Duckhee Lee è il primo giocatore sordo a vincere un incontro nel tour ATP
Si trattava dell’esordio nel circuito maggiore per Duckhee Lee, 21enne coreano, e la sfida contro Laaksonen è coincisa anche con la prima vittoria. Penserete, cos’ha di tanto ragguardevole la prima vittoria tra i grandi di un ragazzo di 21 anni, quando da mesi un suo coetaneo – Stefanos Tsitsipas – abita la top 10 e ha persino fatto una breve comparsata in top 5? Il 7-6 6-1 firmato da Lee è speciale perché si tratta della prima vittoria nel tour ATP di un giocatore non udente.
Sì, Duckhee Lee è completamente sordo dalla nascita. Oltre due anni fa avevamo riassunto la sua storia in questo articolo, quando le sue prospettive ad alti livelli sembravano persino più rosee di quelle attuali. Pur con qualche rallentamento – Lee era entrato in top 150 nel 2017, ora è fuori dalla top 200 – il coreano ha raggiunto uno dei suoi obiettivi. “La gente si prende gioco della mia disabilità, dice che non dovrei competere. Invece il mio messaggio per chi ha il mio stesso problema è non lasciatevi scoraggiare, lavorando duro si può ottenere tutto“.
Nelle battute finali della vittoria contro Laaksonen, si è verificato un episodio che testimonia la forza di volontà necessaria a Lee per compensare sul campo il suo handicap. Il coreano, come è chiaro, non può sentire l’arbitro che chiama il punteggio dopo aver assegnato un punto. Deve quindi fare riferimento al tabellone segnapunti, che in questa specifica circostanza gli segnalava un vantaggio di 5-1 40-15 nel secondo (con relativi due match point a favore, quindi) quando in realtà il punteggio corretto era 30-15. Lee si era accorto dell’errore e attendeva una comunicazione ufficiale del giudice di sedia, che non sapeva effettivamente come precedere; un volontario del torneo ha pensato di alzare in alto tre dita per indicare il ’30’, e allora Lee ha capito.
Due altri protagonisti del torneo, Sandgren e Murray, hanno pubblicamente espresso la loro ammirazione per Lee. Sandgren ha raccontato un aneddoto di due anno fa, al challenger di Vancouver, quando Lee gli si avvicinò dopo la sconfitta per chiedergli quali fossero stati, secondo lui, i suoi punti deboli più evidenti in quella partita. “Se giocassi con le cuffie sarebbe difficile trarre indicazioni sulla rotazione e la velocità del colpo”, ha ammesso Murray. “Usiamo l’udito per tutta una serie di cose, quindi fare quello che riesce a fare richiede uno sforzo incredibile“.
Lee avrebbe potuto disputare le qualificazioni dello US Open, ne aveva diritto per classifica, ma ha scelto di rinunciarvi per competere a Winston-Salem. La scelta si è rivelata vincente, e gli ha procurato l’ulteriore opportunità di misurarsi al secondo turno con Hubert Hurkacz, un anno più grande di lui.