Montreal: Medvedev non c’è, quinto successo per Nadal
Tante volte nel recente passato ci era capitato di menzionare la “tassa Federer” da pagare per i giocatori che affrontano per la prima volta il campionissimo svizzero: l’emozione della circostanza, di un campo centrale importante e sicuramente gremito e della presenza di cotanto avversario spesso “costa” un set e un break agli sventurati parvenu. Nella finale della Coupe Rogers 2019 si può dire che Daniil Medvedev è stato soggetto ad una sorta di “tassa Nadal”, con il supplemento per la prima finale 1000 in carriera. Non è davvero riuscito quasi per nulla ad esprimere il suo solito gioco fatto di regolarità ad alto ritmo e accelerazioni, il povero moscovita, sopraffatto più dalla circostanza che da un avversario comunque molto migliorato rispetto all’esordio di mercoledì contro Daniel Evans.
Ci mette nove minuti Nadal a tenere il primo turno di battuta, dopo che Medvedev ha sbagliato malamente in rete la risposta su una seconda di servizio. Tutti i tennisti impegnati nella Rogers Cup sono stati unanimi nel dire che il campo centrale è molto rapido, ma ai due protagonisti della finale non importa troppo e prendono a scambiare sulla diagonale sinistra come se fosse un match sulla terra battuta. Al primo turno di battuta controvento Medvedev commette due gratuiti in uscita dal servizio sui primi due punti, e sul 30-40 concede il break a Nadal con un doppio fallo. Il russo sembra quasi intimorito dalla circostanza, Nadal prova a scappar via ma il passante per il doppio break del 5-1 gli finisce in corridoio. Lo spagnolo picchia la palla quasi a volerla spaccare, Medvedev non sembra in grado di reindirizzare i colpi con le sue “palettate” e il primo set si chiude dopo 41 minuti con un passante di diritto lungolinea per il 6-3 Nadal.
Tre quarti d’ora di partita non sono sufficienti a Medvedev per metabolizzare l’emozione per la prima finale di un Masters 1000, perché in apertura di secondo set con due doppi falli e un diritto a metà rete manda Nadal subito in vantaggio di un break. Daniil non riesce davvero a imbastire una trama di gioco accettabile, totalmente paralizzato dalla tensione: due game più tardi, con un doppio fallo e una palla corta sciagurata giocata con il vento alle spalle, Medvedev smarrisce la battuta dal 30-0 e lancia Nadal verso la vittoria finale.
In soli 70 minuti il maiorchino conquista il suo quinto trofeo della Rogers Cup, la 35a vittoria in un Masters 1000 (su 51 finali giocate) allungando su Djokovic fermo a 33, e soprattutto si assicura matematicamente la seconda posizione mondiale e la seconda testa di serie allo US Open di fine mese indipendentemente dal risultato del Western&Southern Open di Cincinnati. Nadal vince il trofeo disputando solamente quattro incontri (al primo turno ha avuto un bye e in semifinale ha beneficiato del ritiro di Gael Monfils) e perdendo un set solamente contro il nostro Fabio Fognini. In oltre 15 anni di carriera, non era mai capitato a Rafael Nadal di difendere un titolo conquistato sul cemento: qui a Montreal invece è riuscito a riconquistare il trofeo con la foglia d’acero vinto 12 mesi fa a Toronto, oltre a un assegno per 1.049.040 dollari.
Nella conferenza stampa post gara, Medvedev non ha tanto dato la colpa della sua sconfitta all’emozione: “Ho giocato con Roger due volte, con Novak quattro volte, sapevo che tipo di pressione avrei provato, ma non sono comunque riuscito ad esprimere il mio miglior tennis. Oppure è stato Rafa che è stato troppo bravo. Devo vederla in TV per capire meglio. Ho cercato di non dargli il tempo di giocare i suoi colpi. Ero partito bene, ma ho perso subito il controllo della partita”.
Soddisfatto ovviamente Nadal, che ha sibillinamente parlato della necessità di gestire il suo calendario, senza però entrare nello specifico del prossimo torneo di Cincinnati. Della partita ha detto : “Il primo gioco è stato molto difficile, era importante per me partire bene perchè [Daniil] aveva nelle gambe molte più partite sul cemento di me. Ho giocato sicuramente il miglior match della settimana, cambi di direzione, cambi di ritmo, sentivo molto bene la palla“.
Pensando al suo primo successo sul cemento nel 2005 proprio qui a Montreal, il campione iberico ha attibuito la sua longevità al vertice al suo “essere stato abbastanza umile e abbastanza intelligente da circondarsi di ottime persone e di averle ascoltate“.
“Montreal è una città che amo molto, è piena di appassionati di sport e di tennis, ogni volta che veniamo qui è sempre pieno, è molto bello giocare sempre davanti a tanta gente. L’atmosfera è incredibile, è una città molto europea e per questo mi piace molto, anche perchè ho la fortuna di venire sempre in estate: il mio autista Jackie, che mi trasporta da tanti anni quando sono qui, mi dice che gli inverni qui sono davvero terribili“.