La prima finale di Felix Auger-Aliassime: più predestinato o fortunato?
Felix Auger-Aliassime, che battendo in un paio d’ore di gioco Pablo Cuevas si è qualificato per finale dell’ATP 500 di Rio de Janeiro, diventerà tra poche ore il primo tennista (di sesso maschile) nato nel 2000 a disputare una finale. Con i suoi diciotto anni e sei mesi sarà anche il più giovane finalista da quando, nel 2009, è stata istituita questa categoria di tornei, oltre che il più giovane a giocare una finale dal febbraio 2016, quando Taylor Fritz (18 anni e 3 mesi) venne sconfitto da Nishikori a Memphis. Dovesse battere Djere, il suo avversario in finale, Auger-Aliassime diventerebbe il ‘titolato più giovane’ degli ultimi dieci anni.
Quando i record di precocità consentono di andare indietro di qualche anno, o addirittura di confrontare le gesta delle nuove leve con quelle dei migliori tennisti dell’epoca attuale, si è tentati di aderire pienamente alla narrazione del predestinato. Ancor più nel caso del diciottenne canadese, che condivide la data di nascita con un certo Federer ed è per questo costretto a subire attenzioni supplementari dai devoti alla cabala. Gli stessi che non hanno mancato di far notare, prontissimi, come lo stesso Federer avesse raggiunto la prima finale in carriera praticamente alla stessa età di Auger-Aliassime: era il 13 febbraio del 2000 e lo svizzero aveva soltanto undici giorni in meno di quanti ne avrà Felix stasera quando veniva sconfitto dal connazionale Rosset nella finale del torneo di Marsiglia.
Coincidenze, magari anche curiose, ma pur sempre coincidenze. Enunciarle è giusto, contestualizzarle lo è ancora di più. Per questo, più che magnificare oltre misura il risultato comunque ragguardevole raggiunto dal giovane Felix, appare utile analizzare la sua settimana per identificare dove si trova il confine tra i suoi meriti e le circostanze che ne hanno favorito l’exploit.
Il canadese, entrato in tabellone con una wild card, ha battuto nell’ordine i numeri 16 (Fognini), 91 (Garin), 66 (Munar) e 63 (Cuevas) del mondo e contenderà il titolo al numero 90 (Djere). Tutti tennisti che lo precedono in classifica – ancora per qualche ora in realtà, a parte Fognini – e giocano sulla terra meglio di quanto giochino altrove, ma non certo gli ostacoli che ci si attenderebbe di dover superare per arrivare in fondo a un ATP 500. Qualche dubbio sulla qualità del torneo lo avevamo sollevato già prima che cominciasse, riscontrando omologie piuttosto marcate con il precedente torneo di Buenos Aires, di categoria inferiore, nel quale erano stati protagonisti praticamente gli stessi giocatori. Defilatisi uno dopo l’altro i favoriti, da Thiem fino a Cecchinato e Schwartzman – bravo in questo senso Auger-Aliassime a sconfiggere nettamente un Fognini in impercettibile ripresa – il torneo si è trasformato in una ghiottissima occasione per tutti gli altri. E il canadese l’ha sfruttata alla grande, più e meglio di quanto fu in grado di fare il diciottenne Casper Ruud due anni fa, sempre qui a Rio, arresosi in semifinale a Carreno Busta.
FELIX, GIOCATORE MODERNO – Con che tipo di tennis Auger-Aliassime vi sia riuscito, e con quale piglio, è l’altro aspetto che vale la pena di analizzare. Felix è prevalentemente un fondocampista, colpisce piuttosto bene di dritto e di rovescio e può contare su una prima di servizio abbastanza strutturata. Lo è meno la seconda, ma questo handicap è piuttosto naturale prima dei vent’anni e non desta particolari preoccupazioni. Il canadese ha un’impronta di gioco offensiva, prende in mano l’iniziativa appena può e gioca attivamente per vincere il punto, senza attendere l’errore avversario. La mano è ancora un po’ grezza – anche se gli abbiamo visto giocare qualche buona palla corta, specie di rovescio – e il rapporto col gioco di volo è ancora da costruire: l’ultimo match point fallito con Cuevas prima di quello trasformato, uno smash molto maldestro spedito in rete, è lì a dimostrarlo.
La struttura fisica (191 centimetri) e il lavoro di rinforzo atletico a cui si è sottoposto negli ultimi mesi gli permettono però di poter contare su una fase difensiva già apprezzabile, ulteriormente impreziosita dal carattere combattivo e dall’attitudine estremamente positiva. Attacca prevalentemente con il dritto ma contrattacca discretamente anche con il rovescio, ed è questa la doppia base sulla quale costruisce il suo impianto di gioco semplice ma votato all’esplosività. In definitiva, Auger-Aliassime ha buone, forse ottime credenziali per diventare un giocatore moderno di livello.
Se questo livello potrà diventare ottimo o addirittura eccezionale lo dirà il tempo, unica risorsa che sicuramente al momento non gli manca. Viene quindi da pensare che l’esito della finale che lo vedrà opposto a Laslo Djere, avvantaggiato dal non aver disputato la semifinale – Bedene si è ritirato prima dell’incontro – sia anche piuttosto ininfluente. Aiuterà forse a capire qualcosa in più della sua tenuta nervosa, per quanto possa essere indicativa nel caso di un ragazzo che non compirà diciannove anni prima di agosto. Di sicuro, e questo non può che essere positivo dopo il preoccupante ritiro dallo scorso US Open per l’episodio di aritmia cardiaca, il fisico di Felix Auger-Aliassime questa settimana ha risposto alla grande. Quando a diciott’anni hai carattere, una buona tenuta atletica e colpi ben impostati, hai tutto il diritto a godere di un pizzico di fortuna per firmare la tua settimana migliore. E sognare in grande.
Risultati:
[WC] F. Auger-Aliassime b. P. Cuevas 6-3 3-6 6-3
L. Djere b. A. Bedene W/O