Thiem finalmente saggio: “Il corpo ha bisogno di riposo. Va ascoltato o se lo prende da solo”
È un Thiem molto soddisfatto quello che ci viene restituito dalla prima semifinale vinta in un 1000 sul cemento. Come lo scorso anno, quindi, la finale del “cosiddetto” quinto Slam si giocherà tra Roger Federer e un giocatore che non fa parte dei “Fab 3”.
Malgrado non si fosse presentato all’evento californiano con grandissime aspettative – “Non sono arrivato in grande condizione qui, né fisicamente né come morale”, del resto il suo inizio di 2019 e’ stato abbastanza complicato, anche nella sua amata terra rossa, semifinale a Buones Aires letteralmente buttata via con Swartzmann e primo turno a Rio – è riuscito comunque nel corso del torneo a trovare il tennis e la fiducia dei giorni migliori.
“Non è troppo veloce qui, ed è più simile alla terra rossa” ha sottolineato l’austriaco; la superficie ha agevolato l’adattamento, così come probabilmente le uscite premature sul rosso sudamericano gli hanno procurato qualche giorno di riposo in più che si è rivelato provvidenziale. In proposito, c’è un passaggio molto interessante nella conferenza post-gara: “Quando giochi molto in stagione, arrivi alla fine con molte partite sulle gambe”. Cita anche Cilic, che dopo le Finals di Londra ha giocato la finale di Davis e anche lui non sembra ancora aver trovato smalto e vigore in questo 2019. “Il corpo ha bisogno di riposo e va ascoltato perché altrimenti se lo prende da solo. Questo è quello che mi è successo in Australia, dove mi sono ammalato nonostante un ottima preparazione invernale, e in un certo senso in Sudamerica dove stavo bene ma non ero molto allenato”.
L’uscita prematura di Rio de Janeiro può però spiegare solo per metà le buone prestazioni ad Indian Wells. C’è, ovviamente, dell’altro. Un paio di anni fa avevamo evidenziato le problematiche sul veloce (outdoor e indoor) del talento di Wiener Neustadt, e qualcosa è sicuramente cambiato. Di prestazioni di livello ne abbiamo viste negli ultimi mesi, su tutti il quarto di finale epico dell’US Open 2018 contro Nadal, ma anche qualche progresso tecnico. Piedi più vicini alla linea di fondo, più aggressività in risposta (contro Raonic ha vinto il 44% dei punti in risposta sulla seconda) e un servizio più consistente, già naturalmente baciato dalla dote di un ottimo kick.
Proprio il servizio, secondo Dominic, si è rivelato fondamentale nella vittoria contro Raonic. “Milos serve in maniera incredibile, sapevo che il match si sarebbe giocato su pochi punti e che avrei probabilmente dovuto giocare almeno un tie-break. Oltre a dover essere poco falloso, era fondamentale tenere il servizio, ci sono riuscito servendo una percentuale molto alta di prime palle e concedendo una sola palla break nel game finale”.
Ha fatto la differenza anche la discreta disinvoltura con cui Thiem si è adattato allo Stadium 1 dopo aver giocato tanti match combattuti sullo Stadium 2, considerando che il suo quarto di finale contro Monfils – programmato sul centrale – non si è disputato a causa ritiro del francese. “Aver avuto la possibilità di allenarmici un po’ dopo il match annullato contro Gael è stato molto utile, perché lo stadio è molto più grande e la prospettiva differente, me lo ricordavo dagli anni precedenti”.
Quanto alla finale, che lo vedrà opposto a Federer, Thiem crede di avere delle chance anche se riconosce che sarà difficilissimo: “Ho delle brutte statistiche nelle finali 1000, ma spero di poter arrivare al mio primo titolo”. Interrogato sulla possibilità che Roger possa essere stato favorito dal ritiro di Nadal, evidenzia in maniera piuttosto netta: ”Avrebbe potuto esserlo in uno Slam con incontri 3 set su 5, ma 24 ore piene di recupero per gente in forma come noi sono più che sufficienti”.
In qualche modo, e come è giusto che sia, Thiem ci crede. Malgrado sappia che gli scontri diretti (2-2 in totale) sul cemento (Brisbane 2016 e Londra 2108) parlano esclusivamente svizzero. Anzi, proprio lo status di sfavorito potrebbe concedergli qualche chance psicologica in più. ”Sono arrivato qui in condizioni non buone sia dal punto di vista fisico che mentale, però i 12 giorni di preparazione antecedente al torneo che ho fatto mi hanno ripagato immediatamente” racconta Dominic, che ormai è sicuro di poter essere competitivo fuori dall’amata terra battuta: “È la mia casa, ci sono cresciuto ed è la mia superficie preferita, ma sento di essere un giocatore competitivo ovunque. Ho un titolo sull’erba e due sul cemento, di cui uno indoor”.
Insomma nella serata italiana (non prima delle 23:30) scopriremo se la fiducia e i miglioramenti innegabili dell’austriaco sul veloce saranno tali da consentirgli di fare match pari contro il ‘centenario’ Federer, già pronto per sollevare il 101esimo trofeo. Lo svizzero andrà inoltre a caccia del sesto sigillo a Indian Wells per staccare Novak Djokovic, fermo a quota 5. A Thiem l’arduo compito di provare a bissare l’impresa di del Potro, che dodici mesi fa sconfisse Federer in finale annullando anche tre match point.
Gianluca Santori