Davis Cup, World Team Cup, Laver Cup. Il circuito maschile rischia l’implosione?
Mentre l’ultimo Slam dell’anno giungeva alle sue fasi clou, sempre a New York si stvaa giocando una partita fondamentale per il futuro del tennis maschile. Il giornale francese L’Équipe ha rivelato che dietro le quinte degli US Open si sono tenute riunioni top secret tra l’ATP, l’ITF e il gruppo Kosmos del calciatore Gerard Piquè. L’argomento principale ovviamente ruota attorno alla nuova Coppa Davis, nata dal voto di Orlando del 16 agosto e soprattutto sulla sua collocazione nel calendario. I giocatori infatti non vedono di buon occhio il fatto di giocare a novembre, più precisamente il giorno successivo alle ATP Finals. Come è facilmente comprensibile, Piquè ha tutto l’interesse nel cercare di accontentare i giocatori più forti e far sì che le fasi finali si giochino nel periodo dell’anno più adatto. Il calciatore spagnolo infatti sembra che stia spingendo in questi giorni proprio per far disputare la fase finale della Coppa Davis a settembre, sancendo però in questo modo la morte dei tornei ATP di Metz e San Pietroburgo.
A questo punto entra in gioco proprio l’ATP. A Wimbledon è infatti nata in accordo con Tennis Australia la World Team Cup, il cui inizio è previsto per il gennaio del 2020. La competizione era stata fortemente voluta dagli stessi giocatori, ma il voto di Orlando del 16 agosto sembra aver cambiato le carte in tavola. Attualmente i tennisti potrebbero patteggiare con Piquè (convinti ovviamente dai suoi soldi), che si sta aggrappando alla data di settembre in modo che i più forti combattano a suo favore. Lo scoop più grande che rivela L’Équipe è che in caso di vittoria del gruppo Kosmos, la World Team Cup scomparirebbe vista l’impossibilità di avere due gare simili con così poco intervallo. Senza inoltre dimenticare la Laver Cup, anch’essa in programma a settembre.
Giocano quindi un ruolo fondamentale proprio i tennisti che sollecitati dall’ex giocatore Justin Gimelstob (rappresentante dei giocatori nel Consiglio dell’ATP) vorrebbero ampliare sempre di più i ricavi che negli ultimi 3 anni sono aumentati del 14%. Tuttavia questa ambizione sbatte con la realtà dei fatti. I tornei Masters 1000 hanno commissionato la “PricewaterhouseCooper” (un network che fornisce servizi di revisione di bilancio) che ha affermato il calo dell’economia del tennis. Per tutta risposta i giocatori non vogliono credere a questi dati, continuando nel loro intento di incrementare i loro guadagni. È proprio con questi presupposti che si potrebbe andare a delineare quella che L’Équipe ha definito la soluzione Armageddon. Lo scorso anno, la Laver Cup (voluta fortemente da Roger Federer) ha dato una violenta spallata alla tradizione del gioco, seguita poi da quella ancora più forte inflitta dal gruppo Kosmos di Piquè con la nuova Coppa Davis. Se gli Slam appaiono tra di loro poco inclini a contrattare, totalmente diversa è la situazione dei Masters 1000. Essi, ad eccezione dei ricchi tornei di Indian Wells e Shanghai (che la crisi non sembra spaventare) potrebbero decidere di iniziare un loro circuito d’élite, insieme a qualche torneo 500, agli Slam e alla Davis. Questo circuito sarebbe controllato da Kosmos, oppure venduto al miglior offerente, che garantirebbe un aumento dei ricavi sostanziale proprio ai giocatori.
Nonostante lo scenario apocalittico (o suggestivo, dipende dai punti di vista), l’articolo dell’Équipe conclude affermando in ogni caso le poche possibilità ad oggi della realizzazione della soluzione Armageddon.