Shapovalov: “Io e Berrettini siamo simili. Vogliamo solo andare lontano” (Cocchi). Djokovic non basta, la Serbia in lacrime (Palliggiano)

Shapovalov: “Io e Berrettini siamo simili. Vogliamo solo andare lontano” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

È la squadra rivelazione di questa nuova Davis. Con l’exploit di Vasek Pospisil e il ritrovato talento di Denis Shapovalov, il Canada ci ha prima rispedito a casa, vincendo il girone F, e poi si è qualificato per la semifinale battendo l’Australia […] Denis, prima ci regala la gioia di mandare Berrettini alle Atp Finals battendo Monfils, poi impedisce all’Italia di correre per la Davis. Non è molto carino da parte sua… «Sorry. È lo sport… Conosco abbastanza bene Matteo, è un ragazzo molto molto simpatico, umile e fortissimo. Ha avuto una stagione straordinaria, i risultati parlano per lui. A mia discolpa posso dire che comunque è stato un bel match il nostro qui a Madrid, abbiamo dato spettacolo». Lei, Aliassime, la Andreescu: il Canada ha dato tanto al tennis negli ultimi anni. Cosa significa per voi, vestire la maglia della nazionale? «È super, super importante. Per me ogni volta che ricevo una convocazione in nazionale è un momento di grande soddisfazione. Sembrerà scontato, ma è un onore immenso e in più è davvero divertente fare squadra con i miei compagni». Tantissimi giovani stanno crescendo nel circuito, quest’anno le Next Gen Finals le ha vinte Jannik Sinner, passato da oltre 500 al mondo a numero 78 in una sola stagione. Da «veterano» ventenne, che consigli gli darebbe? «Per me all’inizio non è stato molto facile, sentivo la mancanza di casa, dei miei cani, degli amici. Ma non credo che Jannik abbia bisogno dei miei consigli visto quanto se la sta cavando bene». Vi conoscete? «Sì, ci siamo anche allenati insieme a Montecarlo quest’anno. Sta crescendo velocemente e ha alle spalle un team fantastico, quindi non potrà che migliorare ancora. Poi, cosa per me molto importante, è un ragazzo davvero simpatico, umile e divertente». Tornando al «giovane Canada» protagonista in Davis: ci sono stati diversi problemi dal punto di vista organizzativo, con partite come la vostra contro l’Italia che hanno costretto i giocatori a fare molto tardi. Che cosa ne pensa? «All’inizio ero molto curioso, non sapevo bene che cosa aspettarmi. Ci sono stati dei pro e dei contro, ma sono cose che succedono e non ci sono tornei che non abbiano difetti. È solo la prima edizione, gli organizzatori hanno fatto un lavoro pazzesco per mettere in piedi tutto». Sta dicendo che è contento di questo esperimento: una voce fuori dal coro. «L’idea di mettere insieme tutte le squadre a me piace molto. Mi ricorda la Davis Junior ma più in grande, come tipo di atmosfera. Ovviamente la gestione dei tempi è difficile e per tutti è stato molto pesante giocare e finire tardi, dormendo poco. Ma penso che dopo questa prima edizione rimedieranno agli inconvenienti». I suoi risultati nel tour, la semifinale qui: tutto sta andando per il meglio negli ultimi tempi, dopo qualche difficoltà. «Sì, credo che a un certo punto sia scattato qualcosa dentro di me alla fine della stagione. Da questa estate ho cominciato a sentirmi meglio in campo, più fiducioso, nonostante i risultati non fossero quelli che mi aspettavo, poi tutto si è sistemato» […]

Djokovic non basta, la Serbia in lacrime (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Un dramma sportivo che non lascia insensibili. Il numero 2 del mondo eliminato dalla Coppa Davis ai quarti con la sua Serbia. Ha fatto il possibile, Novak Djokovic, per il suo Paese, per i suoi tifosi, ma non è bastato. Perché sì, in questa competizione si perde di squadra, ma se il suo compagno di doppio non fosse stato lo sciagurato Viktor Troicki (n.159 del mondo) forse al terzo set con la Russia la Serbia l’avrebbe pure spuntata. Tre match-point sprecati, tre regali alla coppia Rublev-Khachanov che li ha scartati e intascati con gran piacere, trionfando sul centrale di una Caja Magica che si riempie soltanto per la Spagna […] «Il tennis non è solo una questione di vittorie e sconfitte – dice Djokovic dopo l’eliminazione – a noi piace quello che facciamo e siamo orgogliosi di rappresentare la Serbia. Partite come il doppio che abbiamo giocato capitano una volta nella vita o forse mai, sembrava di essere sulle montagne russe. Questo è il tennis, ma voltiamo pagina: sono arrivato al termine della stagione esausto, ora ho solo voglia di andare in vacanza». Alla sua destra, il capitano Nenad Zimonjic e poco più in là Troicki, moralmente distrutto: «Mai stato peggio, non ho mai vissuto momenti così nella mia vita e mi scuso, eravamo davanti nel tie-break, ma ho fallito nei momenti cruciali. Forse Dio ha voluto così». Le parole del suo giocatore fanno breccia nel cuore del capitano, Nenad Zimonjic, che prende la parola, si ferma, elogia la sua squadra e poi scoppia a piangere. Djokovic prova a consolarlo, Troicki fissa il vuoto, piange anche Krajinovic, la situazione diventa pesante e allora interviene il più esperto, il 35enne Janko Tipsarevic, ex n.8 del mondo che aveva preannunciato il ritiro dal tennis dopo la Davis: «In vent’anni di carriera ho vinto e perso, ma ciò di cui vado orgoglioso è che questo sport mi ha reso più forte come persona. Questa emozione che ti fa pensare al suicidio dopo partite del genere, andare avanti controvento e affrontando le difficoltà, queste sono le cose che porterò con me dopo aver abbandonato il tennis» […]