Djokovic: “La svolta dopo Cecchinato. Federer e Nadal per andare oltre i limiti”
Novak Djokovic scrive ancora la storia del tennis eguagliando il record del suo idolo d’infanzia, Pete Sampras. Il serbo sale dunque a quota 14 slam; gliene mancano tre per raggiungere Rafa Nadal (17), 6 per salire ai 20 di Roger Federer. Con lo score di 6-3 7-6(4) 6-3, domina in finale un generosissimo Juan-Martin del Potro che, però, nulla può contro il tennis perfetto e da play station di RoboNole, tornato ai suoi massimi livelli. Le dichiarazioni di Novak Djokovic ai giornalisti, nella consueta conferenza stampa post match.
Se consideriamo tutto quello che hai attraversato quest’anno e la vittoria degli ultimi due slam, è giusto dire che assapori questo titolo ancora di più rispetto al passato?
Sì. Non mi sento di paragonare le altre stagioni perché la mia vita ha avuto degli alti e bassi negli ultimi due anni con molti avvenimenti e cambiamenti: sono diventato padre due volte, sono stato lontano dal tour per sei mesi, ho avuto un’operazione chirurgica, tante cose diverse. Se in febbraio mi aveste detto che avrei vinto Wimbledon, gli US Open e Cincinnati, sarebbe stato difficile crederci. Ma, allo stesso tempo, c’è sempre stata una parte di me che credeva e sperava potessi tornare molto presto ai livelli desiderati. Onestamente, dopo l’operazione di febbraio, mi aspettavo di tornare rapidamente ad alti livelli e invece mi ci sono voluti tre o quattro mesi. In quel periodo di transizione, ho imparato molte cose su di me, ho imparato ad essere paziente. Allo stesso tempo, la vita mi ha mostrato che ci vuole tempo per fare bene certe cose, che è necessario concentrarsi su noi stessi e trovare il giusto equilibrio. Gli ultimi due mesi sono stati straordinari.
Cosa significa per te eguagliare Pete Sampras? Cosa pensi del fatto di esserti avvicinato a Roger e Nadal?
La storia dello sport è molto importante, la rispetto. Studio lo sport, come tutti gli altri. Pete Sampras è una delle più grandi leggende di sempre. Era il mio idolo quando ero bambino. La prima cosa relativa al tennis che vidi in TV fu il suo primo o secondo titolo a Wimbledon ed è così che decisi di cominciare a praticare questo sport. Significa moltissimo per me ora averlo eguagliato; è incredibile quando ci penso, è un sogno che diventa realtà.
Puoi dirci qualcosa a proposito di te, Rafa e Roger, questa generazione che sale sempre con i numeri. Cosa vi rende speciali?
Se avessi parlato di questo 10 anni fa, non avrei detto di essere felice di appartenere all’era di Nadal e Federer. Ora lo sono, davvero. La rivalità con questi ragazzi, i match contro Federer e Nadal, hanno fatto di me il giocatore che sono adesso. Ho grande rispetto per quello che hanno realizzato ma anche per i campioni che sono diventati, il modello che incarnano fuori dal campo. Penso che ognuno di noi abbia spinto l’altro oltre il limite. Ho dovuto migliorare e sviluppare il mio gioco per essere in grado di affrontarli e cominciare a vincere contro di loro.
Ci sono stati momenti in cui avevi molta fiducia in te stesso, altri in cui non ne avevi abbastanza. Hai perso 6 match dei primi 12. Cosa pensavi in quel momento e, adesso, che hai vinto due slam? Se vinci due slam all’anno, quando avrai 37 anni, potresti averne 20 come Federer
Beh, il tuo connazionale Cecchinato, ha fatto sì che mi rendessi conto di molte cose dopo aver perso contro di lui al Roland Garros. Ero molto molto deluso della mia performance di quel giorno. Avevo cominciato a giocare bene a Roma, ho disputato altri ottimi match al Roland Garros e poi sentivo che stavo un po’ calando. Naturalmente gli va riconosciuto che ha disputato un torneo fantastico. Sentivo che ero così vicino al livello desiderato ma che avevo sbagliato quel match. Ho dovuto staccare un po’ e sono andato a fare trekking con mia moglie per cinque giorni nelle montagne francesi. Eravamo soli e vedevamo le cose da un’altra prospettiva. Da quel momento, il tennis è stato diverso per me. In termini di risultati, ho fatto la finale al Queen’s, ho vinto Wimbledon, Cincinnati e gli US Open. Credo che faremo ancora trekking molto presto (sorride).
Quali erano i tuoi pensieri in montagna?
Ricordo di un momento particolare, quando siamo arrivati in cima. Eravamo molto in alto. Abbiamo raggiunto la vetta dopo tre ore. È merito di mia moglie. Fantastica. È così in forma. È incredibile come sia riuscita a gestire bene la salita fino alla cima. Ci siamo seduti e abbiamo ammirato il mondo da un’altra prospettiva, per respirare e trovare nuova ispirazione, nuova motivazione. Ho pensato al tennis, alle emozioni che esso provoca in me. Fu molto positivo, avevo la sensazione di respirare di nuovo questo sport.
Che montagna era?
Il monte Victoire. Se lo volete sapere, ha ispirato molti celebri pittori del Rinascimento [se Djokovic si riferisce alla Sainte-Victoire, è la montagna che ha ispirato i quadri del pittore impressionista Paul Cezanne]. Ve la consiglio assolutamente. Potranno accadere grandi cose nella vostra vita (sorride).
Steve Simon ha dichiarato che, secondo lui, gli uomini e le donne non sono trattati allo stesso modo dagli arbitri durante i match. Pensi abbia ragione?
Non lo so. Lo sento ora per la prima volta. Non capisco cosa glielo faccia affermare.
Ciò che ha detto Serena l’altra sera è che gli arbitri non penalizzano gli uomini se li chiamano ladri…
Prima di tutto, adoro Serena. Mi è dispiaciuto per lei. È stata dura anche per l’arbitro e dobbiamo cercare di avere empatia nei suoi confronti. Tutti erano in una posizione difficile, con tante emozioni. Serena piangeva, Naomi piangeva, era davvero molto molto difficile. Ma personalmente penso che forse il giudice di sedia non avrebbe dovuto spingere Serena al limite, specialmente in una finale del Grande Slam. Forse ha cambiato – senza forse, ma ha cambiato il corso del match. Per me non era necessario. Abbiamo tutti le nostre emozioni, specialmente quando stai lottando per un trofeo dello Slam. Ma non penso sia il momento né il luogo per entrare in altri argomenti. Non la penso come Steve Simon. No davvero. Penso che gli uomini e le donne vengano trattati a seconda delle situazioni. È difficile generalizzare le situazioni e non vedo l’utilità di dibattere su questo. Penso, come ha detto Serena nella cerimonia di premiazione, che Osaka meritava di avere il suo momento. E per Serena, lei sa che le voglio bene. È davvero un’ispirazione per tutti. Vedere la sua dedizione e impegno è fonte d’ispirazione per me e per molti altri giocatori, uomini e donne, in tutto il mondo.