Montecarlo – Le vittorie di Fognini e Sonego sulla stampa italiana (Guidobaldi, Crivelli, Clerici, Semeraro, Pasini, Bertolucci)

Fognini e Sonego, sono colpi da principi (Laura Guidobaldi, La Nazione)

Giornata storica per il tennis azzurro. Prima l’exploit di Lorenzo Sonego che supera Norrie, poi la grande prestazione di Fabio Fognini, che batte il numero 3 del mondo Zverev: i due italiani raggiungono i quarti di finale in un Masters 1000, cosa che non accadeva da Amburgo 2005 (Volandri e Seppi). «Mi sento un guerriero» — aveva detto dopo la vittoria con il n. 12 Atp Khachanov —. Ieri Lorenzo Sonego è stato uno dei grandi protagonisti del Principato. Con un’ottima prestazione, il 23enne torinese (96 Atp) supera il britannico Cameron Norrie (56) 6-2 7-5 e accede per la prima volta in carriera ai quarti di un Masters 1000. Viene da lontano, Lorenzo. Giunto da Marrakech venerdì scorso, dove si era issato ai quarti di finale dopo aver superato le qualificazioni, l’azzurro è sceso già in campo sabato per disputare le qualificazioni anche al Country Club. Non solo accede al main draw ma si impone sul connazionale Andreas Seppi al primo turno, supera il russo Khachanov al secondo per poi dominare anche Norrie agli ottavi. Grande battitore, Sonego è un giocatore solido, completo, dotato di un dritto devastante e ha fatto grandi progressi anche con il rovescio. Contro Norrie conduce le danze nel primo set, imponendo il suo tennis martellante e preciso e se lo aggiudica per 6-2 in 36′. Vacilla solo sul 5-4 nel secondo in cui, per la prima volta nel match, subisce il break. Ma non si scompone e ritrova il servizio e chiude 6-2 7-5. «Questo risultato — dice — non me lo aspettavo ma sentivo che non avevo mai giocato così bene». Amato dai tifosi, Sonego da lunedì salirà almeno al n. 65 ATP. Ora lo aspetta Dusan Lajovic (48 ATP), che ha battuto a sorpresa Dominic Thiem. Raggiunge i quarti anche Fabio Fognini (18 Atp). Vittoria convincente del ligure che batte un falloso Sascha Zverev 7-6(6) 6-1; il tedesco mette a segno solo 11 vincenti a fronte di 25 gratuiti. I due mantengono l’equilibrio per tutto il primo set ma Fabio fa la differenza nel tie-break che vince 8 a 6. Il secondo è un monologo di Fognini a cui riesce tutto. Grande frustrazione per Sascha che, invece, perde misure e testa. «E’ stato bello — dice Fabio — vincere davanti al mio pubblico. Questo è il mio vero torneo di casa». Ora per lui il croato Borna Coric (13 ATP).

Fognini e Sonego olé, sono quarti di nobiltà (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

I sogni sono rossi come il fuoco che divampa nel cuore di Fognini, incenerendo un fresco passato di dubbi e di dolori. Oppure come le saette che escono a 200 all’ora (la velocità media della prima di servizio di ieri) dal braccio magico di Lorenzino Sonego, dalle qualificazioni con furore per ergersi a nuovo e giovane profeta azzurro. Sono passati 41 anni da quando una coppia italiana, allora erano Panatta e Barazzutti, non approdava insieme ai quarti del Principato, ed è appena la quarta volta in assoluto a Montecarlo: per un Masters 1000, invece, bisogna tornare al 2005, quando Seppi e Volandri raggiunsero la meta a Amburgo. Non può essere un giorno come gli altri. «Su questi campi ho giocato fin da bambino, pure questa è casa. Anzi, forse mi sento meglio qui che a Roma». Un feeling, quello di Fabio Fognini, che rifiorisce fin dalle prime sbracciate, anche se dall’altra parte della rete c’è il numero tre del mondo. Zverev sta navigando a vista nella mareggiata di una definitiva maturazione che nel 2019 si è come arrestata nonostante Lendl, però ha sempre la palla pesante e la presenza scenica del predestinato. Come se bastassero, stavolta, contro un Fognini lucidissimo nella costante ricerca del punto, abilissimo a manovrare lo scambio da fondo alternando palle senza peso a rasoiate lungolinea che inchiodano l’affannato Sascha ai cartelloni sotto le tribune, senza la possibilità di guadagnare campo e fiducia. Il tie break del primo set è italiano, sull’abbrivio Fabio sale 3-0 nel secondo, mentre l’altro litiga con sé stesso e il forte vento, come aveva vaticinato la Schiavone seduta all’angolo azzurro ospite della Pennetta: «In queste condizioni i lungagnoni soffrono, invece noi piccoletti ci muoviamo meglio e la nostra manualità ci aiuta a gestire con più attenzione gli scambi». Non c’è più bisogno di voltarsi indietro, e insieme a un successo spettacolare questo è il segno più importante: Fognini non ha mai perso la testa. Il baratro visto a un passo con Rublev, quella rimonta da 5-1 sotto nel secondo set, ha davvero attizzato la cenere di una stagione fin qui balorda, con i malanni al gomito destro ad aggiungersi ai problemi a un polpaccio e a una caviglia: «Vengo da un periodo di buio, sicuramente, ma il problema non è mai stato il tennis, piuttosto riuscire a essere più convinto nell’andarmi a prendere i punti, senza rimanere passivo. Finalmente ci sono riuscito, saranno contenti Flavia e Corrado (Barazzutti, che da quest’anno affianca coach Davin, n.d.r.) che nelle ultime due settimane mi hanno ammazzato di allenamenti». E ora, con il posto di numero uno italiano distante solo 20 punti da Cecchinato, piegato dalla febbre e da Pella, Fogna aspetta Coric per i suoi secondi quarti a Montecarlo dopo il 2013: «Un avversario forte, molto consistente. Ma se gioco ancora così, sarà lui a doversi preoccupare. E poi non sono solo, mi sembra che gli italiani questa settimana abbiano ancora qualcosa da dire». Una settimana fa, Sonego perdeva nei quarti di Marrakech da Tsonga, prendeva un aereo alla sera e alle quattro del pomeriggio del sabato giocava il primo turno delle qualificazioni contro Nishioka. Adesso tritura anche Norrie con l’88% di punti con la prima e il solito dritto-bazooka: «Stanchezza? Ho voluto fortemente venire qui. E quando entri in campo sul Centrale, dimentichi tutto». [segue]

Bravo, caro Fabio. Se avessi vissuto più giornate così (Gianni Clerici, La Repubblica)

Sì, ma perché solo adesso, Fabio. Ti avevo ammirato da piccolo, quando ero arrivato ad Arma di Taggia solo per vederti giocare. Avevo ammirato la tua creatività, l’equilibrata capacità da entrambi i lati, non disgiunta ai colpi aerei. Ho creduto da allora che tu potessi diventare il campione che non abbiamo più avuto dai tempi di Nicola Pietrangeli, finché qualcuno del tuo paese mi aveva messo qualche dubbio. È incostante, capriccioso, è cresciuto troppo facilmente, ha sempre fatto quel che voleva, manca di umiltà. Aveva le sue ragioni anche quell’amico, che ti conosceva bene, come conosceva tuo padre e, tuttavia, rimanendo critico, gli voleva bene. Oggi è una di quelle giornate di vento tipico della terra di Fognini. E il vento, nel tennis, non è sempre un aiuto, anzi. Però quel vento è capace di essere utile a chi lo conosce. Il povero Zverev non faceva altro che scuotere il capo, che riprendere la palla del lancio di servizio, che lagnarsi con il proprio angolo. Fabio se ne serviva per rendere più ingiocabili le sue smorzate, più lunghi i suoi attacchi, imprendibili le volée. Quel vento, Zverev lo ha sempre avuto contro, anche se soffiava alle sue spalle, ha aperto troppe volte le braccia imputandogli i suoi errori, ha giocato troppo corto o troppo lungo, mentre Fabio se ne serviva per i drop. Mi perdonerai Fabio se, nell’ammirarti in questa, una delle tue migliori partite, penso a quel che non sei stato, giocando come oggi molte più volte.

Fognini, il ritorno del pirata (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il Principe mezzosangue che la sotterrava da un passo, e lui, le spalle alla rete, che se la rideva contagiando le tribune e i vip presenti. Sascha Zverev è il numero 3 del mondo, tedesco, bello, biondo, con un servizio che fa male, un predestinato che non vuole saperne di compiersi. Ma se sulla terra il Fogna decide che è giornata – e ieri lo era eccome – anche Sascha, che pure lo aveva battuto nei due precedenti, deve scansarsi. Magari gettando la racchetta a terra, imbufalito, come di solito siamo abituati a veder fare dal Pirata taggiasco, che ieri invece ha copiato la calma sabauda di Sonego, il vichingo torinese, suo attuale collega di scorrerie nel Principato. «Non è stato il miglior match della mia carriera, ma ci siamo andati vicini». Anche perché se l’è giocato tutto, dall’inizio alla fine, senza cuocersi i pensieri. Due italiani nei quarti di Montecarlo non li avvistavano dal 1978, e Adriano Panama e Corrado Barazzutti si incrociarono proprio nei “last eight”. La spuntò Barazzutti, che oggi fa anche da coach aggiunto a Fabio. […] Fognini in Costa azzurra era arrivato con un carico d’ansia per gli otto primi turni messi insieme in un 2019 deludente per il dolore al gomito e per la caviglia malandata e anche ieri protetta da una fasciatura colorata. Contro Zverev gli sono bastati due set, 7-6 6-1, il primo lottato punto a punto, il secondo dominato con diritti feroci, rovesci millimetrici, sconcertando, frustando e frustrando Zverev, il terzo Top 3 che Fabio batte in carriera dopo Murray e Nadal. «Le condizioni erano difficili, colpa del vento – racconta – […] Questo per me è il vero torneo di casa, grazie a tutti gli amici che sono venuti a sostenermi. Il gomito? Adesso mi fa un po’ male, ma andiamo avanti». Dove oggi lo aspetta Borna Coric, il croato pupillo di Riccardo Piatti che in classifica gli sta avanti di cinque posti – 13 contro 18, ma vincendo oggi Fabio risalirebbe al numero 15 scavalcando Cecchinato -, e ieri ha spezzato in due set il sogno di Herbert. [segue]

Fognini e Sonego girano il trono delle racchette (Giorgio Pasini, Tuttosport)

Montecarlo ha scelto l’azzurro per i pennarelli utilizzati per la firma della telecamera. Non a caso: due autografi su otto sono italiani. Fabio Fognini ci aggiunge un “Fogna ahahaha..:’ con un grande cuore, Lorenzo Sonego conferma la sua passione per la serie tv e il Toro con un cubitale Vikings e stavolta pure un “Gipo” con cuoricino. La dedica ad Arbino, il suo coach di sempre, fin da quando bambino gracilino al Circolo della Stampa Sporting di fronte allo stadio Grande Torino, divideva la passione per la racchetta con quella per il pallone, giocando nelle giovanili granata. Due italiani ai quarti nel Principato. Potevano essere tre se Marco Cecchinato non fosse stato troppo altalenante contro l’argentino Guido Pella. La nouvelle vague azzurra è un misto di classe ed esperienza, coraggio e freschezza. L’acciaccato (la caviglia destra non gli dà tregua) Fognini sfrutta l’aria (anzi, il vento) e il tifo di casa per far suo uno scalpo prestigioso.. Contro il n. 3 Sascha Zverev vince la partita dei mugugni, da entrambi giocata quanto parlata (ma a gettare la racchetta a terra è il tedesco), passato da un tie-break teso (a 8) e un secondo set quasi perfetto (6-1), tra lampi di classe e sbracciate. «Non è stato il miglior match della mia carriera, ma ci siamo andati vicino» dice Fabio, che oggi chiuderà il programma col croato Borna Coric (13). Ad aprire la giornata Sonego, che da Torino ha fatto arrivare e godere amici e parenti che hanno affollato, colorato e alzato i decibel sul Campo del Principi, dove il n.98 del mondo ha scalato un altro gradino verso i vertici delle classifiche (è già 66), grazie a un altro match di aggressione solida contro Cameron Norie, il britannico n.53 del mondo. Un’altra cartolina dalla Mole, che ormai (il Governo ha aggiustato il decreto che finanzia l’operazione con 78 milioni di euro, rendendoli disponibili subito come chiesto) aspetta solo l’annuncio dell’assegnazione delle Atp Finals 2021-2025. «Devo ringraziare i miei amici di Torino per essere venuti a tifare per me, il mio team e tutti coloro che mi stanno vicino. In questi match sto facendo esperienza» dice Lorenzo senza alzare la cresta. Dusan Lajovic permettendo. ll serbo numero (48 Atp) ieri è stato la sorpresa della giornata con un doppio 6-3 all’austriaco Thiem, che sulla terra vale più del 5 che la classifica mondiale gli assegna.

Vittorie pesanti con vista sul futuro (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Ero stato facile profeta a prevedere che Fognini e Sonego potessero regalarci un pomeriggio esaltante, a cui è mancato solo l’acuto di Cecchinato per una tripletta che sarebbe stata storica. Immaginavo che una partita sporca, portata dalla sua parte con il cuore, come la vittoria su Rublev nel primo turno, potesse accendere una fiammella nella stagione fin qui sottotono di Fabio. Davanti aveva uno Zverev in un momento di flessione, con la fiducia sotto i tacchi, ma che resta il terzo giocatore del mondo e ha una pesantezza di colpi che può sempre girare il match. Però Fognini questa volta è rimasto concentrato, anche nel parare il servizio dell’avversario e negli scambi prolungati è sempre riuscito a comandare costringendo l’avversario ben oltre la riga di fondo. Speriamo sia solo l’inizio di un cambio di direzione dopo un avvio di stagione avaro di soddisfazioni, determinato in misura preponderante dalla testa. Dobbiamo salutare con soddisfazione anche l’approdo ai quarti di Lorenzo Sonego, che aveva un avversario alla portata e ha fatto valere il momento magico e la maggior abitudine alle partite sulla terra. Una partita condotta senza problemi e controllata con il suo ormai tradizionale asse servizio-dritto. Sicuramente un tabellone morbido ha aiutato Lorenzo a raggiungere un risultato magari inatteso, ma queste vittorie sono fondamentali per costruire autostima e innestare massicce doti di fiducia su un gioco comunque già con ottimi fondamentali.