Santopadre: “Matteo va d’accordo con tutti. Il campo è più veloce di Bercy”
da Londra, il direttore
Sono arrivato a Londra sabato pomeriggio – confermando una incredibile tendenza, dopo la vittoria di Fognini a Montecarlo: appena lascio un torneo… un italiano vince! – e ho subito fatto due chiacchiere con Vincenzo Santopadre, che si trova qui con Matteo Berrettini già da giovedì. Oggi è giornata d’esordio, e che esordio contro il favorito Djokovic, e bisognerà mettere a frutto tutti i sacrifici di un’intera stagione: “Sono stati due giorni ottimi nei quali Matteo ha preso confidenza con le nuove condizioni di gioco. Ha avuto modo di giocare quotidianamente con avversari di altissimo livello, da Nadal a Medvedev passando per Zverev (tutti i giocatori inseriti nell’altro gruppo, ndr), con cui ha giocato il primo giorno. Ha giocato sia punti veri che semplici palleggi, queste esperienze sono ideali per continuare a crescere“.
Gli chiedo chi abbia impressionato di più Matteo, Vincenzo risponde: “Ognuno impressiona per caratteristiche diverse. Zverev ha una facilità estrema, Nadal per un’intensità a cui non sei abituato, e Medvedev… ti accorgi che per fargli il punto devi forzare perché altrimenti la palla ti torna sempre“. Cosa ci dice invece della superficie della 02 Arena? “Noi siamo sempre contenti del campo, siamo arrivati a capire che bisogna solo adattarsi. Può essere più o meno veloce ma si tratta di considerazioni meno importanti. È un campo sul quale la palla rimane abbastanza bassa, un pizzico più rapido di Bercy e credo che Matteo abbia già trovato il giusto feeling. Credo sia pronto per giocare. L’atmosfera è speciale, si sente che è un torneo diverso in tutto e per tutto. Credo che sia un’esperienza unica, a partire dalla formula che non prevede subito l’eliminazione diretta“.
L’unicità del torneo riguarda prima di tutto il parterre. Abbiamo detto che si tratta della prima edizione europea della storia del Masters, ma rimane il fatto che Matteo è l’unico italiano presente e questo implica che non possano esserci rapporti con tennisti connazionali. Con chi tra i sette giocatori – e relativi team – presenti hanno legato di più? “Matteo lo conosci bene, ha modo e facilità per andare d’accordo con tutti. Ha anche il vantaggio di parlare molto bene l’inglese e questo sicuramente facilita i rapporti interpersonali. Va d’accordo un po’ con tutti, poi fuori dal campo sono tutti rilassati ed è anche più facile. Alla fine sono ragazzi normalissimi, una battuta si scambia con tutti“.
Chiedo poi a Vincenzo chi abbia seguito Matteo qui a Londra. “Siamo io, Umberto (Rianna, ndr), l’osteopata Marco Evangelista, il preparatore atletico Roberto Squadrone, il manager Corrado Tschabuschnig, il mental coach Stefano Massari e martedì arriverà Craig O’Shannessy (che non assisterà dunque all’esordio con Djokovic, nonostante lavori con entrambi, ndr). Siamo al completo insomma. Quanto alla famiglia, ci sono i genitori di Matteo, il fratello e i nonni che alloggiano in un altro albergo e verranno a tifare durante i match. In albergo Matteo è soltanto con noi del team, ci siamo un pochino appartati per rimanere concentrati sul torneo e non creare ‘grupponi’ esagerati“.
Un’ultima battuta sul programma di domenica mattina, in previsione dell’esordio con Djokovic programmato alle 14 locali (15 italiane). “Siamo al circolo un’oretta prima del riscaldamento, che è previsto alle 10:45 con Paolo Lorenzi: non l’abbiamo ingaggiato ma è sempre un caro amico, quindi è come se fosse sempre nel team. Dopo Matteo mangerà e sarà pronto per il match“. Dico a Vincenzo che mi dispiace non essere più in grado di allenare nessuno: sarei sceso volentieri in campo con lui per fare la mia bella figura. “Eh, noi vecchietti dovremmo prepararci per bene!” mi risponde con simpatia l’allenatore di Matteo. A prescindere da come andrà contro Djokovic, la preparazione sempre delle migliori.