Wimbledon: Berrettini fa il suo dovere, Cecchinato e Caruso abdicano subito

[17] Berrettini b. A. Bedene 3-6 6-3 6-2 7-6(3) (da Londra, Luca Baldissera)

Il campo 10 di Wimbledon è uno di quelli affiancati tra loro davanti all’ingresso principale dell’AELTC, niente tribune, solo una doppia fila di seggiolini ai lati, alla “club sotto casa” insomma. L’atmosfera, data la folla che si assiepa per assistere ai match in qualsiasi modo, è al contempo molto calda, entusiasmante a tratti, con la gente a un metro dai giocatori, ma anche potenzialmente non facile da gestire, con rumore, urla e chiacchiericcio continui. Matteo Berrettini affronta Matjaz Bedene (1-1 i precedenti, entrambi a Budapest sulla terra, 2018 e quest’anno, l’ultimo vinto dall’azzurro), lo sloveno di passaporto britannico, che voleva giocare i campionati a squadre per l’Inghilterra, ma stoppato dai regolamenti ITF ha rinunciato e rappresenterà la Slovenia in vista delle Olimpiadi 2020.

Aljaz è uno di quei giocatori che fanno tutto piuttosto bene, senza però eccellere a livelli assoluti. Ma è adattissimo all’erba, e non regala nulla. Serve veloce, dritto e rovascio sono solidi, a rete piazza buoni tocchi, il footwork è bello sciolto. Ovviamente, Matteo dalla sua ha una palla tanto (ma tanto) più pesante, a partire da servizio e dritto. Nel primo set, però, senza demeritare in modo particolare, Berrettini appare meno incisivo del consueto, sbaglia qualcosa di troppo, prende un break nel quarto game, e si vede sfuggire il parziale per 6-3. peccato non aver concretizzato ben 5 occasioni di controbreak nel lunghissimo settimo game (16 punti). Di grinta e orgoglio matteo, sotto 2-0 anche nel secondo set – e ci si stavamo preoccupando a quel punto – aggiusta il mirino, azzecca una striscia di 5 game consecutivi, e poi chiude 6-3, pareggiando il conto dei set. Vedendola da bordocampo, non è cambiato poi molto, semplicemente Berrettini ha diminuito il numero degli errori gratuiti, senza calare di efficacia in attacco. Anche il terzo set va via liscio per l’Italiano, che strappa il servizio due volte all’avversario, e affronta palle break 8annullandole) solo alla battuta per chiudere sul 5-2, che diventa comunque 6-2 e 2 set a 1 per lui.

Il quarto set è equilibrato (palla break annullata in pressione da Aljaz nel primo game), poco da fare per chi risponde, il settimo game, sul 3-3 com Bedene al servizio è lottato, lo sloveno si arrabbia molto per una chiamata a suo sfavore, qui non c’è Hawk-Eye, la palla ha rimbalzato a due metri da me, onestamente aveva ragione Aljaz, il suo dritto vincente lungolinea era buono. In ogni caso, dopo 16 punti, Bedene tiene la battuta. Due game dopo, sul 4-4, una steccata costa ad Aljaz la seconda palla break del set, ma il servizio lo salva. Berrettini non ci sta, spara un drittaccio “alla Kyrgios” che piega la racchetta a Bedene, va ancora in vantaggio, ma si fa attaccare sullo scambio e fallisce anche la seconda opportunità. La partita è in bilico in questa fase, ogni palla conta, si arriva al 6-6. Nonostante qualche occasione in più avuta dall’italiano, il tie-break è una conclusione giusta per questo parziale. Avanti subito di un minibreak, Matteo non si distrae, molla giù i suoi servizi senza tremare, e chiude 7-3 al secondo match-point, guadagnandosi un secondo turno affascinante contro il “pensionando” Marcos Baghdatis (nessun precedente), contro cui partirà favorito, ma attenzione ai vecchietti esperti che giocano a braccio libero. Intanto, bravissimo Matteo.

[25] A. De Minaur b. M. Cecchinato 6-0 6-4 7-6(5) (da Londra, Vanni Gibertini)

È un po’ come se fosse arrivato in ritardo, Marco Cecchinato, all’appuntamento del suo match di primo turno a Wimbledon. Chissà, forse è rimasto bloccato dall’ingorgo causato dalla presenza della Duchessa di Cambridge Kate Middleton sul campo 14 per assistere al match di Harriet Dart e Christina McHale, con tutti gli agenti dei servizi segreti che dirigevano il traffico di fotografi e curiosi intenti a rubare qualche immagine della futura regina. O forse è rimasto turbato dall’aver visto la faccia mattutina del sottoscritto di ritorno dal warm-up pre-partita. Fatto sta che per i primi 42 minuti del match, Cecchinato non ha vinto un game: dopo essere andato subito 0-40 su servizio di De Minaur nel primo gioco dell’incontro, ha visto l’avversario andargli via fino al 6-0, 3-0 in quello che sembrava un match totalmente a senso unico. Quando finalmente il gemello brocco di Marco ha abbandonato il campo ed è tornato quello vero, allora gli spettatori del campo 15 hanno iniziato a vedere il match cui speravano di assistere, con un Cecchinato che finalmente trovava le sue splendide aperture da fondo, seguite spesso e volentieri a rete dove il siciliano ci sa mettere la mano eccome. Dopo essersi visto raggiunto nel punteggio (da 3-0 a 3-3) nel secondo set, De Minaur è riuscito ad avere il guizzo vincente nel decimo game, convertendo il secondo set point a disposizione grazie a una volée di rovescio colpita malissimo, ma in qualche modo rimasta sulla riga e subito morta sull’erba ancora soffice di queste prime giornate a Wimbledon.

Ancora più crudele il terzo set, durato da solo quasi quanto gli altri due set, che ha visto una sola palla break, a favore di Cecchinato, ma cancellata con un servizio. De Minaur ci ha messo forse un pizzico di cattiveria in più, giocando metà parziale con un gomito visibilmente sanguinante a causa di una scivolata nei pressi della rete. Con il sangue che gli colava sulla maglietta immacolata, l’australiano è sempre stato avanti nel tie break con un minibreak ottenuto subito al secondo punto; si è fatto riprendere grazie a uno splendido passante incrociato di rovescio di Cecchinato che lo ha costretto a sbagliare una difficile volée, ma l’errore non forzato di diritto del siciliano sul 5-5 ha segnato il match e promosso De Minaur al secondo turno, dove incontrerà Steve Johnson, facile vincitore di Ramos-Vinolas.

[20] G. Simon b. [Q] S. Caruso 7-6(7) 6-3 6-2

Niente da fare per ‘Sabbo’ Caruso, già bravissimo a ripetere la qualificazione al main draw ottenuta a Parigi. Sarebbe stato francamente troppo chiedergli di battere nuovamente Simon, peraltro su una superficie che gli è meno congeniale e dove invece il francese ha giocato tante più partite, oltre che essere reduce dalla finale del Queen’s. Il siciliano ha comunque opposto una resistenza più che dignitosa, soprattutto nel primo set durato 78 minuti. Poi è andato via via calando, ma non c’è troppo che gli si possa rimproverare. Nell’ultimo mese e mezzo la sua carriera ha comunque preso una piega che difficilmente avrebbe potuto immaginare.

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