US Open: incredibile Millman, fuori Federer! Cilic stende Goffin
J. Millman b. [2] R. Federer 3-6 7-5 76(7) 7-6(3) (da New York, Ferruccio Roberti)
CLAMOROSO A FLUSHING MEADOWS – Sembrava impossibile e invece è successo: John Millman, 55 ATP, sulla carta non poteva rappresentare per Federer un banco di prova davvero impegnativo. Il 29enne australiano, mai vincente contro un top 10, aveva tolto un set allo svizzero a gennaio 2015, nel secondo turno di Brisbane, ma la differenza di valori in campo e le statistiche – che vedevano agli US Open sempre vincente Roger contro tennisti non nella top 50 nelle quaranta volte che li aveva affrontati- sembravano scongiurare possibilità di sorpresa.
Invece, il Federer brillante visto contro Kyrgios ha lasciato il passo a uno estremamente falloso (77 gratuiti, 65 vincenti, per Millman 47 vincenti e soli 28 errori, un partitone dell’australiano), lento negli spostamenti, goffo nei momenti importanti col rovescio e con percentuali mediocri al servizio (49% di prime, 48% di punti vinti con la seconda, ben 10 doppi falli).
Non vanno nemmeno nascosti i meriti di Millman, capace di correre dopo tre ore e mezza su ogni palla come se il match fosse iniziato da pochi minuti, sempre bravo tatticamente e con una predisposizione agonistica eccellente, che gli hanno fatto superare anche il timore reverenziale verso un mito come Federer, cosi come verso i 23000 dell’Ashe, tutti uniti a sostenere sonoramente lo svizzero.
Serata nuovamente molto calda e umida, ma da sold- out sull’Arthur Ashe, tra le cui tribune vengono come al solito inquadrati i vip la cui presenza emoziona il pubblico. Tra di essi, l’ex presidente USA Bill Clinton, l’attrice Sophie Turner (Game offline Thrones), l’ex campione di basket (5 titoli) e ora allenatore dei Golden state Warriors (altri tre campionati NBA vinti in tale veste),Steve Kerr.
Il primo set viene deciso nei game iniziali: Roger annulla con un ace una palla break per Millman nel gioco iniziale, poi però allunga sul 2-0 giocando una gran accelerazione di dritto sulla palla break. L’allungo si rivela decisivo, sebbene Federer abbia palle per andare sul 4-0 prima e sul 5-1 poi. Tuttavia lo svizzero non gioca bene come sa: ha una percentuale di prime inferiore al cinquanta per cento e chiude il parziale, dopo 32 minuti di partita, con quindici vincenti, ma anche altrettanti errori gratuiti.
Millman, autore dell’eliminazione del nostro numero 1 Fognini, gioca come contro Fabio: si muove benissimo nel campo, non cerca vincenti, ma lotta su ogni palla, provando a rimandare colpi sempre profondi e angolati. Non è certamente dotato di un talento cristallino, ma gioca un tennis percentuale capace di mettere in risalto le giornate negative del proprio avversario. In carriera non ha mai sconfitto un top 10, quest’anno non ha fatto meglio di una finale (a Budapest) e un quarto (a Eastbourne) e in entrambi i casi è stato fermato dal nostro Cecchinato, tuttavia, in partite come quelle in cui non ha nulla da perdere, un agonista come lui si esalta ed è quello che accade sull’ Arthur Ashe.
Le avvisaglie che qualcosa per lo svizzero non stia andando per il verso giusto si hanno già ad inizio del secondo parziale: nel corso del secondo gioco, durato 24 punti, Roger deve annullare ben sette palle break. Tuttavia, nei minuti successivi quelle appena vissute appaiono solo falsi allarmi:/0 nel terzo è bravo a sua volta a non far convertire a Roger due a suo favore, ma quando nel quinto gioco Federer strappa servizio all’australiano, la partita sembra ormai ipotecata.
Dopo i rischi corsi nel secondo gioco, il cinque volte campione del torneo, non fa mai arrivare ai vantaggi il suo avversario: così, quando si arriva sul 5-4 40-15 a suo favore, il set sembra arrivato a concludere la sua durata. Accade invece l’imponderabile, con Roger che subisce statico due belle risposte di Millman, sbaglia volee e conclude la frittata con un esiziale doppio fallo. Roger è sotto choc per il set riapertosi e paga il conto due game dopo: sul 30 pari si fa sorprendere da un gran passante di un Millman oramai in fiducia. Sul set point a sfavore, Federer non riesce ad evitare di mandare lungo il rovescio, portando dopo nemmeno 100 minuti di partita in equilibrio il conteggio dei set.
Il terzo parziale inizia con una palla break, non convertita, per Federer nel gioco iniziale: è l’unico momento da riportare di un set nel quale si arriva al tie-break senza sussulti ulteriori, con appena un gioco per parte, dopo quello iniziale, arrivato ai vantaggi. Dopo due ore e mezza di partita esatte, si arriva cosi a un delicatissimo tie-break: Roger va avanti 3-1, si fa rimontare, ma si ritrova comunque sul 6-5. In questo frangente, su una seconda debole di Millman, centrale e tirata a 160 kmh, lo svizzero affossa in rete goffamente la risposta. Con un bel dritto lungolinea, Federer annulla il primo set point sul 7-6 a sfavore, ma, quando Millman ha una seconda chance, pensa male di mandare dritto in corridoio e consegnare così il set all’australiano di Brisbane.
È mezzanotte passata quando inizia il quarto parziale: lo stadio si è parzialmente svuotato, la cappa di umidità, invece, sembra aumentata. Si arriva al sesto gioco, quando l’Arthur Ashe esulta con tutte le forze rimastegli per il break operato da Federer, con Millman che affossa in rete il dritto sulla palla break. L’australiano però è giustamente deciso a non avere rimpianti in quella che è l’occasione per svoltare una carriera sin qui da onesto comprimario e rimonta, grazie a colpi che non gli si conoscevano, ma anche alla complicità di Federer, che nel settimo gioco restituisce il break, con una serie di ingenuità che inevitabilmente riequilibrano il set. Si arriva nuovamente al tie-break, giocato pessimamente dallo svizzero che non ne ha più e fa due doppi falli consecutivi nel momento decisivo, lanciando Millman sul 4-1 e servizio. Il successo arriva pochi punti dopo, dopo 3 ore e 35 minuti di una partita in molte fasi non belle, ma comunque appassionante.
Quando termina il match, si assiste a una scena surreale: John ottiene una vittoria che lo lancia nella storia di questo sport, ma non esulta, quasi mortificato di aver deluso il mondo del tennis. Complimenti a Millman, tornato nel circuito l’anno scorso dopo un difficile intervento all’inguine: probabilmente nemmeno lui avrebbe in quel momento immaginato di vivere una serata come questa. Affronterà Djokovic ai quarti, un precedente in favore del serbo, al Queens sull’erba quest’anno (6-2 6-1).
[7] M. Cilic b. [10] D. Goffin 7-6(6) 6-2 6-4 (da New York, Bruno Apicella)
CILIC SI SENTE A CASA – Marin Cilic inizia male il match. Soffre un set ma riesce a superare, in tre set, David Goffin (n. 10 ATP) e accede così ai quarti di finale degli Us Open 2018. Nel prossimo match il croato affronterà Kei Nishikori (n. 19 ATP): proprio il giapponese era stato l’avversario battuto dall’attuale numero 7 del mondo nel suo primo e unico trionfo slam (i precedenti tra Cilic e Nishikori sono di 8 a 6 in favore del giapponese).
Un Cilic molto falloso ha concesso in apertura di match il primo break dell’incontro. Il pubblico rumoreggia sul Louis Armostrong e fatica a trovare posto prima dell’inizio della partita. Mentre per Cilic forse la stanchezza delle quattro ore di partita dopo la bellissima vittoria in rimonta control’australiano Alex de Minaur hanno iniziato a pesare. E se il croato sin da subito commesso diversi errori, Goffin, ha provato ad essere il più solido possibile imponendo il suo tennis lineare ed efficace. Il belga, infatti, ha disegnato il campo sfruttando i lungolinea e cercando di muovere l’avversario. Cilic, non appena lo scambio tendeva ad allungarsi, commetteva subito un gratuito. In risposta il vincitore degli Us Open 2014 non è riuscito ad incidere continuando a sbagliare in lunghezza, e Goffin è sembrato dominare per lunga parte del parziale. Proprio nel momento in cui il belga si è trovato a servire per chiudere il primo set, il croato, ha alzato il livello del suo tennis, forzando i colpi e prendendosi i suoi rischi. Goffin non è riuscito a dare continuità al suo gioco lineare e il primo parziale è stato deciso dal tie break. È stato a questo punto che Cilic ha ritrovato l’incisività del dritto che era mancata all’inizio del match. Nonostante qualche errore di troppo il croato, approfittando anche delle incertezze di Goffin, ha portato a casa il tie break chiudendolo per 8 punti a 6.
Break e contro break hanno aperto il secondo set; è stato il croato, però, il primo a tentare l’allungo: Cilic, rispetto al primo set, è stato più continuo e ha migliorato anche la quantità di punti ottenuti con la prima di servizio. Grazie ad una posizione più aggressiva in campo è stato capace di comandare lo scambio con il dritto e avere meno difficoltà rispetto ai game precedenti riuscendo a diminuire il numero dei gratuiti. La solidità del numero 10 del mondo è venuta meno e Cilic si è portato sul 5 a 2 avendo l’occasione di servire per chiudere anche il secondo parziale. Goffin ha avuto due occasioni per riaprire il set ma non è stato in grado di sfruttarle anche perché, grazie al servizio, il croato è uscito fuori dal momento di difficoltà e ha chiuso per 6 game a 2.
Avanti due set Cilic ha potuto giocare in fiducia e, grazie alla pesantezza del suo dritto, ha potuto incidere da fondo campo e ottenere il break decisivo. Grazie al vantaggio conquistato Cilic si è trovato a servire per i quarti di finale: solo dopo aver annullato l’ultima palla break del match ha potuto chiudere l’incontro e accedere al turno successivo.
Risultati:
[7] M. Cilic b. [10] D. Goffin 7-6(6) 6-2 6-4
[21] K. Nishikori b. P. Kohlschreiber 6-3 6-2 7-5
[6] N. Djokovic b. J. Sousa 6-3 6-4 6-3
J. Millman b. [2] R. Federer 3-6 7-5 76(7) 7-6(3)