L’Adriano furioso: “La nuova Davis? Un obbrobrio”

Cerco di non essere volgare, dunque la definirei obbrobriosa“. Adriano Panatta non riesce in alcun modo a capacitarsi di come la Federazione internazionale abbia potuto tradire il proprio prodotto migliore; il figlio prediletto, cullato per un centinaio d’anni con amore da decine e decine di campioni. “Ho acceso la tv e pensavo di essere su candid camera. Tutto al buio, quattro gatti in tribuna, il doppio in coda ai singoli. Non mi è piaciuto niente“.

Non ci sta il più grande degli azzurri, uno che alla Coppa Davis, quella classica, teneva per davvero. E a margine di un incontro con le scuole a Padova, l’Adriano nazionale ha affidato ad ANSA il proprio parere in merito; un parere sospeso tra il malinconico e l’inorridito. “Ci manca solo che adottino le regole sperimentali delle Next Gen Finals, con i mini-set al quattro e il killer point, poi siamo a posto. Piqué dice che il futuro del tennis è questo? Vorrei che tornasse a pensare al calcio“.

Eppure quasi tutte le grandi stelle si sono presentate a Madrid, rendendo la competizione apparentemente inattaccabile, almeno dal punto di vista della partecipazione. “E ci credo, si tolgono il disturbo di spalmare la Davis su tutto l’arco stagionale, risolvono il problema in una settimana, staccano il pass per le Olimpiadi e nessuno a casa può dire loro che non hanno dato il sangue per la nazionale“. Sangue che certamente ha messo a disposizione Rafa Nadal, protagonista di un torneo clamoroso. “Ma la Spagna forse avrebbe vinto ugualmente, non c’era bisogno di creare apposta una manifestazione in Spagna per gli spagnoli, non era proprio necessario“.

Le feroci critiche si fondono con i ricordi, ad acuire una sensazione di complessiva e manifesta tristezza. “Mi dicono che Paolo Bertolucci abbia versato qualche lacrima vedendo come hanno ridotto la competizione. Io no, io mi sono imbufalito. Noi rinunciavamo volentieri agli interessi personali per volare avventurosamente in India, Cile, Argentina. Siamo andati da Pinochet, abbiamo preso calci e sputi, siamo tornati con la coppa e non c’era nessuno ad aspettarci all’aeroporto. Ma sentivamo la competizione in modo viscerale. Ora la competizione non c’è più“.

Non necessariamente una sponda per i molti alfieri del “con qualche necessaria miglioria la nuova versione della cara vecchia Davis non è niente male“, oseremmo dire.