Roger Federer non è finito, io la penso così
Tutto il mondo web si interroga, con l’abituale brutalità del giorno d’oggi quando non si rispetta ormai più nessuno, neppure le leggende: ma Roger Federer è finito? Sono certo che molti giornalisti siano stati invitati dai loro direttori a trattare questo tema. E i direttori, quando mettono il naso in qualcosa che non conoscono, di solito combinano guai, perché tendono a influenzare il comportamento e la scrittura dello specialista che ne sa più di loro… ma li teme. Spesso il giornalista – o perché è troppo giovane e non se la sente di affermare un’idea diversa o perché è molto anziano e non ha più voglia di combattere ma pensa dentro di sé… e chissenefrega – diventa preda del suo “capo”, perché non ha voglia di discutere, di farsi magari un nemico in casa.
Calma e gesso, dico io. Sono sicuramente brutti segnali il matchpoint non trasformato con Anderson a Wimbledon nei quarti, i due setpoint con Millman nel secondo set, l’altro setpoint nel terzo, il 4-2 del quarto. È solo un problema di respirazione che Roger faticava ad attivare nell’umidissima sera che ha visto la sua fronte imperlarsi di sudore dopo pochi minuti e la sua maglietta fradicia come non s’era mai vista, oppure un problema di nervi o, infine, un problema di anni?
Premesso che i media vanno matti per questo tipo di interrogativi e spesso li affrontano senza il minimo pudore, perché lo stesso media un mese prima è capace di sostenere una cosa e un mese dopo l’esatto contrario, durante la prima settimana di Wimbledon Federer era un SuperUomo, un Marziano, dopo la seconda un atleta in declino che non sapeva più trasformare a favore le circostanze favorevoli, la mia risposta è netta: no, non lo è. Ma a 37 anni gli alti e bassi ci stanno. E prima o poi i nodi vengono al pettine. Se sia già il momento oppure no nessuno può saperlo. Io dico soltanto che non potrà che essere un processo graduale, a meno che lui si senta un giorno sull’orlo della pensione, magari addirittura annunci il suo canto del cigno come fece Stefan Edberg all’inizio del 1996. Lo svedese nell’ultimo anno di carriera ottenne ancora grandi exploit, ma anche clamorose figuracce. Perché se le cose si mettevano male, aveva in genere meno determinazione nel cercare di rovesciare una situazione più o meno compromessa.
Federer ha sfidato gli anni e la logica del tennis. Ora certamente, dopo averlo visto commettere 77 gratuiti ed essere apparso chiaramente molto più lento nel cercare la palla per giocare i suoi formidabili dritti, troppo propenso a giocare le smorzate per uscire dallo scambio e soprattutto a battere così male con pervicacia consistenza, lo riscopriamo più… umano. Ma le condizioni erano troppo estreme per costituire un test attendibile a favore della tesi del suo repentino declino.
Vincerà ancora, tranquilli, lo stuolo dei fans federeriani sparsi nel mondo non si preoccupino. Forse qualcuno ha già dimenticato che nei primi tre turni non aveva perso nemmeno un set? Ha dimenticato anche che 9 mesi fa aveva vinto l’Australian Open, che a Indian Wells si era fermato soltanto davanti a del Potro in finale – ma non aveva forse perso da del Potro 9 anni fa qui all’US Open? Era già finito allora? – e ha dimenticato che aveva vinto i tornei di Rotterdam e Stoccarda e che a Wimbledon, ok, si era arreso a Anderson ma soltanto 13-11 al quinto e dopo aver avuto un matchpoint? Si può ragionevolmente sostenere che un giocatore che ha questi risultati sia prossimo alla fine perché ha perso una partita che avrebbe dovuto vincere – e se va avanti due set a zero la porta a casa in un balletto – o che ha perso in condizioni oggettivamente particolari, quasi irripetibili? Tanto particolari che ho sentito John Isner dire con fare assai sorpreso (e condiviso anche da altri colleghi che hanno osservato la stessa anomalia): “Non avevo mai visto Roger Federer sudare, ieri era madido dopo pochissimo”.
Allora la risposta su “Federer finito” per me è priva di ogni dubbio. Non lo è. Chi risponde in modo diverso fa delle speculazioni per attirare attenzione. Se poi uno pone la domanda in altro modo e chiede: “Federer a 37 anni è migliore del Federer di 10 anni fa, o anche solo di qualche anno fa e può vincere ancora degli Slam?”, la risposta è diversa e meno netta. Prima di tutto perché, banalmente, dipende anche dagli altri, non solo da lui. È dipeso (più o meno) dagli altri anche in passato, non solo oggi. Il miglior Nadal gli ha tolto sulla terra un bel bottino di Slam, il miglior Djokovic glieli ha tolti ovunque. Ma lui è riuscito ugualmente a farsene tanti, più di tutti, 20. Due della “OldGen”, Djokovic e Nadal, sono sempre sul pezzo, affamati di Slam come e più di prima. Quelli della NextGen non sembrano invece ancora troppo pronti, se si pensa che il loro leader è Sascha Zverev e negli Slam per ora ha avuto un percorso fallimentare, ma o lui o qualcun altro prima o poi ce la farà a conquistarne uno o più. Ma se non ce la facessero ancora nel 2019… beh le chances di Roger di conquistare lo Slam n.21 e magari il n.22, ovviamente crescerebbero. Anche perché gli stessi Djokovic e Nadal non sono mica bambini. Nessuno glielo augura, sia chiaro, ma basta un piccolo infortunio al ginocchio dell’uno o al polso dell’altro, e al momento si apre un corridoio nel quale quelli che si possono infilare con buone probabilità di successo finale (del Potro? Thiem? Cilic?) sono pochini. Quindi anche Federer, perché no?
Magari non raggiungerà lo Slam n.21, di certo non sarà più il dominatore assoluto del tennis come è stato in certi anni, ma per un po’ di tempo Roger sarà ancora un grande protagonista. Che poi lui ammetta dopo una sconfitta di avvertire di essere in calo e in progressivo declino… beh quello non me l’aspetto proprio. Anche se, per la verità quando lui ha perso una partita lo ha quasi sempre imputato più a se stesso, a una giornata no, che alla qualità di un avversario in grande giornata. I fans di Federer mi contestino pure, ma ho conosciuto… miglior perdenti di Roger. Forse miglior attori eh… diverse volte ad esempio ho avuto la sensazione che Djokovic fosse perfino troppo bravo e sportivo nel riconoscere i meriti di chi l’aveva battuto, quasi da non crederci. Nadal mi sembra di solito abbastanza onesto, in maniera più equilibrata, non esagera alla Djokovic rischiando di apparire poco credibile, ma non è quasi mai così apertamente irritato come può esserlo il Federer che si precipita in sala stampa un quarto d’ora dopo una sconfitta.
Vorrei però prevenire eventuali (sicure?) obiezioni da parte dei tifosi di tifosi di questo o quello, avvertendovi: a me capita di presenziare mediamente a una ventina di interviste di ciascuno di loro ogni anno (dacchè sono apparsi sulla scena mondiale), quindi ne ho viste tante ma certo non tutte, quindi ci saranno state – e ci sono anche state in mia presenza – tante occasioni in cui Roger ha accettato una sconfitta con il sorriso sulla labbra, Novak non ha riconosciuto i meriti dell’avversario, Rafa è stato scorbutico e spiacevole dopo una sconfitta che lo aveva particolarmente irritato. Io ho scritto come mediamente li ho visti, ma poi nessuna giornata è uguale a un’altra, nessuna sconfitta viene presa allo stesso modo. Tutto ciò premesso quel che Roger ha detto l’altra sera invece è più che plausibile, a me non sa di scusa insomma. “L’età non c’entra, c’entra che non riuscivo a respirare… dacchè c’è il tetto è tutto peggiorato!” ha assicurato Roger. I campioni sono sempre anche testardi. Non lo fossero stati non sarebbero diventati quel che sono diventati.