è stata sospesa e annullata per sempre la finale di un Challenger.
Non si arresta il virus delle polemiche; anzi, questo effetto collaterale pare anche più contagioso dello stesso Covid-19 e dilaga come da italica tradizione in ogni settore. Oltre alla politica, sempre in prima linea quando si tratta di dare il cattivo esempio, litigano i virologi, con l’uno che imbraccerebbe la chitarra per cantare “we’re on the eve of destruction” e l’altra che “è poco più di un’influenza”. In mezzo, tutta la gente normale (per così dire) in trepida attesa che l’allarme per la pandemia/indisposizione passi per poter smettere di lavarsi le mani, ricominciare a starnutire in faccia al prossimo e passare un altro mese barricata in casa, ma stavolta solo per ingozzarsi con le quinquennali scorte di cibo che si è accaparrata.
Parte delle polemiche riguarda le misure adottate per contenere il contagio che appaiono prive di logica e coordinazione nel loro differenziarsi tra amministrazioni, territori ed eventi. È proprio qui che ci si sposta sul campo che più ci interessa: quello da tennis, precisamente quello che venerdì 6 e sabato 7 marzo ospiterà l’incontro di Coppa Davis fra Italia e Corea del Sud. Chi vince si qualifica per le Finali di novembre a Madrid. La sede dell’evento è il Circolo Tennis Cagliari e l’intenzione non solo di disputare il tie, ma di giocare “a porte aperte”, è stata più volte sbandierata, rinforzata dall’assenza di casi positivi al virus nella regione.
PORTE APERTE O CITTÀ APERTA? – La prima perplessità riguarda proprio questo punto: il fatto che nessuno presenti i sintomi – sembra ci sia stato fin qui un solo caso, relativo a un imprenditore che aveva frequentato un evento molto affollato a Rimini – dovrebbe al limite comportare che chi risiede nell’isola possa viaggiare senza restrizioni; e, certo, anche che chiunque possa essere tranquillo nel recarsi in Sardegna, compreso però chi è infetto. Dalla Corea, secondo Paese al mondo per numero di contagi registrati dopo la Cina (l’Italia resta ben salda al terzo posto), per sostenere i propri rappresentanti è giunta una quindicina di tifosi che alloggeranno in un hotel diverso da quello dei giocatori. Se la squadra italiana è già al completo, i tennisti coreani sono arrivati a scaglioni: i primi sono stati Ji Sung Na e Min-Kyu Song da Seoul con tutto lo staff, poi Duckhee Lee e Hong Chung da Columbus, in Ohio, mentre il quinto è arrivato solo nella serata di lunedì.
Sì, perché Yunseong Chung era ad Antalya per disputare un M25 ITF e, sconfitto al primo turno in singolare e al secondo in doppio, era rimasto bloccato in Turchia a causa della sospensione dei voli da e verso l’Italia ed è quindi stato costretto a una non comoda deviazione con scalo a Mosca. Per quanto riguarda invece quelli provenienti dalla capitale asiatica, la team manager ha spiegato che non ci sono stati controlli quando sono atterrati a Roma e “ci hanno misurato la temperatura solo al nostro arrivo a Cagliari”. Nel frattempo, si è purtroppo verificato anche il primo caso in Sardegna, anche se la conferma della diagnosi verrà dall’Istituto superiore di sanità dopo l’analisi del tampone.
GIÙ LE MANI DAI… – Una seconda criticità è rappresentata dalla sede della sfida, con il CT Cagliari adiacente alla scuola primaria di via Garavetti, la cui palestra sarà utilizzata come sala stampa. Nonostante le transenne nelle zone di passaggio e la circolare della Direzione didattica che informa della “sanificazione e l’igienizzazione dell’ambiente della palestra prima della riconsegna del locale alla scuola prevista per lunedì 9 marzo”, i genitori degli alunni, prevedibilmente, non si dicono tranquilli – e non perché il temine igienizzazione sia sconosciuto a molti dizionari. “Lascia perplessi il fatto che l’amministrazione comunale abbia ritenuto necessario annullare diversi eventi, in via precauzionale, ma non una rassegna sportiva di questa portata sulla quale invece sente di rassicurare tutti i cittadini”.
Ecco appunto uno degli aspetti anticipati che lasciano più dubbiosi: decisioni diverse per situazioni simili, apparentemente disposte con lo stesso piano razionale delle macchie che caratterizzano la tuta di Dimitrov. La più evidente di queste è stata la cancellazione dell’appuntamento con la SoloWomenRun, prevista per l’8 marzo e spostata a domenica 7 giugno. Il 27 febbraio, la corsa tutta al femminile abbinata a progetti di responsabilità sociale aveva raggiunto le 17.669 iscrizioni. Il giorno seguente, la comunicazione ufficiale del rinvio: “Ogni scelta è opinabile ma noi, in accordo con le istituzioni, siamo convinti di avere optato per quella più opportuna e doverosa, pensando in primis a tutelare le fasce più deboli che sono la vera anima della Cagliari SoloWomenRun” ha cercato di chiarire Fabio Carini, project manager dell’evento, intenzionato innanzitutto a “garantire la massima sicurezza e serenità alle donne che sono alle prese con problemi di salute e che, in un contesto di incertezza palesemente non creato da noi, avrebbero optato per rimanere a casa e non rischiare, oppure avrebbero convissuto con l’ansia di uno starnuto potenzialmente infettivo”.
A tal proposito, una nota di Verdes – Sardegna Pulita indirizzata al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità, interrogandosi polemicamente su quale sia la differenza tra i due eventi, domanda: “Quale prevenzione a tutela dei sardi? 3000 biglietti già venduti per la Coppa Davis a Cagliari, con persone che arriveranno dalla Corea del Sud e con mega concentrazione di pubblico. Ci spieghino i massimi responsabili della nostra salute? Tutti dentro una tuta sterile?”.
E LE SQUADRE? – Un’altra decisione che non aveva ricevuto particolari consensi risale a poco più di una settimana fa quando è stata annullata la finale del Challenger di Bergamo, senza lasciare la possibilità di disputarla a porte chiuse, come senza pubblico si affronteranno a Miki Giappone ed Ecuador (nell’attesa di sapere cosa farà Kei Nishikori e perché). Salvo inversioni di marcia dell’ultima ora, resta invece tutto aperto il tie di Cagliari. Aperto agli spettatori paganti, ovviamente, perché i primi due tennisti sudcoreani convocati, Duckhee Lee e Ji Sung Nam, stazionano ben oltre il 200° posto della classifica e l’esito della sfida sembra decisamente favorevole ai ragazzi di capitan Barazzutti.
Nonostante le assenze quasi annunciate di Matteo Berrettini e Jannik Sinner e i risultati non proprio brillanti dei nostri connazionali in questi due primi mesi, con il solo Gianluca Mager (convocato dopo il gran torneo a Rio) nella top 50 della Race, la presenza di Fabio Fognini e Lorenzo Sonego promette un importante vantaggio in termini di valori tennistici. Aspettando il confronto sul campo, l’amministratore delegato di FIT Servizi Carlo Sciarra assicura che “entrambe le squadre sono monitorate dai medici e la squadra sudcoreana è alloggiata nello stesso albergo dell’Italia, ma in un’ala separata”. In caso di sintomi, il protocollo di emergenza prevede l’assistenza in un’area dedicata e la possibilità del trasporto in ospedale con un’ambulanza speciale. Insomma, sono finiti i bei tempi – eppure era solo metà gennaio – quando gli interrogativi si limitavano sostanzialmente allo scontro fra l’appuntamento sardo e il calendario dei giocatori.