Chissà se Nadal stava male! Tre italiani in ottavi: record? Il match migliore l’hanno visto in pochi

Quando la partita del giorno è stata un 6-1 6-1 e la notizia del giorno è che ci sono tre italiani per la prima volta negli ottavi a Montecarlo, grazie al fatto che Fognini ha vinto per il ritiro del suo avversario, non si può dire che sia stata una giornata memorabile per il tennis, anche se erano in programma gli esordi di ben cinque top 10.

Era dal ’78 – ma il tabellone era di 32 giocatori, per arrivare agli ottavi bastava una sola vittoria e non due – che non avevamo tre azzurri in ottavi. Allora furono Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e Ocleppo. Così oggi si può parlare quasi di record, anche se in altri tornei importanti è pure successo: a Roma ad esempio, l’ultima volta nel 1984, con Cancellotti, Ocleppo e Claudio Panatta, ma furono addirittura quattro nel 1979 (Ocleppo, Barazzutti, Panatta e Bertolucci). L’anno scorso anche a Pechino, ma era un torneo 500, raggiunsero gli ottavi Fognini, Cecchinato e Berrettini. Questo però è un Masters 1000.

Non c’è stata nemmeno una partita che si sia decisa al terzo set. E forse la migliore, quella Dimitrov e Struff l’hanno vista in pochi, perché come al solito la gente segue il campo centrale dove ci scendono i grandi nomi. Struff ha avuto tante occasioni per fare i break, ma i punti importanti li ha sempre giocati Dimitrov. Che quando è in vena può essere pericoloso per tanti.

Comunque sia, quando c’è Nadal, campione undici volte qui come a Parigi e a Montecarlo (dica 33…direbbe un medico), chi se lo perde? I ragazzini diventano matti, per conquistare un autografo sarebbero capaci di tutto.

Anche perché c’erano delle riserve sulla sua condizione fisica. Alimentate dal suo ritiro a Indian Wells, dalle sue stesse incertezze, dal nome dell’avversario, Bautista Agut, non un “terraiolo” puro e tuttavia uno degli uomini più in forma di questo inizio di stagione. Ebbene Rafa che era un vero Next Gen quando i Next Gen non erano ancora così promossi dalle campagne ATP – a 16 anni (e non a 20!) battè qui Albert Costa, uno che ha vinto il Roland Garros – ha dominato in 76 minuti il connazionale che il 14 aprile ha compiuto 31 anni: 61 61 e a casa.

Alla faccia della condizione incerta. È di un altro pianeta, se sta bene, quando si gioca sui campi rossi. Solo il miglior Djokovic può competere con lui, e forse il miglior Thiem. Ho scritto competere. Che non vuol dire battere. Anche se può succedere. Comunque Rafa non sembra sentirsi al riparo da qualche ricaduta. Troppe ne ha avute. E in conferenza stampa, fino al finale quando ha ironizzato sull’eccessivo strombazzamento per i Next Gen contemporanei, è apparso anche piuttosto corrucciato. Quasi preoccupato.

Quanto a Fognini beh, quando si dice come può cambiare la vita di un tennista (non solo di un tennista…) da un giorno all’altro. Era già quasi sotto la doccia nel match con Rublev (62 4-1 e 5 pallebreak per il 5-1) e aveva commentato “Che culo” e ora si ritrova agli ottavi senza colpo ferire perché Simon si è bloccato nel corso dell’allenamento mattutino – ci aveva perso 5 volte su 5 e quindi a Fabio è andata davvero di lusso – negli ottavi contro Zverev che quest’anno non ha fatto sfracelli anche se è pur sempre il numero 3 del mondo e lo ha battuto due volte su due, con un 63 63 e un 64 62, sei game a match lasciati al nostro.

Però chi si sente di escludere che Fognini trovi la grande giornata soprattutto quando nessuno se lo aspetta? Vero, peraltro, che lo si è visto allenarsi con un tutore al gomito. Non un buon segno. Anche perché mentre Nadal è uno che, abituato a sentire dolori di vario tipo, non si deconcentra mai se appena appena riesce a muoversi, invece a Fabio basta un nonnulla per crearsi un alibi. Lui per primo è consapevole del fatto che la testa, l’attenzione è sempre stata il suo grande problema, non certo il tennis, la tecnica. Il Fognini del primo set e mezzo contro Rublev non era neppure parente del Fognini che ha rimontato e soprattutto di quello che ha giocato il terzo set.

Fabio Fognini (allenamento) – Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Certo non è favorito come lo sarà invece Cecchinato (altro miracolato dopo lo 06 02 con Wawrinka) con Pella, battuto due volte su due e senza perdere un set nella finale di Umago come a Buenos Aires in casa dell’argentino.

E dopo aver visto Sonego in questi giorni direi che il torinese ha almeno le stesse chance del suo coetaneo Norrie anche se in classifica ci sono 40 posti a favore del britannico nato in Sud Africa. Io penso anzi che Lorenzo possa vincere. Anche se Norrie pare non trovarsi a malpartito sulla terra rossa, se ha battuto uno come Fucsovics (dopo Mannarino). È fresco di best ranking dopo che per la prima volta quest’anno ha raggiunto una finale in un 250 (Auckland) e una semifinale in un 500 (Acapulco). Sembrerebbe uno da campi veloci, se non altro perché viene dal Paese di Wimbledon, ma sulla terra quel dritto che apre un po’ laboriosamente può forse penalizzarlo meno. Con grande umiltà ha tessuto le lodi di Sonego e ha detto di non considerarsi favorito. Quindi…è meglio diffidare.

Sarebbe un bel colpo avere due italiani nei quarti anche se Cecchinato andrebbe a sbattere proprio su Nadal e Sonego su Thiem. Ma credo che entrambi avrebbero firmato prima del torneo per arrivare a fare quel percorso.

A proposito di match deludenti… mi aspettavo qualcosina in più da Aliassime, ma a 18 anni come si può non essere indulgenti? Zverev che aveva giocato male a Marrakech ha giocato una partita tranquilla, senza strafare. Quando viene a rete è ancora un mezzo disastro. Incredibile pensando a quanto si sarà allenato e a come gioca suo fratello. Aliassime è stato più bravo fuori dal campo che in campo: in conferenza stampa non ha fatto una piega, ha parlato dei suoi due allenatori, mostrando educazione, maturità ed un approccio non drammatico dinanzi ad una sconfitta non scontata ma anche prevedibile. Né è sembrato preoccupato del livello del suo gioco, ben diverso da quello sfoggiato a Miami.

Giusto che gli organizzatori abbiano messo sul centrale in apertura alle 11 Medvedev e Tsitsipas, due che giocano in modo assai diverso, conservativo il russo, più estroso il greco (qui seguito da Mouratoglou). Tra i due c’è anche qualche vecchio screzio, che sembrerebbe risolto… ma chissà mai. Inevitabile che giocassero poi sul centrale i primi due tennisti del mondo, Djokovic contro Fritz e Nadal con Dimitrov (il match tecnicamente migliore). Chiuderà Fognini con Zverev. Invece sul campo dei principi aprono Pella e Cecchinato, seguiti da Sonego e Norrie.

Un appuntino qui per segnalare che il finalista dello scorso anno, Nishikori, è schizzato fuori per mano del francese Herbert. Ma, non so come dirlo, quando Nishikori perde io non mi stupisco mai troppo. È una sensazione curiosa che provo, nei confronti di un giocatore che ha fatto una finale di Slam, che è stato anche n.4 del mondo.

Kei Nishikori – Montecarlo 2018 (foto Roberto Dell’Olivo)

Vi lascio con il bilancio dei confronti diretti degli ottvai in programma oggi:

  • Djokovic vs Fritz: nessun precedente (ci sono dieci anni di differenza tra i due. Fritz è n. 65)
  • Medvedev vs Tsitsipas: 3-0 (Tutti i match si sono disputati nel 2018 con un battibecco tra i due a Miami, quando a sentire Medvedev Tistsipas lo avrebbe offeso)
  • Thiem vs Lajovic: 5-0
  • Sonego vs Norrie: nessun precedente 
  • P.H. Herbert vs Coric: 0-1 (MS 1000 Madrid 2017)
  • A. Zverev vs Fognini: 2-0 (MS 1000 Roma 2017 e Pechino 2017)
  • Cecchinato vs Pella: 2-0 (Umago 2018 e Buenos Aires 2019)
  • Dimitrov vs Nadal: 1-11 (ultimo Monte Carlo 2018 – 4 a 0 Nadal su terra – unica vittoria Dimitrov Pechino 2016)