US Open: Serena ingiocabile, trentunesima finale
da New York, il nostro inviato
[17]S.Williams b. [19]A.Sevastova 6-3 6-0
In prima serata, sotto il tetto chiuso dell’Arthur Ashe Stadium, a causa dei temporali che si stanno scatenendo su Flushing Meadows, Serena Williams si gioca la sua 36esima semifinale Slam (trentasei, fa paura solo scriverlo, di cui trenta vinte), la nona consecutiva qui, contro Anastasija Sevastova, che arriva tra le prime quattro in un Major per la prima volta. Ovviamente, la ventottenne lettone numero 18 WTA, che ha fatto un torneo memorabile, dovrà fare i conti con l’emozione, l’importanza della posta in palio, e soprattutto con la grande avversaria. Non ci sono precedenti fra le due.
SERENA SCHACCIASASSI – Come le era già successo l’altro ieri nei quarti contro Pliskova, Serena parte un po’ “diesel”, commette molti errori gratuiti, perde la battuta, e si trova sotto 2-0 in avvio di primo set. Anastasija gioca bene, ha tanta mano questa ragazza, da apprezzare, oltre alla solidità dei fondamentali, una bella propensione alle variazioni con il taglio sotto la palla, lo slice di rovescio le fila davvero incisivo, ed è in grado di produrre palle corte illeggibili. Chissà se si sarà studiata, prima, la semifinale del 2015, in cui Roberta Vincì fece letteralmente ammattire Williams a furia di rasoiate dal lato sinistro. La reazione di Serena, però, non si fa attendere, salgono i giri del motore, iniziano a piovere botte con dritto, rovescio e servizio. Immediata la rimonta, tre game di fila con controbreak e applausi scroscianti del pubblico, qui la statunitense è davvero a casa sua. Un drittone diagonale dà a Serena un secondo break, e il vantaggio di 4-2. Per quanto possa essere aprezzabile il tennis vario e di tocco di Sevastova, se di là hai una a cui la palla va a 30 all’ora in più, è difficile costruire gioco e spostare l’avversaria. In un attimo siamo 5-2, con una striscia di 5 game consecutivi preoccupante per Anastasija. Il 6-3 arriva poco dopo, sono passati 39 minuti, non è una brutta partita, ma c’è una visibile differenza di livello in campo per adesso. 16 vincenti, 13 errori Serena, 7 vincenti e 9 errori Anastasija. Un dato curioso, che può dare un’idea di quanto soffra in termini di potenza la lettone, è che la velocità media (media!) dei servizi di Serena è 172 kmh, esattamente quanto la prima palla più veloce in assoluto scagliata da Sevastova.
A furia di mazzate Williams prende rapidamente il largo nel secondo set, 5-0 poco più di venti minuti, il massimo che concede è un momento di distrazione nel quarto game quando va sotto 0-30 sul suo servizio sbagliando un attacco e commettendo un doppio fallo, non cè più match. Anche Venus, in tribuna, applaude contenta la sorella. Anastasija non riesce nemmeno a entrare negli scambi, figurarsi trovere tagli efficaci o angoli che possano limitare la sparatoria a cui viene sottoposta. Serena tiene a 15 l’ultimo game, chiudendo con un dritto in un’ora e 6 minuti, 26 punti a 12 nel set conclusivo, dopo i primi due game della partita un parziale di 12 a 1, poco altro da dire, una supremazia schiacciante. Giocherà sabato la finale Slam numero 31, la seconda da che è mamma, contro una tra Madison Keys e Naomi Osaka, nei precedenti è in vantaggio per 3-0 con Madison, sotto 1-0 (Miami quest’anno) con Naomi.
“Ho giocato sempre meglio dopo i primi due game, amo questo pubblico che viene qui a vedermi, e voglio dare sempre ilo mio meglio. Ho lavorato molto sul mio gioco a rete, ma ho vinto diversi titoli in doppio, e quindi so come fare le volée. Capitano volte in cui vado a rete solo a stringere la mano, volevo provare qualcosa di diverso. Dopo aver avuto mia figlia trovo sempre incredibile riuscire a essere in quest palcoscenici, ce la metterò tutta in finale, sarebbe bellissimo farcela“, racconta raggiante Serena a fine match.