Buongiorno, Italia.

Buongiorno da Monte Carlo. I raggi del sole come pietre
piatte e levigate saltano sulle basse creste del mare monegasco. Dal mare rimbalza
in sala stampa un’aria pulita, priva della sabbia rossa sparsa giusto venti
metri e molti scalini più giù. Uno scirocco che non imbratta e che ci introduce
una giornata che non sarà affatto un deserto di emozioni.

Tre italiani in ottavi, roba da spagnoli. Spagnoli i quali
potrebbero anche cominciare ad interrogarsi sul loro stato di salute, tra un Ferrer
che si ritira, un Bautista Agut (eretico) che preferisce il cemento ed un Nadal
che ha ancora le spalle sufficientemente larghe per mascherare le difficoltà di
un movimento fino a pochi anni fa dominante nella primavera europea. Sta a
vedere che gli spagnoli ci prenderanno ad esempio…

Tre italiani con storie differenti, caratteri diversi,
persino stili diversi, per un appuntamento che non sa certo di storia ma
quantomeno di cronaca da giornali generalisti.

Fare previsioni è difficile, ma se l’avversario più temibile
è lo Zverev visto ieri, fare sogni diventa possibile. C’è da fare i conti con
un Fabio Fognini, che in semifinale qui c’è stato ormai sei anni fa, con poca
fiducia e poco gomito.

Sonego Norrie è invece il classico buco di tabellone che
solo gli audaci sapranno sfruttare, mentre Cecchinato deve guadagnarsi il
quarto con Nadal. “Deve” per difendere i punti della cambiale parigina e “deve”
anche per difendere il prestigio di quel risultato: una semifinale a Parigi,
tre vittorie in otrnei 250 varranno pure una laurea su terra battuta, ma una
buona prestazione contro Nadal, vale un dottorato.

La giornata inizia con premesse e attese. Inizia con un tuffo
e con Cecchinato. Sullo stessa campo Sonego e sul centrale in chiusura Fognini.
Rimblazare sulle onde e non esserne sommersi, per una storia con la “s”
rigorosamente minuscola, ma per una giornata a caratteri capitali.