Travaglia illude, ma cede alla distanza, Mannarino vince al quinto
Dal nostro inviato a Parigi
A. Mannarino – [Q] S. Travaglia 6-7 (5) 6-3 3-6 6-2 6-2
Per un’ora abbondante Stefano Travaglia è sembrato in grado di conquistare la sua terza vittoria a livello Slam e la seconda su un top 50 (dopo quella su Fognini allo US Open del 2017). Di certo Mannarino era uno dei top 50 più abbordabili qui al Roland Garros, dove solo in due occasioni (su 10 partecipazioni) aveva raggiunto il secondo turno, senza poi superarlo, anche in considerazione della sua scarsa attitudine alla terra battuta (solo 13 match vinti in carriera sul rosso). Ma a metà del secondo set qualcosa si è improvvisamente spento nel gioco nel tennista ascolano, che ha subito la rimonta di un Mannarino che fino a quel momento non aveva fatto molto per confutare le sue statistiche negative sulla terra battuta. Travaglia ritrovava le fila del gioco nel terzo parziale, prima di spegnersi definitivamente – anche a causa della stanchezza – e cedere al quinto set al 30enne francese, che ha indubbiamente saputo sfruttare la maggiore esperienza a questi livelli. La sensazione è comunque quella di un’occasione sprecata per Stefano. Che il linea di massima nel dopo partita concorda: “Una partita tre su cinque, credo di aver dato il massimo. Brucia un po’ perché comunque sono stato sempre avanti ed ho giocato alla pari tutto il match e potevo portarla a casa, ma comunque una partita che sarà importante da analizzare per capire dove migliorare, capire quali cose potevo fare meglio”.
Travaglia aveva conquistato meritamente il primo set, vinto al tie-break per 7-5 (pregevoli gli ultimi due vincenti in lungolinea, uno di dritto e uno di rovescio) dopo aver avuto già due set point sul 5-4 a suo favore con Mannarino al servizio. Più solido da fondo il 27enne tennista italiano, che sfruttava la maggior propensione alla terra battuta rispetto al transalpino (se su 167 vittorie a livello ATP solo 13 sono arrivate sulla terra rossa, qualche motivo ci sarà) e trovava nel dritto e nel rovescio in lungolinea le soluzioni per scardinare il titubante gioco da fondo del suo avversario.
Un trend che continuava anche all’inizio del secondo set con “Steto” che strappava il servizio a Mannarino nel terzo gioco ed allungava poi sul 3-1. Qui, all’improvviso, la partita cambiava. Vero che il francese faceva ricorso alla sua maggiore esperienza (quello di oggi era il 373esimo match ATP per Mannarino, solo il 19esimo per Travaglia) e cambiava qualcosa nel suo gioco, cercando di spingere un po’ di più e soprattutto abbassando le traiettorie dei colpi, ma era soprattutto la metamorfosi in negativo di Travaglia a stupire (“In realtà lui era sempre stato in partita, il vantaggio me lo ero guadagnato. Forse io lì non sono riuscito a mettere quella marcia in più, mentre lui è rimasto costante” commenterà “Steto” nel post match). Colpi che fino a pochi minuti fa entravano tranquillamente nel rettangolo di gioco ora uscivano nettamente oppure finivano mestamente a metà rete. Era soprattutto il rovescio – ma anche il dritto non era da meno purtroppo – a tradire il n. 119 ATP (“Ha perso completamente il rovescio” sussurrava uno stupito Barazzutti ad un altrettanto perplesso Palimeri pochi posti lontano da noi, dopo l’ennesimo errore dal lato sinistro del tennista ascolano) che subiva un parziale di quattro giochi a zero e consegnava il secondo set a Mannarino per 6-3. Anche le tribune del Simone Mathieu ora erano rinfrancate, come dimostravano gli “Allez Adrian” urlati dalle tribune.
Travaglia aveva il merito di non farsi scoraggiare e di cercare di rimettere subito insieme i pezzi del suo gioco. E dopo aver superato un grosso momento di difficoltà nel quinto game nel quale salvava quattro palle break (anche con l’aiuto del fato, soprattutto sul passante che toccava il nastro e scavalcava Mannarino a rete), ci riusciva, riprendendo il discorso interrotto a metà del secondo set. Ora i colpi dell’italiano erano tornati a far male a Mannarino: Stefano otteneva il break al nono gioco e subito dopo vinceva il parziale per 6-3.
Il quarto parziale iniziava bene per l’italiano che breakkava subito il n. 48 ATP. Ma neanche il tempo di pensare (sperare) che il match fosse indirizzato definitivamente a suo favore, che di nuovo Stefano si spegneva all’improvviso, tornando ad inanellare errori su errori. Doppio break di Mannarino, che senza fare niente di trascendentale, ma ricordandosi comunque ogni tanto di essere un top 50, si involava su 4-1. Le speranze di riaprire il parziale si affossavano insieme alla volèe di rovescio in rete di Travaglia sulla palla break nel settimo gioco. Infatti il game successivo arrivava l’ennesimo break a favore del 30enne mancino francese che si imponeva 6-2 e portava il match al quinto dopo tre ore di gioco, tra l’entusiasmo del pubblico francese.
Travaglia cercava di ritrovare nuovamente il filo del discorso, ma le tre ore di match si facevano sentire, soprattutto per un giocatore come lui non abituato a match di tale durata (come dimostrato anche dal medical timeout chiamato alla fine del quarto per farsi trattare i muscoli posteriori della coscia sinistra). I suoi fondamentali non davano più fastidio a Mannarino, soprattutto i colpi in lungolinea su cui aveva costruito il suo vantaggio ora gli uscivano troppo corti e permettevano al francese di controllare lo scambio e attendere lui, ora, l’errore dell’avversario. Sembrava finita quando Mannarino si portava avanti di un break e ad aveva la palla del 3-0. Ma Stefano si affidava all’orgoglio e trovava energie insperate, recuperava in qualche modo il break (Mannarino ci metteva del suo, ma bravo Steto a non mollare), impattava sul due pari e da quel momento in poi la partita diventava un piccolo psicodramma. Travaglia già aveva chiesto la sospensione al cambio campo precedente (sommerso dai fischi del Mathieu, come sottolineava ironicamente mettendosi la mano all’orecchio), che però non gli veniva concessa, ci riprovava senza successo al cambio campo successivo con Mannarino che subito dopo si lamentava per il prolungato trattamento medico alla coscia di Travaglia. In tutto questo trambusto (da aggiungere che l’italiano si era lamentato con il giudice arbitro per gli insulti che gli arrivavano dalle tribune), in campo il tennista francese aveva capito che il suo avversario aveva finito la benzina e cercava soprattutto di non sbagliare e costringere all’errore Travaglia per sopraggiunta stanchezza. Emblematico da questo punto di vista il sesto game, con l’italiano che spediva due smash in tribuna e affossava una smorzata a metà rete permettendo a Mannarino di strappargli di nuovo il servizio. Il n. 119 ATP non ne aveva proprio e poco dopo cedeva ancora il servizio, consegnando così set e match al francese. Peccato.