Berdych lascia ufficialmente: “Sono fiero di essere rimasto ciò che ero sin da bambino”

da Londra, il nostro inviato

Oggi alla O2 Arena uno dei giocatori più vincenti, eleganti e rispettati fuori e dentro dal campo ha annunciato – anche se la notizia era già trapelata – il suo ritiro per problemi fisici: Tomas Berdych, all’età di 34 anni. In carriera il campione ceco ha raggiunto la quarta posizione mondiale nel maggio del 2015 e conquistato 13 tornei, tra i quali il Masters 1000 di Bercy nel 2005. Ha giocato la semifinale degli Australian Open nel 2014 e nel 2015, la semifinale del Roland Garros e la finale di Wimbledon nel 2010 e la semifinale degli US Open nel 2012. È il nono giocatore ATP di tutti i tempi nel totale dei premi guadagnati: 29.491.328 dollari.

Accolto da un caloroso applauso tributatagli dall’intera sala stampa, Tomas dopo l’annuncio ha risposto ad alcune domande.


In quale momento hai capito che era giunta l’ora di smettere e per quale ragione?
Non so indicare il giorno e l’ora, ma direi subito dopo lo US Open. Sentivo che stavo per disputare il mio ultimo incontro (contro Jenson Brooksby, ndt). Ho fatto di tutto per recuperare la condizione fisica ma non ci sono riuscito. Passare da essere uno dei migliori a dover lottare in ogni match contro te stesso e solo in un secondo momento contro il tuo avversario era divenuto insopportabile. Mi sono detto: “ok. Basta. E’ finita”. Il mio corpo non mi permetteva di fare ciò che volevo. Mi allenavo e poi una volta in partita dopo tre game tornava il problema. Quindi, cosa potevo fare? Così era troppo dura. Metti da parte la negatività per cercare di giocare e di vincere e poi capisci che non ce la puoi fare. Non aveva senso insistere.

Se un giorno avrai figli e vorrai con una sola frase fare loro capire che cosa sei stato, quale sceglieresti tra: ho disputato una finale a Wimbledon contro Nadal dopo avere battuto Federer e Djokovic; ho vinto due volte la coppa Davis; ho vinto il Masters 1000 di Bercy?
Può sembrare strano dato che ho perso ma credo che citerei la finale di Wimbledon. Fu un momento molto, molto speciale per me.

A tuo avviso chi è attualmente il miglior tennista della NextGeneration?
Difficile dirlo perché non si può giudicare qualcuno su un lasso di tempo breve. Attualmente trovo che Tsitsipas giochi molto bene, ma quest’estate ha giocato meno bene a mio parere. Se uno gioca bene per l’intera stagione, allora sì che merita un plauso. Ad ogni modo ritengo che Stefanos sia davvero in grado di iniziare a vincere degli Slam.

Di cosa vai più fiero nella tua carriera e quale è il rimpianto più grande che hai?
Sono fiero di essere rimasto ciò che ero sin da bambino. La carriera e il successo non mi hanno cambiato dentro. Certamente le vittorie, le sconfitte, la fama e tutto il resto mi hanno forgiato. Ma mi sento di potere dire ora che tutto è finito che sono rimasto la stessa persona che ero all’inizio dell’avventura professionistica. Per quanto riguarda i rimpianti confesso di non averne. Le esperienze negative e positive che ho vissuto hanno avuto la loro ragione d’essere e senza di esse non sarei diventato il giocatore che sono stato. Anche le esperienze negative a mio parere hanno quindi avuto la loro ragione d’essere.

Quale è l’eredità che ritieni di lasciare al tennis?
Non dovrei essere io a dirlo. Ho cercato sempre di dare il massimo e questo è qualche cosa che ottieni con i successi e con il comportamento. Ho il 100% di me stesso in ogni partita. Così vorrei essere ricordato.


La conferenza di Berdych ha fatto seguito alla celebrazione che si è svolta sul campo appena dopo la vittoria di Tsitsipas su Federer. Sul campo hanno figurato, per ricevere gli onori del pubblico, anche altri giocatori che hanno abbandonato l’attività agonistica di recente, quasi tutti nel 2019 ad eccezione di Radek Stepanek – ritiratosi nel novembre 2017 – e del doppista bielorusso Max Mirnyi che ha appesa la racchetta al chiodo dodici mesi dopo. Parliamo degli spagnoli David Ferrer e Nicolas Almagro, del dominicano Victor Estrella Burgos, del doppista polacco Marcin Matkowski (17 titoli e una finale allo US Open), di Mikhail Youzhny (attuale allenatore di Shapovalov) e di Marcos Baghdatische proprio a Londra ha iniziato una carriera da commentatore televisivo per l’emittente greca CosmoteTV.

Da sinistra a destra: Berdych, Ferrer, Estrella Burgos, Stepanek, Mirnyi, Matkowski, Almagro, Youzhny e Baghdatis (foto Roberto Zanettin)