Il detentore Zverev è il meno in forma, ma alle Finals sarà il più motivato

Per Alexander Zverev, il titolo conquistato l’anno scorso rimane il più prestigioso della carriera. Superare Federer in semifinale, vincere 8 set su 10 nell’intero torneo, riuscire a dominare il serbo a suon di bordate spaventose non era francamente prevedibile, ma vista la grande prova in una finale così importante era ancor meno immaginabile un 2019 così deludenteDoveva essere l’anno della consacrazione, è stato un anno nel quale ha mostrato tutti i suoi limiti.

Oltre a confermare un ruolo ancora da comprimario negli Slam (secondo quarto di finale a Parigi dopo il 2018, ottavi a Melbourne e New York e inopinata eliminazione al primo turno a Wimbledon per mano di Vesely), nel 2019 ha vinto la miseria di un titolo, il 250 di Ginevra (peraltro dovendo annullare due match-point a Nicolas Jarry) e raggiunto due finali, ad Acapulco e nel recente 1000 di Shanghai, dove è stato soverchiato da un inesauribile Medvedev. Proprio il ruolino di marcia nei 1000 ha sorpreso in negativo, dopo tre titoli nel biennio 2017-2018 con altre due finali: esclusa la finale di Shanghai si è spinto fino ai quarti di finale a Madrid e Montreal, poi poco altro. Aggiungiamo le due semifinali nei 500 (a Pechino ed Amburgo) e concludiamo che la possibilità di difendere il titolo dell’O2 Arena sembra quasi una benedizione per il ventiduenne di Amburgo.  

Ecco, cosa può aspettarsi dalle ATP Finals 2019 Sascha Zverev? Visto da destra, la brutta stagione viziata anche da problemi personali, partendo da quelli di salute del padre per arrivare alla tumultuosa vicenda legale con il suo ex manager ora risolta, e l’incipiente necessità di arrivare lontano avendo 1300 punti da difendere potrebbero mettergli addosso una pressione che molto spesso ha dimostrato di non saper gestire. Visto da sinistra, la rabbia che si porta dietro da un anno e la voglia di mostrare che il 2019 è stato solo un’eccezione di una fulgida carriera trovano nel Masters di fine anno un palcoscenico perfetto. Le motivazioni dell’ex n.3 del mondo sono enormi e il sorteggio l’ha collocato indubbiamente nel girone più abbordabile.

Il gruppo Agassi lo vedrà sfidare i seguenti avversari:

Rafa Nadal, n.1
Daniil Medvedev, n.4
Stefanos Tsitsipas, n.6

Non poco dipenderà dalla presenza o meno di Rafa Nadal, che se sarà in campo lunedì sera al debutto contro lo stesso Zverev dimostrerà di avere piena possibilità di vincere le sue prime ATP Finals. È vero che Sascha dà il meglio nei due set su tre, ma con Nadal ha perso cinque volte in altrettante sfide, due delle quali sul veloce. Di sicuro Sascha tra oggi e lunedì darà diverse occhiate al cellulare per controllare se e quando Rafa scioglierà le riserve sulla sua partecipazione. Se Rafa dovesse dare forfait, non si metterebbe le mani nella sua zazzera bionda.

I precedenti giocano invece a suo favore contro Medvedev, battuto quattro volte su cinque e sempre sul duro (la prima volta indoor, a San Pietroburgo). Le quattro vittorie si fermano però ad Agosto 2018, quando Medvedev non era ancora questo Medvedev. Anche contro Tsitsipas il campione in carica non ha buoni precedenti, avendo vinto solo la prima sfida a Washington, prima di soccombere tre volte, l’ultima nella recente semifinale di Pechino.

Sulla carta quindi le prospettive di Sascha sembrano grigie, viste anche le motivazioni di Nadal per il primo titolo di Maestro e quelle di Djokovic per il sesto, che gli permetterebbe di agganciare Federer e ritrovare quasi certamente la vetta della classifica. I due esordienti più pericolosi – Tsitsipas e Medvedev, dei quali vi abbiamo parlato qui – sono pericolosi eccome, poiché hanno le fattezze del giocatore più in forma degli ultimi mesi e di un giovane greco che insieme lo stanno relegando al terzo posto tra gli under 23 in classifica. Tutto da perdere per Sascha, per non parlare dei 1300 punti da difendere…virtualmente già persi, poiché il sistema delle classifiche li decurta prima dell’inizio del torneo: Zverev è infatti scivolato al settimo posto, con poche chance di salire in classifica anche giocando un ottimo torneo poiché paga un ritardo di oltre 1000 punti dal sesto posto di Tsitsipas.

A ben guardare, però, è lui che comincia le Finals con le motivazioni più forti. Nadal, Djokovic e Federer su teatri così non steccano mai, ma non hanno la stessa ferocia che li accompagna in uno Slam. Tra le prime Finals, il secondo Australian Open o il tredicesimo Roland Garros, cosa scarterebbe per primo il Re di Manacor? Si può forse dire altrimenti per Nole e Roger? Per Sascha, invece, il suo Slam è – almeno per ora – il torneo dei Maestri. Che non è un Major ma non è nemmeno un torneino come Ginevra, con tutto il rispetto.

E gli altri giovanotti possono millantare motivazioni superiori? Berrettini non vuole fare la comparsa ma le sue Finals le ha già vinte, Tsitsipas viene da una stagione decisamente migliore ma forse non ha la fame del tedesco, Thiem è molto migliorato sul veloce ma anche per lui il vero torneo da vincere è uno Slam (leggasi Roland Garros). L’unico che in quanto a fame non parte mai secondo a nessuno è il provocatore di New York. Medvedev ha quasi strappato uno US Open dalle mani di Nadal ma le sue risorse fisiche potrebbero esaurirsi da un momento all’altro, mentre il serbatoio del Maestro 2018 ha fatto molta meno strada proprio per i tanti tornei finiti anzitempo. 

Insomma, tra rabbia da incanalare nella giusta direzione, motivazione superiore agli altri e stato fisico meno provato, Zverev può veramente relegare il 2019 a un periodo maledetto ma circoscritto, circoscritto da due titoli di ‘Maestro’ consecutivi. Difficile? Sì, ma forse non impossibile.