Tschabuschnig: “Berrettini mi ricorda Panatta. È perfetto per rappresentare un marchio dell’eccellenza italiana”

Se sul campo la giurisdizione di Vincenzo Santopadre tende a rimanere assoluta, diventa sempre più interessante in queste ore cogliere le evoluzioni del “fenomeno Berrettini”. Un atleta capace di bucare lo schermo non solo con la potenza dei suoi colpi, ma anche con una bella storia da raccontare e un profilo da copertine, comprese quelle patinate. Nulla di meglio per innescare la rincorsa degli sponsor, da canalizzare sulle giuste corsie. Tutto passerà – ed è una garanzia – dalle mani di Corrado Tschabuschnig, che con la sua Top Seed dal 1997 (ne parlammo già in occasione del ventennale) cura gli interessi di un gruppo di giocatori diventato sempre più eterogeneo e qualitativamente valido. Un gruppo di cui Matteo è già diventato, innegabilmente, la stella. O il core business, per utilizzare terminologia aziendale. Abbiamo incontrato Tschabuschnig subito dopo il trionfo su Monfils e, con il consueto garbo, ci ha aperto una finestra sulla nuova dimensione nella quale è proiettato quello che oggi sarebbe già il numero 13 del mondo.

Corrado, cosa significa raggiungere un risultato del genere per il manager di Berrettini?

Io e i miei collaboratori ne siamo fieri, perché sono 23 anni che faccio questo lavoro ed è la prima semifinale di uno Slam maschile che mi capita. Un risultato storico per l’Italia, ma anche per questo gruppo di lavoro. Mi ha chiamato anche Viktor Troicki dopo la partita per farmi i complimenti, sentendosi parte della nostra famiglia. Della scuderia fanno parte da anni Dolgopolov, Granollers, Troicki e Bolelli. Poi si sono aggiunti quelli della nuova generazione, che si sono aggiunti quando il gruppo originario è arrivato intorno ai 30 anni. Parlo di Berrettini, Struff, Bublik, Basilashvili che era il giocatore di punta, ma con questi risultati è stato superato da Matteo. Un bel gruppo.

Anche Bublik, che hai definito “pazzerello”, sta arrivando su buoni livelli.

E’ molto disordinato ma ha delle grandissime qualità. Gli basterebbe avere la metà dell’attitudine al lavoro che ha Matteo“.

Cosa cambia adesso, nel tuo lavoro, a dover gestire un semifinalista Slam (se non qualcosa di più)?

Un po’ abbiamo iniziato a sentire la differenza già l’anno scorso. Matteo, oltre che un ottimo atleta, è anche un bellissimo ragazzo. Ha il profilo di un uomo copertina“.

Le voci sul flirt con Tomljanovic ci dicono che sta diventando anche un po’ rubacuori nel circuito? Penso a quando Panatta aveva tutte le copertine, mentre Barazzutti era quello brutto che – anche se vinceva – non lo guardava nessuno.

“Confermo, Matteo mi ricorda Adriano Panatta, fuori e dentro al campo”.

Pensi di ricevere adesso chiamate da sponsor di tutto il mondo?

Non credo, abbiamo un nostro gruppo di sponsor affezionati (Colavita, Capri Watch, Peugeot, ??? e un paio di nuove idee in testa su eccellenze italiane. Matteo rappresenta alla perfezione l’eccellenza italiana, gente che lavora in gruppo e che sogna, sportiva e onesta. A mio avviso lui potrà diventare il testimonial ideale per un grande gruppo industriale nel nostro Paese. Nei prossimi mesi e anni alcuni di questi grandi brand vorranno appropiarsene“.

Pensa che le ATP Finals dal 2021 a Torino possano essere per lui un’occasione importante?

La scelta di portare questo evento a Torino e non in Asia è stata secondo me dettata anche dalla possibilità di influire sul pubblico di casa e portarlo a riempire le tribune. Mentre un Nishikori tra tre o quattro anni potrebbe non essere più al suo massimo splendore, noi in Italia abbiamo ragazzi potenzialmente in grado di recitare da protagonisti. Oltre a Matteo penso anche a Sinner“.

Inserisci in questo lotto anche Musetti e Zeppieri?

Credo di sì, spero anche che continuino a divertirsi tanto. Come sta accadendo a Matteo“.