Stessa finale, stesso esito: dopo un anno Atlanta è ancora di Isner
[1] J. Isner b. [8] R. Harrison 5-7 6-3 6-4
Ad Atlanta sembra che il tempo si sia fermato, è passato esattamente un anno ma i contendenti al titolo sono sempre John Isner e Ryan Harrison. Nei dodici mesi trascorsi le loro carriere hanno avuto evoluzioni diverse. Per Harrison l’intenzione era di riuscire a confermare quelle doti che lo avevano fatto debuttare nel tennis professionistico a solo quindici anni e migliorare il best ranking di 40 ATP raggiunto nel 2017, Isner invece era chiamato ad affermarsi in un torneo importante (Master 1000 o Slam) per convincersi che l’essere ormai da anni a ridosso delle primissime posizioni, anche in mancanza di un titolo di prestigio, era semplicemente una questione di sfortuna.
Il bilancio è sicuramente positivo per ‘Long John’: la tanto desiderata vittoria è arrivata a Miami seguita poi da una serie di buone prestazioni culminate con la recente semifinale di Wimbledon, mentre invece Ryan ha deluso le aspettative a causa di una serie di infortuni che ne hanno condizionato le prestazioni in questo 2018. Con queste premesse il giocatore con la maggior motivazione non può che essere Harrison, ma dall’altra parte della rete c’è uno dei giocatori più in forma del momento che ha fatto della motivazione e della grinta elementi cardine del proprio tennis. La vittoria al terzo set di John Isner ribadisce ancora una volta l’ottima qualità del suo gioco sulle superfici veloci ed è un ulteriore suggello a quella che senza dubbio è la sua miglior stagione, ma allo stesso tempo conferma i segnali di ripresa di Harrison in vista dell’ultima parte dell’anno che culminerà nello Slam di casa; aver disputato il torneo senza problemi fisici, eliminando peraltro due teste di serie, non potrà che essere un’iniezione di fiducia per il futuro.
La giornata è soleggiata e calda in Georgia quando i giocatori cominciano il loro match. Ovviamente a farla da padrone è il servizio; entrambi i contendenti sono in grado di sfruttare al massimo questo fondamentale per imporre il proprio gioco al rivale. Nel primo set tutto fila via tranquillo fino all’undicesimo gioco, quando arriva la prima palla break dell’incontro che, abbastanza inaspettatamente, è a vantaggio di Harrison. Il giocatore allenato dal nostro Davide Sanguinetti riesce a trasformare il punto decisivo e nel game successivo serve con precisione senza concedere nulla all’avversario: il primo set è suo.
A questo punto comincia a nascere qualche dubbio sulle condizioni fisiche di Isner, che appare sempre più claudicante e provato, mentre Harrison continua a giocare alla grande sulle ali dell’entusiasmo, continuando a mettere pressione su Long John che comincia a commettere troppi errori gratuiti e si trova a fronteggiare tre palle break nel terzo gioco che potrebbero risultare determinanti; il suo avversario sta concedendo davvero poco al servizio. Ma come si sente spesso ripetere, il campione esce fuori nei momenti difficili: Isner riesce con mestiere e determinazione a rintuzzare l’attacco e mantenere il proprio turno in battuta, Harrison evidentemente accusa il colpo tanto che nel sesto gioco è lui a concedere la prima palla break del match. Isner spinge al massimo e riesce a portarsi in vantaggio, tiene agevolmente i successivi servizi e si aggiudica il secondo set. Da qui in avanti si comincia a percepire come l’inerzia dell’incontro stia spostandosi in favore del giocatore del North Carolina, infatti già al primo gioco del terzo set arriva il break che risulterà decisivo. Harrison non si arrende e ottiene due palle break nel settimo gioco che però non riesce a trasformare per la solidità del suo avversario in battuta e dopo due ore ed un minuto di gioco John Isner riesce a conquistare la sua quinta vittoria nel torneo ATP 250 di Atlanta, la seconda consecutiva.
Il BB&T Atlanta Open è senza dubbio il torneo di casa per Isner, che in generale fa segnare una spiccata preferenza per i tornei statunitensi: delle quattordici affermazioni a livello ATP soltanto due (entrambe ad Auckland, nel 2010 e nel 2014) sono arrivate in terra straniera. Con l’incombere del trittico Toronto-Cincinnati-Flushing Meadows le sue prospettive restano più che rosee, soprattutto in riferimento al 1000 statunitense che l’ha già visto finalista nel 2013. In classifica Isner consolida la nona posizione, anche se l’attacco di un Djokovic privo di punti da difendere – e distante appena 135 lunghezze – appare molto pericoloso; allo stesso tempo sono colmabili i 175 punti che lo separano dall’ottava posizione di Thiem, che non si appresta certo a cominciare lo scorcio di stagione a lui più favorevole. Forse in quest’ottica la scelta di disputare anche il torneo di Washington, che lo vedrà in campo questa settimana: John esordirà contro Youzhny o Rubin al secondo turno.
Andrea Franchino