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IL TECNICO ANDREA ROTILI: “Sentirsi parte di una famiglia”
Sono arrivato alla Giro Volley 4 anni fa.
Sono già passati 4 anni, ma a me sembra ieri che durante gli allenamenti pomeridiani dei mini volley mi sentivo bene, felice, contento. Ricordo di aver capito dov’ero, ricordo di aver capito cosa volevo fare, cosa volevo trasmettere, quali obiettivi volevo raggiungere, quale crescita volessi avere. Quei pomeriggi in cui alla Sinopoli il via vai di persone ti fa sorridere e ti trasferisce di nuovo la carica per affrontare i tanti allenamenti durante la giornata, quei pomeriggi in cui la domanda “Andrea, vuoi un caffè??” ti fa sentire parte di un qualcosa molto più grande, di un qualcosa di sangue, di sudore, di passione, una famiglia.
Rimasi sbalordito da tutto ciò che mi circondava, lo guardavo con occhi sognanti camminando in punta di piedi, cercando di entrare con rispetto e delicatezza in quella realtà che mi ha colpito da subito.
Sapevo che volevo crescere, sapevo che sarei cresciuto. Quell’estate, prima di iniziare, mi chiesero di entrare a far parte dello staff della serie D e della prima divisione come secondo allenatore, non ci pensai due volte.
Andrea insieme a Patrizia mi ha preso, mi ha trasferito le sue idee, ha creduto in me, si è fidato di me e io già sapevo che lo avrei seguito in tutto, che sarei cresciuto grazie a lui, che grazie a lui sarei riuscito a fare cose importanti. Mi impressionò il talento di Andrea, la bravura nella comunicazione, la ricerca continua del migliorarsi giorno dopo giorno, i risultati ottenuti e i miglioramenti. Lui mi ha aiutato in tutto, lui è una di quelle persone che mi ha dato modo di essere ciò che sono oggi.
L’anno seguente sono diventato l’allenatore della Prima Divisione Maschile. Un gruppo di talento, un gruppo che mangia pane e pallavolo, un gruppo che sa cosa vuol dire lottare per un obiettivo tutti insieme, un gruppo coeso, che si sacrifica, formato da ragazzi meravigliosi che ho nel cuore. In questi anni siamo sempre andati vicini ai play off, quest’anno era il momento di andarci a prendere tutto, tutto!
Un campionato in cui abbiamo perso solo le prime due partite, un campionato difficile, intenso, sudato. Un calendario complicato, a livello fisico e psicologico. Una crescita costante, forte, umana, mentale, tecnica e tattica.
Erano sempre tutti lì i miei ragazzi, tutti in palestra, tutti insieme, sempre presenti, sempre più consapevoli. Ieri, dopo tre anni, abbiamo affrontato la nostra partita più difficile, ma anche quella con più significati dentro.
Ultima giornata, scontro diretto, noi primi, loro secondi, un punto di differenza, chi vince va in Serie D.
Solo la vittoria, solo la vittoria.
Ho visto gli occhi luccicanti dei miei ragazzi ieri prima della partita. Gli occhi dei miei ragazzi è una di quelle cose che ricorderò anche quando avrò 90 anni. Dentro di loro c’era tutto, tutto. Ragazzi più piccoli degli altri stavano li, cresciuti, degli uomini, con lo sguardo concentrato che riusciva a trasformarsi in un sorriso disteso. Uomini, atleti, la differenza d’età non c’era più, non c’è mai stata, eravamo e siamo sempre stati SQUADRA.
Li ho capito, li ho capito che ce l’avremmo fatta. Che dopo una partita al cardiopalma che non poteva che finire al tie break, nell’ultima rotazione il Capitano avrebbe scaricato tutta la sua forza su quel pallone che ci avrebbe fatto esultare e urlare la nostra contentezza e gioia.
La palestra piena, l’invasione di campo alla fine, l’emozione, tifosi piccoli e grandi a fare il tifo, ragazzi e genitori dei ragazzi della società presenti, persone che conosci solo di vista ma che tifano per tutti noi!
Il significato è lì, è tutto lì. È l’apice, è un unica grande famiglia unita in ogni situazione si presenti.
Ieri è stata una giornata meravigliosa, intensa, commovente, emozionante, piena di significati. Il merito è loro, dei miei ragazzi, e devo ringraziarli per questi anni, per la loro dedizione, per la loro maturità, per essere speciali, per avermi raccontato come sono, per avermi dato la possibilità di conoscerli e allenarli, per me è un onore.
Grazie a Patrizia, che mi ha portato alla Giro, che c’è sempre per qualsiasi cosa, per avermi responsabilizzato, per avermi fatto crescere, per avermi sgridato, per avermi dato lei per prima questa opportunità. Grazie a chi in questi anni c’è sempre stato, che mi ha dato un consiglio per crescere, che ha lavorato a stretto contatto con me e che mi ha aiutato in questo percorso. Grazie ai ragazzi che in questi anni hanno smesso di giocare per cause di forza maggiore ma che ci hanno aiutato ad essere dove eravamo ieri e dove siamo ora e che ieri erano li, a tifare a squarciagola. Grazie a Franco, che ogni volta che mi abbraccia con quegli occhi mi fa emozionare anche a giorni di distanza solo a ripensarci. Grazie alla Giro Volley, che ogni giorno della mia vita mi insegna e mi insegnerà sempre qualcosa.
Sono sempre stato una persona emotiva, empatica. In questi anni ho avuto la conferma che un sorriso o un ‘grazie’ da parte dei miei ragazzi o da parte dei genitori è la mia soddisfazione, il mio sorriso e questo vale più di mille parole.
“La vittoria è per i gruppi speciali formati da persone speciali”
Ufficio Stampa