Nadal non finisce mai (Crivelli). Kyrgios 2.0 ma non basta contro Nadal (Clerici). E alla fine è ancora Rafa (Azzolini). Djokovic: quanti consigli nei miei momenti difficili (Semeraro)
Nadal non finisce mai (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Altra spiaggia, altro mare. Ma non è ancora arrivato il tempo di cambiare. Nadal contro Kyrgios non potrà mai essere una partita normale, perché lo scontro di personalità e le troppe schermaglie del passato non si dimenticano. Eppure la vittoria di Rafa, al culmine di una sfida esaltante, uno show che incatena alle seggiole i 14.500 della Rod Laver Arena immersa in un’atmosfera surreale e sospesa tra il tifo per l’idolo di casa e l’enorme affetto per il leggendario campione, segna un cambio di passo nella saga della loro rivalità: non sarà nata un’amicizia, ma quanto meno è sbocciato il rispetto. Perché nella concentrazione feroce del numero uno del mondo, nella ricercata perfezione delle sue scelte tattiche, nella lettura strategica dei momenti chiave, si legge il definitivo riconoscimento del valore dell’avversario. Per piegare questo Kyrglos, Nadal deve estrarre dal mazzo 64 vincenti e limitare a 27 i gratuiti, correndo per il campo con l’umiltà di chi è consapevole che ogni punto può diventare decisivo. D’altro canto, Kyrgios non concede nulla allo show fine a se stesso, lascia nel cassetto servizi da sotto e tweener senza senso, applaude addirittura i colpi più belli dello spagnolo e se la gioca con l’enorme bagaglio tecnico che gli appartiene. Lo condannano un paio di scelte sbagliate nei tiebreak del terzo e del quarto set, quando l’istinto prevale sulla razionalità, ma Nick dimostra di appartenere a questo livello, e la nuova serenità personale apparentemente raggiunta in queste settimane potrebbe finalmente proiettarlo a una stagione da colosso. Intanto gli rode, ed è il segno del cambiamento: «Sono distrutto per aver perso, queste sono le partite che mi piacerebbe vincere di più. Sono sicuramente migliorato come uomo, come giocatore non so». Ma sono i complimenti dell’arcirivale che aprono le porte del possibile paradiso al Kid: «Stavolta ha giocato molto seriamente, ha dato sempre il suo meglio. Se resta concentrato, è un tennista fantastico. È stato un match da paura. Quando l’ho criticato, l’ho fatto perché il suo esempio non faceva bene al nostro sport e ai bambini che ci seguono». Intanto il vecchio Rafa non molla di un metro e corre ancora e sempre verso la storia. Certo la sfida con Thiem non sarà semplice. In vista c’è lo Slam numero 20, che significherebbe agganciare Federer per un’impresa dall’altissimo valore simbolico, ma anche la possibilità di diventare l’unico giocatore dell’Era Open a conquistare tutti gli Slam almeno due volte. […]
Kyrgios 2.0 ma non basta contro Nadal (Gianni Clerici, La Repubblica)
Le identificazioni a volte possono apparire stravaganti. Il tennista australiano Nick Kyrgios si è identificato con Kobe Bryant, il grande cestista dei Lakers morto in un incidente d’elicottero. Kyrgios è noto per aver più di una volta affermato di preferire il basket al tennis, e addirittura di giocare mal volentieri, certi giorni, quest’ultimo sport. Nick è un new australian. come vengono chiamati i figli di chi non era ancora cittadino australiano, come suo padre George – pittore greco – e sua madre Norlaila, specialista di computer malese. Ha creato una fondazione benefica NKF, le sue iniziali, a favore dei bambini poveri. Fin qui Nick era noto: parolacce agli avversari, agli arbitri, agli spettatori, racchette infrante e spesso, quasi se il tennis gli fosse stato imposto quale un lavoro sgradito. Stavolta niente di simile si è visto. Nick se l’è a volte presa con se stesso, si è limitato a muovere le labbra negativamente o a pronunciare qualche bestemmia nel caso di colpi sbagliati o fortunati dell’avversario, Nadal, come sempre impeccabile anche nel meno fortunato degli scambi. Per ricordare Kobe, Nick è arrivato sul campo indossando una maglietta da basket gialla, quella numero 8 dei Los Angeles Lakers, che si è tolto terminato il riscaldamento. Ha poi iniziato a condurre il gioco, anche perché Nadal stava molto indietro, come fa spesso, a rispondere ai suoi servizi. Un numero eccessivo di errori ha offerto il terzo game a Nadal e la prima partita si è conclusa a favore dello spagnolo, 6-3. Il gioco si apparigliava, anche grazie alla posizione arretrata di Nadal. Nel terzo set, Kyrgios non mollava più il servizio fino al tie-break e solo in quel frangente Nadal, attaccando più spesso, riusciva ad aggiudicarselo. Nuovamente tiebreak nel quarto, con Nadal sempre più spesso a rete, insolito per lui, e tie-break risolto 7 a 3. Si era verificato lo stesso score di Wimbledon, nonostante un Kyrgios più pericoloso, più spesso a rete, e un Nadal positivamente costretto a imitarlo. Alla fine ecco sul campo John McEnroe, nel ruolo di intervistatore scippato a Jim Courier, e Nadal confermare che il match era stato molto duro «perché con Nick non sei mai in controllo, non sai mai cosa può succedere ed é stato più che difficile brekkarlo dopo il secondo set: quando gioca come oggi, senza distrarsi, è positivo per sé e per il nostro sport».
E alla fine è ancora Rafa (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Ha un gran da fare, Nick Kyrgios. Certo dipende dal carattere, volitivo, energico, risoluto. […] Assistere a un match di Kyrgios equivale a correre una maratona con un cocomero da quattro chili fra le mani. Come faccia a vincere incontri importanti, con quei giocatori che fanno della professionalità un uso del tutto contrario alle sue stravaganze, è del tutto incomprensibile. E infatti Nick non li vince… Il match con Rafa Nadal se ne va su due o tre palle appena, ma ognuna di esse vale il game che fa la differenza. I due sono vicini, esattamente come dice il punteggio, e Rafa deve accontentarsi di un certo agio nelle manovre solo nel primo set. Nick di fatto entra in scena nel secondo, e piazza colpi di splendida fattura sebbene a volte privi di qualsiasi logica, ma l’insieme dei due percorsi tennistici cui Kyrgios si affida, crea imbarazzo al tennis modulare dello spagnolo, e il match si dispone sulla strada della parità. Nove game a testa dopo i primi due set, dodici per uno a metà del terzo, quindici per l’approdo al tie break. Anch’esso decisamente in equilibrio, con Kyrgios che risale da 1-4 e riprende Rafa sul 5 pari, gli concede un doppio fallo che Nadal subito restituisce, ma poi cade su due accelerazioni dello spagnolo. Anche nell’ultimo set Nadal si porta avanti con il lavoro, breakkando facile nel terzo game, ma Nick ha ancora voglia di rimonta e ci riesce al decimo game. E’ il tie break a decidere, e stavolta l’australiano lo gioca maluccio, ancora sotto i fumi tossici dell’ultima protesta per le disattenzioni dei giudici di linea, e Rafa chiude a braccia alzate, segno che il primo confronto australiano con Kyrgios non lo lasciava tranquillo nemmeno un po’: «Esco da questa sfida migliore come uomo», spiega Nick, con malcelato orgoglio. «Sento di essermi giocato al meglio le mie possibilità. Non so dirvi se anche il gioco sia migliorato. Ma questo è l’aspetto che m’interessa di meno». Nadal raccoglie e rilancia, «ha grande talento, quando s’impegna così è un valore aggiunto per tutto il tennis». […]
Djokovic: quanti consigli nei miei momenti difficili (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Kobe Bryant amava il tennis, anche a settembre a New York era stato spettatore appassionato degli Us Open. E il tennis amava, anzi continuerà ad amare Kobe Bryant. «E’ uno di quei giorni che vorresti cancellare», ha detto al microfono di John McEnroe il numero 1 del mondo Rafa Nadal, che aveva conosciuto il fuoriclasse dei Lakers attraverso il comune amico Pau Gasol «Ma Kobe rimarrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre anime». Lo spagnolo, il volto triste nonostante la vittoria sotto la visiera di un cappellino dei Lakers, aveva appena battuto in quattro set Nick Kyrgios. Proprio l’australiano, che adora il basket più del tennis ed è un supertifoso dei Celtics, è entrato in campo trattenendo a stento le lacrime e indossando la canottiera giallo-viola con il numero di Bryant. «Non ho mai incontrato Kobe, ma il basket è la mia vita. Lo guardo tutti i giorni e lo seguo da sempre…. è una notizia orribile. Se c’è stato qualcosa che mi ha dato, una motivazione in più durante il match, è stato pensare a ciò che ha fatto e per le quali voleva essere ricordato. Quando ero sotto di un break nel quarto set stavo pensando a quello, e mi ha aiutato a continuare a lottare». Tantissimi i post dei campioni del tennis. Un rapporto speciale con il campione Usa, fra tutti i tennisti che l’hanno conosciuto, di sicuro lo aveva Novak Djokovic: solo pochi giorni fa aveva ricordato all’Espn come Bryant negli anni sia stato, oltre che un amico, un suo prezioso consigliere. «Ho parlato spesso con lui al telefono e quando ci siamo incontrati di persona. E’ stato uno degli uomini che mi hanno dato dei suggerimenti davvero utili su come gestire mentalmente ed emotivamente un momento difficile della mia carriera, quando mi sono trovato ad affrontare l’infortunio al gomito». Un’altra amicizia capace di scavalcare le barriere dell’età e delle discipline diverse legava Bryant alla 21enne Naomi Osaka. In una lettera affidata a Twitter; la campionessa giapponese ha ricordato come «il mio caro fratellone» spesso le inviasse messaggi «per dirmi: ‘stai bene?’. Perché sapevi come io potessi uscire di testa a volte. Grazie per avermi insegnato tanto in così poco tempo. E’ stata una fortuna averti conosciuto».