La gaffe di Panatta che fa arrabbiare il Cagliari (Sisti), Aniene, sono facce da poker Bolelli e Quinzi (Pellegrini)

Rassegna a cura di Daniele Flavi


La gaffe di Panatta che fa arrabbiare il Cagliari

Enrico Sisti, la repubblica del 10.12.2018

L’aria è così pesante che per l’ossigeno sarebbe meglio rivolgersi alla marmitta di un Tir. Ci mancava solo che a “Quelli che il calcio” Adriano Panatta definisse Sau, il tamburino sardo dell’ultimo nanosecondo disponibile, «…quel sorcio nero»: «Ha offeso Marco e tutti i sardi, Panatta campione solo quando giocava», ha scritto il Cagliari Calcio che minaccia conseguenze legali. Le parole più gettonate a Trigoria sono vergogna e cambiamento. Rimontati in 11 contro 9: «La pazienza ha un limite». Si dicono certi i tifosi mentre i responsabili della sceneggiatura, dirigenti, staff, giocatori, temono sia vero. Dalla sua distanza siderale il Trump giallorosso sgancia tweet sul disonore e la Roma finisce in ritiro come dopo Bologna. Erano tornati da Cagliari fra quattro tifosi immusoniti (quattro di numero). Nella notte la svolta: «Si resta a Trigoria». Decisione avallata da Pallotta. Il calcio è presenza assidua e quando la si spaccia per regola l’assenza diventa colpa o comodità. Ed è questo forse il vero problema della Roma, da anni: il manico mancante. Alla Roma non c’è chi protegge il sistema dai suoi stessi guasti. Forse Totti potrebbe. In futuro però. Non ora. Intanto tutti sentono che la spinta di Di Francesco s’è esaurita. Eppure nessuno osa ipotizzare un passaggio di consegne. Totti e Monchi sono rimasti gli unici a difendere il tecnico. Più degli altri Totti fiuta l’inganno: la “scossa all’ambiente” è tipica delle piccole. Quanto è piccola la Roma? E poi per mettersi nelle mani di chi? Qui Montella ha un passato burrascoso, Sousa non ha storia sufficiente. Si dice, si sa. E Conte resta una chimera. La Roma è come Nerone: ha bruciato di tutto. Persino gente come Capello, che è scappato di notte. Se pure arrivasse, Conte determinerebbe un terribile intasamento: vorrebbe fare il manager all’inglese e a quel punto farebbe sparire le attuali gerarchie. Nell’ansia dell’uomo forte, di forte Conte assicura solo le illusioni. La Roma non ha obiettivi. Andrà a Plzen per scongiurare il collasso emotivo, aspettando di conoscere la sua avversaria agli ottavi. Con DiFra infilzato nello spiedo di una rosticceria esclusiva. A sgocciolare tristezza mista a rabbia.

 

Aniene, sono facce da poker Bolelli e Quinzi

Emiliano Pellegrini, il corriere dello sport del 10.12.2018

Il Circolo Tennis Aniene si è confermato campione italiano a squadre (quarto titolo assoluto in nove anni). Sul parquet del PalaTagliate, anche ieri gremito di spettatori, non solo delle squadre in campo, i ragazzi di Stefano Cobolli hanno superato per 4 a 0 i “cugini’ del Circolo Tennis Parioli Di fatto Berrettini e soci non hanno perso un set. I quattro singolari infatti sono stati vinti sempre per due set a zero. Sabato il primo punto per l’Aniene lo aveva portato a casa Jacopo Berrettini, che aveva regolato Federico Cobolli per 7-5 6-3, il secondo il fratello Matteo con un netto 6-2 6-3 nei confronti di Thomas Fabbiano. Ieri nell’ultima giornata sono arrivati gli altri punti: prima con Gianluigi Quinzi, che ha vinto 7-6 6-4 su Pietro Rondoni, infine con Simone Bolelli, che ha battuto Mirian Zekic per 6-3 6-4. Risultato finale, dunque, Aniene-Parioli 4-0. Al termine c’è stata la premiazione, con tutto il gruppo dei campioni bis d’Italia in mezzo al campo a ricevere gli applausi di tutto il Palatagliate. Con loro anche il presidente Massimo Fabbricini. PAROLA Al CAPITANI. Cobolli è il capitano dell’Aniene (da notare che suo figlio Flavio gioca nel Parioli!). «Non è mai facile ripetersi i ragazzi sono stati bravi contro un avversario che ha fatto di tutto per metterli in difficoltà. Non ho alcuna difficoltà a riconoscere che i nostri “cugini’ hanno compiuto notevoli progressi Complimenti anche a loro». In realtà, è apparso fin troppo netto il divario tecnico tra le due squadre. «È vero, ma il merito è tutto dei ragazzi, che durante tutto l’anno si allenano con grande professionalità». Dal canto suo Riccardo Grassi, capitano del Parioli, ha dichiarato: «Per noi è già stato un successo arrivare per la seconda volta consecutiva in finale (il Parioli non vince lo scudetto dal 1942 – ndr). Affrontare una squadra come quella dell’Aniene non può che dare gli stimoli giusti per migliorare. Il nostro obiettivo è quello di far crescere i giovani. Sapevamo che sarebbe servita una impresa riuscire a scucire dal petto lo scudetto all’Aniene. I ragazzi ci hanno provato». 0 set persi dal CC Aniene nella seconda finale consecutiva in Al contro il TC Parioli: percorso netto nei quattro singolari per i fratelli Berrettini, Quinzi e Bolelli.

PAROLA Al GIOCATORI – Bolelli ha firmato il 4-0 che ha chiuso la finale: «Abbiamo giocato veramente alla grande in questi due giorni: prima Jacopo e Matteo, poi io e Gianluigi. Un 4-0 che poteva anche essere preventivabile ma che comunque non è stato semplice ottenere sul campo. I Io giocato molto bene in campionato, soprattutto in semifinale contro il Park Genova. Ormai sono quasi dieci anni che sono con l’Aniene ed è un po’ la mia famiglia. Sto lavorando bene in previsione del 2019: partirò dopo Natale per giocare il primo torneo ATP a Pune, in India, poi le qualificazioni degli Australian Open a Melbourne e la Coppa Davis, se mi convocheranno…». L’altro punto-scudetto in precedenza era stato ottenuto da Quinzi: «Ho iniziato un po’ contratto perché le condizioni qui erano particolari, con campo molto veloce. Rondoni peraltro non ha mai mollato e non pensavo che servisse così bene: io non ho giocato benissimo ma alla fine ho portato il punto a casa. Un giudizio sul mio 2018? Sono felice ovviamente per il best ranking ma se devo essere sincero credo che avrei potuto fare ancora di più e ho qualche rimpianto»