Verso Montecarlo, senza troppe certezze

Sarà perché è l’unico non obbligatorio tra i nove fratelli (per ogni criterio che non sia l’assegnazione dei punti, l’ATP lo considera un torneo di categoria 500), sarà per la collocazione in calendario piuttosto prematura rispetto all’inizio della stagione su terra, ma il Masters 1000 di Montecarlo, giunto alla 113esima edizione, difficilmente viene collocato tra i tornei più competitivi della stagione. Molti giocatori ci arrivano a rodaggio ancora in corso, altri addirittura marcano visita e di solito è sempre la stessa persona che ne approfitta.

Senza girarci troppo attorno, sono ormai quasi 15 anni che questo torneo coincide sostanzialmente con le arti e i mestieri di Rafael Nadal. Lo spagnolo ogni anno tara la preparazione perché la sua condizione fisica abbia un picco iniziale sui campi monegaschi e uno conclusivo su quelli di Parigi; risultato, ha vinto undici delle ultime quattordici edizioni, giocando in totale dodici finali e uscendo ai quarti nel 2014 (Ferrer) e in semifinale nel 2015 (Djokovic). Su 72 partite giocate (bilancio 68-4), Nadal ha lasciato sul campo appena 20 set, 3 dei quali nelle ultime tre edizioni; è in serie positiva da nove partite e ha una striscia aperta di diciotto set vinti consecutivamente.

Nonostante la potenza di questi numeri, è piuttosto evidente che questo dominio è destinato a finire prima o poi. Non è dato sapere se con o senza preavviso, ma è nell’ordine delle cose che debba accadere. Succederà proprio nell’edizione 2019? La risposta non è necessariamente negativa, ma certo ora come ora non sussistono elementi sufficienti per spodestare il maiorchino dal trono dei favoriti. Di sicuro non ci sarà da aspettare troppo per conoscere il verdetto. Il Rolex Montecarlo Masters è infatti pronto a spalancare i battenti: venerdì alle 18:30 è previsto il sorteggio del tabellone, domenica i primi match.

DOMINIC SEMBRA PRONTO, MA A MONACO… – Se le paturnie con coach Bresnik non si riveleranno troppo distraenti per il giocatore austriaco, questa sembra la stagione ideale per arrivare (almeno) tra gli ultimi quattro. L’austriaco non ci è ancora mai riuscito qui a Montecarlo: si è fermato due volte agli ottavi e una ai quarti, lo scorso anno, arato senza pietà proprio da Nadal. Questione di sensazioni, magari del periodo in cui il torneo si disputa, o più probabilmente Thiem riesce a esprimere un gioco più performante su campi in terra leggermente più veloci quali possono essere quelli di Roma e soprattutto Madrid. È anche vero però che si facevano discorsi simili anche in relazione alle sue prestazioni sul cemento e alla fine il primo ‘1000’ Thiem l’ha vinto proprio lì.

COSA STA COVANDO NOLE? – Tutti si aspettavano che Novak Djokovic avrebbe fatto un sol boccone se non dell’intero Sunshine Double, almeno di una delle sue metà. Invece ha giocato maluccio sia a Indian Wells (prestazione arrendevole contro Kohlschreiber) che a Miami (fuori contro la sua “bestia nera” del 2019, Bautista Agut), rimanendo ben lontano dalle fasi finali di entrambi i tornei. “Forse troppe cose al di fuori del tennis mi hanno distratto” ha detto congedandosi dall’Hard Rock Stadium, senza però apparire troppo preoccupato. Sovrapponendo queste prestazioni a quelle praticamente perfette dell’Australian Open si potrebbe osare una considerazione: se fosse proprio la terra battuta, in questo momento, l’obiettivo principale del numero uno del mondo?

Una seconda vittoria al Roland Garros gli garantirebbe una posizione unica nella storia del tennis, poiché diventerebbe il primo giocatore a vincere due volte tutti e quattro gli Slam (in Era Open). Qualcosa che si fa fatica a razionalizzare, figurarsi farlo sul campo. Posto che non esistono dubbi rispetto alla priorità di Djokovic, che è quella di vincere quanti più Major possibili di qui al ritiro (gli altri tornei e la classifica diventeranno traguardi collaterali, se non lo sono già), appare chiaro che al primo posto nella sua testa c’è Parigi. Arrivarci vincendo uno dei tre 1000 di preparazione, magari riuscendo a battere proprio Nadal, sarebbe un ideale biglietto da visita da presentare ai cancelli di Port d’Auteil. A Montecarlo il serbo ci vive e si allena, conosce ogni angolo del Country Club a memoria; non serve aggiungere altro. Alla favoletta del Nole appagato, in questo momento, tendiamo a non credere.

LINEA VERDE – In attesa di scoprire se Felix Auger-Aliassime accederà direttamente al tabellone principale (è fuori di un solo posto al momento, ma potrebbe ricevere una wild card; l’organizzazione deve ancora annunciarle tutte), gli under 23 sui quali ci sentiamo di riporre maggiore fiducia sono Stefanos Tsitsipas e Borna Coric. Tra i russi sicuramente Khachanov si fa preferire a Medvedev, che dovrà puntare a limitare i danni sul rosso, mentre sarà interessante capire se Shapovalov ha effettivamente compiuto dei progressi sotto il profilo della consistenza.

GLI ALTRI – Marin Cilic e soprattutto Stan Wawrinka possono essere pericolosissimi, sebbene tendano anche loro a conservare le cartucce migliori per gli Slam. Tutto il contrario di Zverev, che però quest’anno non ha brillato neanche altrove e si prepara ad affrontare la fase di stagione nella quale difende la maggior parte dei suoi punti. Fallire significherebbe ridimensionarsi, quantomeno in termini di classifica. Da lui ci si attende una reazione già a Montecarlo. Così come è lecito attendersi segnali di risveglio dai tennisti italiani, piuttosto sonnecchianti sul veloce ad eccezione di qualche colpo battuto da Cecchinato e Seppi a gennaio e da Berrettini a febbraio (semifinale a Sofia). Persuasi che possa non essere una cattiva idea togliere pressione dalle spalle di un Fognini oggettivamente molto negativo in questo 2019, in Cecchinato si può e si deve credere.

Entry list aggiornata di Montecarlo