US Open, day 1: parole, parole, parole
Dalla nostra inviata a New York
Simona Halep: “Il mio allenatore dopo la sconfitta di oggi mi ha semplicemente abbracciata e mi ha detto che tutto va bene.”
Jack Sock: “Al termine della partita ho scrollato le spalle per far capire al mio team che la scimmia non era più sulla mia schiena. Per un periodo mi sono sentito come se avessi King Kong sulle spalle.”
Milos Raonic: “New York è una città che offre moltissimo, ma richiede anche molte energie. Se ti fai coinvolgere troppo possono essere due settimane davvero dure.”
Garbine Muguruza: “Nel tempo libero qui a New York guardo molti film e serie TV. Ascolto la musica. Mi tengo occupata. Alloggio davanti a un parco così quando esco posso passeggiare in un posto tranquillo, non certo sulla Quinta Strada!”
Kaia Kanepi: “Adoro essere a New York. Amo la città, amo l’atmosfera del torneo. Amo anche il clima: caldo e umido.”
Stan Wawrinka: “Ho sempre amato vedere giocare i top player, soprattutto uno contro l’altro, soprattutto in finale!”
Andy Murray: “Oggi per la prima volta negli ultimi 14 mesi ho giocato 4 set consecutivi!”
Sloane Stephens: “Mi piace fermarmi a firmare autografi e fare foto con i fans, soprattutto se sono bambini. Il problema delle foto è che spesso i genitori non sanno usare il telefono e tutto si complica. Quando però ci sono i ragazzi tra gli 8 e i 15 anni sono prontissimi. È semplicemente, ok selfie. Tu sorridi. È tutto molto facile.”
Venus Williams: “Non so quale siano i commenti della Federazione francese tennis sull’outfit di Serena, ma io penso che fosse assolutamente favoloso!”