[VIDEO] IL 2018 DEL RUGBY ITALIANO VISTO DAL PRESIDENTE FIR ALFREDO GAVAZZI

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Roma –
Un’intervista a 360°, al giro di boa del proprio secondo mandato alla guida della Federazione Italiana Rugby e, soprattutto, a conclusione del 2018: il Presidente federale Alfredo Gavazzi ha toccato molteplici aspetti del rugby italiano, dalla finanza alla formazione, dalle sfide che hanno visto protagonisti e che aspettano gli Azzurri di Conor O’Shea allo sviluppo del rugby femminile, che ha visto l’Italdonne salire al settimo posto del ranking.

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Presidente, l’anno che si conclude è coinciso con l’approvazione di un consuntivo tornato in attivo, quanto è centrale nelle strategie FIR la ricostituzione del patrimonio netto?
E’ un dovere morale, un dovere nei confronti non solo di chi oggi opera per FIR, ma soprattutto per chi verrà dopo. Il 2018, in questo senso, ha portato buoni riscontri che ci permettono di guardare con fiducia al futuro. Un bilancio sano è e rimane prioritario”.

Sotto il profilo della copertura televisiva, il 2018 ha registrato alcune novità significative per il movimento:Penso si sia lavorato bene in tal senso negli ultimi anni. DAZN è entrata con vigore nel mondo dello sport italiano, garantendo continuità e un accordo triennale per le due franchigie di PRO14. DMAX si è confermata un partner affidabile ed un punto di riferimento per i fans della Nazionale. La scelta di puntare sui nostri canali social per il TOP12 è coerente con il lavoro di sviluppo della comunicazione di FIR che abbiamo intrapreso in questi anni”.

Dal punto di vista sportivo, le franchigie sono state protagoniste di una buona prima parte di stagione:La partecipazione al Guinness PRO14 è strategica per lo sviluppo del nostro rugby d’elite, così come la collaborazione tra franchigie e Nazionale che, negli ultimi due anni, ha registrato un allineamento che non posso che valutare positivamente e che ha dato e darà riscontri per l’Italia”.

La Nazionale rimane un asset centrale per il movimento nazionale. Che 2018 è stato per gli Azzurri dal suo punto di vista?
“Nel 6 Nazioni, eccezion fatta per la gara contro la Scozia, abbiamo faticato. Nel tour giapponese la vittoria nel secondo test è stata confortante. Nei Cattolica Test Match è arrivata una vittoria con la Georgia ed una prestazione alla pari contro l’Australia. Contro gli All Blacks la differenza è stata evidente. Più di quanto pensassi, se devo essere onesto, ma forse la gara non è stata affrontata al meglio”.

L’Under 20, però, si è confermata all’ottavo posto mondiale come nel 2017. E’ un segnale di consolidamento del percorso formativo che ritiene importante?
L’ottavo posto del 2017 e quello di quest’anno sono molto diversi, per come sono maturati, ma di certo confermano come il nostro processo formativo possa ritenersi efficace. A mio avviso, quando le risorse lo permetteranno, dovremo arrivare ad avere una seconda Accademia U20 e portare a cinque i Centri di Formazione Permanente U18, ripristinando una struttura nel Sud del Paese dove non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno”.

L’Italdonne ha vinto a Cardiff chiudendo quarta il Torneo e in novembre ha travolto la Scozia e il Sudafrica confermandosi la settima forza del ranking.
Complimenti al settore tecnico ed allo staff per il lavoro svolto. A livello elite, con il rugby femminile il gap di storia e tradizione con i nostri principali competitor è sensibilmente ridotto rispetto al rugby maschile d’elite e questo si traduce nel nostro posizionamento internazionale. Non possiamo fermarci, il settore femminile deve svilupparsi: quest’anno abbiamo organizzato due test autunnali per le Azzurre, diverrà un appuntamento fisso. Presto presenteremo il nostro nuovo percorso di sviluppo del settore, il Consiglio Federale lo ha approvato nell’ultima riunione del 2018”.

Il 2019 è l’anno della Rugby World Cup maschile. Cosa si augura e cosa augura al movimento italiano per l’anno che sta per iniziare?
Di vincere quanto più possibile, ad ogni livello. Non sarà facile, ma la vittoria è sempre il miglior augurio che uno sportivo possa farsi, no?”.