Per Berrettini e Sinner è ancora tempo di premi (Marianantoni). «Un anno magico» (Guerrini). Piatti chiari: «Così nasce il campione» (Semeraro)

Per Berrettini e Sinner è ancora tempo di premi nella Torino delle Finals (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport)

Festa grande alla Nuvola Lavazza di Torino per la consegna dei SuperTennis Awards, gli oscar che la federtennis ha consegnato ieri alle stelle italiane che hanno reso indimenticabile il 2019. I mattatori della serata non potevano che essere Matteo Berrettini e Jannik Sinner, freschi vincitori dei Gazzetta Sports Awards e degli Oscar Atp. Alla serata di gala di Torino, Berrettini ha vinto il premio di Miglior Giocatore, Sinner invece quello riservato al Most Improved, ovvero a colui che ha fatto i maggiori progressi. L’annata del romano è stata un continuo migliorarsi giorno dopo giorno, magistralmente guidato da Vincenzo Santopradre, vincitore nella categoria Miglior Coach. Berrettini aveva iniziato la stagione da numero 54 e l’ha chiusa da numero 8 passando attraverso le vittorie di Budapest e Stoccarda, le semifinali all’Open degli Stati Uniti. Shanghai e Vienna, e la qualificazione al Masters di Londra. Annata indimenticabile anche per il 18enne altoatesino Jannik Sinner, numero 763 del mondo appena dodici mesi fa e ora, dopo la vittoria alle Next Gen Finals di Milano, numero 78 del mondo e pronto a traguardi ben più grandi. Tra i premiati non poteva mancare Fabio Fognini, vincitore nella categoria Miglior Prestazione grazie allo storico successo nel torneo di Montecarlo e all’ingresso nei Top 10. L’Italia ha chiuso l’anno con il record di 8 tennisti tra i primi 100 del mondo: Berrettini, Fognini, Sonego, Cecchinato, Seppi, Sinner, Travaglia e Caruso. Alla serata erano presenti anche Angelo Binaghi, presidente Fit, e Chiara Appendino, sindaca di Torino. […]

«Un anno magico» (Piero Guerrini, Tuttosport)

In sala i campioni del passato, a cominciare da capitan Corrado Barazzutti, sul palco i campioni. Il tennis italiano è diventato grande per restare tale a lungo. Lo certificano i premi ricevuti anche dall’Atp tour, ben due: Jannik Sinner miglior esordiente dell’anno e Matteo Berrettini giocatore più progredito (che in inglese rende meglio, most improved). E l’onda non accennerà a fermarsi. Perché laddove ci sono i maestri, i tecnici, i dirigenti, giocatori di alto livello usciranno sempre. Umberto Rianna, che la Fit ha messo a supporto dei tecnici di Berrettini (il grande Vincenzo Santopadre) e Lorenzo Sonego (il tosto Gipo Arbino) e che è responsabile degli over 18 prova a spiegare il motivo: «In primo luogo la Fit ha capito l’importanza di stringere alleanze e collaborazioni con i team privati. Questo ha permesso ai coach più possibilità di confronto, così come ai giocatori di condividere le esperienze». Guardando le generazioni che si susseguono sul palco, si vede che mostrano personalità e approcci diversi al pubblico. La sorniona timida riservatezza di Fabio Fognini: «Ho più concorrenti adesso che da giovane. Più siamo è meglio è. E’ bello per il tennis italiano; la più grande delusione dell’anno è stata la Davis, ma eravamo tutti stanchi, per diversi motivi, è andata così, vedremo l’anno prossimo. La vittoria a Montecarlo è stata la bella ciliegina ma per il resto, nei tornei piccoli, ho giocato abbastanza malino mentre in quelli più importanti, tranne Parigi in cui mi sentivo in forma, ho raccolto poco». Puoi passare poi alla capacità di fare ironia e autoironia di Jannik Sinner: «Sicuramente l’anno prossimo non sarà facile. Questa stagione è il risultato del lavoro di 4 anni. Non era facile neanche per la mia famiglia lasciarmi da solo a 14 anni. Mi sono trovato molto bene a Bordighera fin dal primo giorno. Ci stiamo preparando per la prossima stagione che parte da Canberra, per andare agli Australian Open. Il primo mese posso andare tranquillo, devo difendere un punto soltanto. Gli allenamenti con Maria Sharapova? Mi piace molto come è in campo, tranquilla, ragiona da campione, sono fortunato a seguirla, ad avere Maria nel centro che si allena con noi». […] Il tripudio è per Berrettini miglior giocatore dell’anno. «L’anno scorso ero sul palco per un altro motivo. E’ strano essere qui l’anno dopo con questo premio. Sono successe tantissime belle cose. Devo ringraziare tutti, ma in particolare Vincenzo Santopadre. Quando abbiamo iniziato non pensavamo proprio di fare una cosa del genere. Queste sono le occasioni per ringraziare uno ad uno chi mi ha permesso di essere il ragazzo e il giocatore che sono. A cominciare dalla mia famiglia che ancora mi messaggia e si emoziona, il team, la federazione che da quando ho cominciato a giocare a livello decente mi ha sopportato. Tutti i ragazzi italiani, uomini e donne. Ci stiamo aiutando l’un l’altro e in passato le ragazze ci hanno aperto la strada Bello sia così, tutti focalizzati su un unico obiettivo». […]

Piatti chiari: «Così nasce il campione» (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Riccardo Piatti se la ride, mentre Gaia, sua moglie, gira il video di Natale del Piatti Tennis Center di Bordighera. Interpreti principali: Jannik Sinner e Maria Sharapova, impegnati in una performance canora di alto livello sulle note di Rocking around the Christmas Tee. «Maria e Jannik in realtà vanno d’accordo perché sono molto simili», spiega Riccardo. gustandosi la scenetta. «Jannik lo conosco da quando aveva 13 anni, Maria per me è stata una scoperta. E’ una gran persona, che soprattutto ti fa capire la differenza che c’è fra una tennista e una campionessa: lei ha poche priorità ed è capace di stare concentrata su quelle. Proprio come Jannik». Nel 2020 saranno proprio il ragazzo altoatesino e la bionda siberiana i due progetti principali di Piatti, che seguirà Masha a Brisbane, Melbourne, Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Parigi e Us Open. «Ci sarà anche Jannik, con cui farò però anche altri tornei, ad esempio Montpellier, Rotterdam, Montecarlo».

Piatti, la domanda che si fanno tutti dopo il fantastico 2019 di Sinner, vincitore delle Atp Next Gen Finals dopo essere balzato dal numero 553 al 78 in undici mesi è ovvia: ma è davvero il talento fenomenale che sembra?

Beh, per me i fenomeni sono quelli ‘normali’, cioè poco complicati. E Jannik è molto ‘normale’: si tratta di non ‘complicarlo troppo’. Chi parla solo di talento, poi, mi fa sorridere. Quanti ne ho visti di tennisti che giocavano bene, ma non sono mai arrivati. Jannik ha una buona tecnica, un buon fisico, un’ottima testa, inoltre viene da un’ottima famiglia e conosce il valore del lavoro. Io dico sempre che se voglio mangiare tutti i giorni, devo lavorare tutti i giorni: è un paradosso, ma dà l’idea. Il suo vantaggio è che fatica poco. Se gli altri in un’ora faticano dieci, lui per faticare dieci ci mette tre ore: quindi può lavorare di più. Poi ha una straordinaria reattività nervosa. Entra in campo ed è subito pronto. La qualità dei campioni.

Da cosa ci si accorge di avere fra le mani un fuoriclasse?

Le racconto un aneddoto. Eravamo ad Ortisei, al secondo turno, Jannik è avanti 2-1, si ferma e dice all’arbitro: ‘stiamo giocando con cinque palle’. Io neppure sapevo che nei Challenger se ne usano quattrro, ad ogni modo era vero e l’arbitro ne ha fatta togliere una. ‘Ma come hai fatto ad accorgertene?’, gli ho chiesto. ‘Be’, l’altro giorno sul 2-1 le palle erano molto più consumate’. Ecco, quelli come Jannik hanno naturalmente sensazioni più raffinate degli altri.

Lei di giocatori forti ne ha allenati tanti. Come si costruisce un campione?

Il mio metodo si basa su tre passi: insegnare la tecnica; insegnare come giocare i punti; trasmettere dei principi sportivi e di vita corretti. Che poi, in sintesi, sono quelli di Nadal: se vinci devi pensare a migliorarti ancora, non a festeggiare comprandoti una Ferrari. Con Jannik è stato facile, anche perché finalmente ne ho trovato uno ‘peggio’ di me, nel senso di uno esigente al massimo. E il bello è che lui è fissato con il tennis, anche più di me, ma lo segue non perché lo considera un lavoro, ma perché gli piace da matti.

Si sono sprecati paragoni enormi per lui, ad esempio con Djokovic che lei ha seguito quando il serbo aveva proprio la stessa età di Sinner, 18 anni: giustificati?

Un livello molto alto Jannik ce l’ha. In questi giorni si è allenato con Grigor Dimitrov – con Agassi a bordo campo che guardava – Albert Ramos, Stan Wawrinka, ed è sempre stato al loro livello, a volte anche sopra. Ora l’importante è che non si perda. Ha bisogno di giocare ancora 50-60 partite ad alto livello, con i più forti, per arrivare ad esprimere il massimo del suo potenziale. E uno dei mei compiti più importanti nei prossimi 2-3 anni sarà tenerlo lontano dagli infortuni. Per questo investiamo tanto nel suo staff, che è anche quello di Maria, di cui fanno parte il preparatore atletico Dalibor Simla, il fisioterapista Claudio Zirnaglia, e Andrea Volpini che è uno dei miei maestri qui a Bordighera. In Australia andremo tutti, e io farò del mio meglio per far stare bene tutti, ma la preparazione è già iniziata in questi giorni per fare in modo che Jannik sia pronto al caldo di Melbourne, sappia alimentarsi bene. Mi piacerebbe che prima del torneo si allenasse con Nadal e tutti i più forti. Insomma, nulla è lasciato al caso. […]