WTA Elite Trophy: Saisai ‘mentirosa’ va in semifinale con Sabalenka e Muchova
da Zhuhai, il nostro inviato
Dopo l’eliminazione a sua insaputa di Madison Keys, le ‘Scajola vibes‘ hanno continuato a tenere banco fino al risolversi definitivo della situazione nel gruppo Orchidea del WTA Elite Trophy 2019. Questa volta è toccato a Saisai Zheng qualificarsi senza saperlo, anche se vige il ragionevole dubbio – che la accomuna al celebre ex ministro – che la cinese non abbia proprio detto la verità in conferenza stampa.
I fatti dicono che Petra Martic l’ha battuta con il punteggio di 6-4 6-3, concedendole esattamente i sette game che le servivano per passare il turno. La croata era ben a conoscenza di quel pericoloso cut-off, tant’è che dopo aver perso il rocambolesco scambio a rete che è valso a Zheng il punto del 3-4 – Martic era avanti di un break – è parsa parecchio sconsolata, al contrario dei frequentanti locali della sala stampa che hanno riposto le calcolatrici per iniziare a festeggiare. Anche Zheng ha festeggiato in modo piuttosto corposo per aver tenuto un turno di servizio in un match quasi perso, dopo aver lasciato intendere durante il precedente coaching che non riusciva a concentrarsi proprio per colpa di quell’ultimo game da vincere. Insomma, allora è chiaro che lo sapesse! Non secondo le parole della diretta interessata, che in conferenza stampa ha riassunto così: “Non ero sicura di chi fosse qualificata, perché avevamo gli stessi game (non è esattamente così, ndr). Ma lei era piuttosto sicura e mi ha fatto le congratulazioni“. La probabile menzognetta di Zheng si è protratta quando ha detto “in realtà il mio allenatore non sapeva quanti game dovessi vincere per passare, sapevamo solo che un set sarebbe bastato“.
La sensazione è che nessun allenatore coscienzioso manderebbe in campo la sua allieva senza definire chiaramente l’obiettivo per la qualificazione. Insomma, Scajola o meno, Zheng va in semifinale dove proverà ad emulare la connazionale Qiang Wang che lo scorso anno batté (da ripescata) Muguruza. Saisai affronterà (alle 15 locali) la prima favorita Bertens, qualificata già da ieri.
LA SECONDA SEMIFINALE – Il primo e l’ultimo match di giornata hanno composto il quadro della seconda semifinale, che vedrà sfidarsi Karolina Muchova e Aryna Sabalenka. Entrambe partite godibili, con una spolverata di dramma che non cancella il vuoto un po’ triste degli spalti ma lo rende più sopportabile. Muchova è venuta progressivamente a capo della solidità di Kenin, che rispetto alla ceca sa fare sicuramente meno cose sul campo ma sembra avere la chiara idea di quando e come farle. Oggi però ha vinto l’estro e la creatività di Karolina, che ancora una volta è sembrata esausta sulla linea del traguardo. Sotto di un break nel secondo parziale dopo aver vinto il primo, Muchova ha tenuto le distanze sul 4-3 per poi chiedere l’intervento medico e farsi misurare la pressione. Visibilmente sofferente, con il ghiaccio poggiato sulla pelle, è sembrata quasi sull’orlo delle lacrime. Tornata in campo ha dato tutto quello che aveva per riprendersi il break, ma ha pagato lo sforzo nel game successivo facendo decollare un back di rovescio che le è costato il set.
Ci si attendeva una resa nel parziale decisivo e invece Muchova è schizzata avanti 4-1, e a quel punto Kenin ha chiesto l’intervento del coach approfittando anche lei per refrigerarsi con del ghiaccio. Con le energie residue la ceca si è portata avanti 5-2, regalando un paio di splendidi rovesci lungolinea, e il medical time out di Kenin è servito soltanto a prolungare la partita di qualche minuto. Niente festeggiamenti vistosi per Karolina, che dopo aver trasformato il match point si è seduta in panchina manifestando di non aver ancora assorbito il malessere. “Sono felice ma stanca. Può dipendere da molte cose, probabilmente anche il jet lag, nel secondo set ho sentito un po’ di vertigini ma sono riuscita a concludere la partita“. Fronzoli – e che fronzoli – sul campo, poche parole in conferenza. Speriamo riesca a recuperare, nel frattempo può godersi la certezza del best ranking (al 21esimo o 22esimo posto, ma può migliorare ancora vincendo il torneo).
Chissà che invece Aryna Sabalenka si auguri di affrontare un’avversaria un po’ debilitata dopo aver tribolato tanto per sconfiggere la partner Elise Mertens, con la quale si riconcilierà la prossima settimana a Shenzhen per competere nelle Finals di doppio. Partita bella e molto intensa, nella quale i primi due parziali si sono decisi con un break nell’ultimo game (sebbene nel secondo set Mertens fosse già in vantaggio di un break). L’auspicabile spettacolo nel terzo set c’è stato, con Sabalenka costretta ad alzare notevolmente i giri del servizio per scardinare l’agio raggiunto dalla belga nel ribattere le sue traiettorie, tanto di dritto quanto di rovescio. Dopo un innocuo scambio di break a inizio set, Sabalenka ha rotto gli indugi: 0-40 e tre palle break consecutive, l’ultima delle quali convertita con un meraviglioso passante di dritto in corsa assurto immediatamente a punto del torneo.
La debordante bielorussa ha mancato la prima occasione di chiudere il match sul 5-4, anche a causa di una maldestra volée che probabilmente metà dei presenti sugli spalti avrebbero tenuto in campo, e si è fumata i primi due match point sul 6-5 – dopo aver breakkato ancora – con altrettanti doppi falli. Un drittone contenuto a malapena da Elise le ha però regalato vittoria, semifinale e l’onere di consolare la sua amica. Di sicuro non le farebbe male presentarsi a Shenzhen, che è qui dietro l’angolo, dopo aver sbancato a Zhuhai.