Federer firma la decima ad Halle, Goffin dura solo un set
Dal nostro inviato ad Halle
[1] R. Federer b. D. Goffin 7-6(2) 6-1
Roger Federer entra nel ristrettissimo club (due soli soci) di quelli che hanno vinto un torno almeno 10 volte nell’Era Open. 10 Halle per Roger, 11 Montecarlo, Barcellona e 12 Roland Garros per Nadal. La finale ci ha deluso, perché Goffin non ha ripetuto la grandi prove di venerdì contro Zverev e di ieri contro Berrettini. La formidabile risposta di ieri è rimasta nello spogliatoio, ma il merito è anche di Federer, che a differenza del giovane azzurro ha un servizio molto più vario e oggi ha incantato con questo fondamentale, impedendo sistematicamente la lettura all’avversario. David ha giocato un primo set alla pari, ma i numerosi errori specie col dritto si sono manifestati anche nel tie-break, perso nettamente (7-2). Il servizio perso subito dopo nel soffertissimo gioco d’apertura del secondo set l’ha smontato mentalmente, dando via libera a Roger, oggi non molto spettacolare ma dannatamente efficace e vincente. Grazie a questo successo lo svizzero sarà testa di serie N.2 a Wimbledon scavalcando Nadal nella speciale classifica che tiene conto dei risultati su erba.
IL MATCH
Il venticello che ieri in alcuni momenti era anche bello frizzantino è già un lontano ricordo. Torna il forte caldo ma il pubblico assisterebbe alla finale con Federer con qualsiasi temperatura. Sulle note della vera colonna sonora di questi Noventi Open (quel Seven Nation Army di The American Stripes che batteva a tempo con le palpitazioni dei nostri cuori ai Mondiali di Germania 2006: chi l’ha detto che i tedeschi non sanno perdere?) il primo a essere annunciato ed entrare in campo è Carlos Bernardes, anche lui accolto quasi come una rock star. Ovvio che il boato per i due protagonisti sia ben più fragoroso, con la standing ovation che dalla tribuna stampa amiamo sempre tanto, visto che ci impedisce di goderci l’entrata in scena di Roger Federer e David Goffin.
Oggi la risposta di David sembra ben al di sotto di quella monumentale di ieri contro Berrettini, ma è per merito della varietà del servizio svizzero efficace sia al centro sia in slice esterno. Sul 2 pari però il belga torna sui livelli di ieri e indovina risposte sontuose. Due pesanti gratuiti di dritto in rete costringono il nove volte campione qui ad annullare tre palle break, stavolta con la complicità di Goffin, che sbaglia a sua volta due dritti (grave il dritto in lungo linea sul 30-40). Il gioco dura 12 punti ma alla fine il campione di 20 Major ne esce indenne. Nel successivo turno di servizio Roger va sotto 0-30 ma rimedia alla grande con servizi vincenti sempre diversi. Quando è il belga a trovarsi 0-30 sul 5 pari dopo aver fallito malamente una volèe banale, tutto fa pensare che il suo dritto deficitario gli faccia perdere il servizio, ma David reagisce bene e rimanda la contesa al tie-break. Sono passati 47 minuti ma il tie-break ne dura solo 5: Goffin è troppo falloso col dritto, mentre al servizio Federer è molto più efficace dell’avversario e così non c’è storia, ma sarebbe criminale non sottolineare la siderale demivolèe di rovescio a seguito del servizio di Re Roger.
È un duro colpo per l’ex top ten belga, ma il primo game del secondo set, su suo servizio, sarà per lui una caienna. Le braccia allargate come a dire ‘Non ne metto più una di là’ manifestano il suo disagio, ma dopo aver annullato due break-point arriva il secondo doppio fallo del game e la terza palla break da annullare. Il finalista di Montecarlo e Finals 2017 chiede il falco dopo la chiamata out della sua prima. Spera di poterla ripetere, perché sa che altrimenti sono guai. È esattamente così: l’impietoso Hawk-eye conferma l’out e il ventottenne cede alla pressione mentale e ripete il doppio errore, scaricando la tensione gettando via la racchetta. Anche se tiene il servizio successivo, David è quasi del tutto uscito dal match e sul 3-1 Federer subisce il secondo break: il folle dritto in chop lunghissimo con cui si consegna all’avversario conferma che la testa è già sotto la doccia.
Federer chiude la pratica e solleva al cielo il decimo trofeo di Halle della sua sempre più sconfinata bacheca, che ora conta 102 titoli, mentre il pubblico applaude in visibilio e si accalca – ma sempre con molto ordine – verso le file più vicino al campo per procacciarsi più che l’autografo la firma, firma d’oro, è firma di Re…